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Economia Circolare

Economia circolare, cosa dice il rapporto al Parlamento europeo

Secondo Bruxelles, l’economia circolare permetterebbe di ridurre le emissioni inquinanti, stimolando la crescita economica e creando nuove opportunità di lavoro

La settimana scorsa è stato presentato al Parlamento europeo un rapporto sul nuovo Piano d’azione sull’economia circolare, adottato dalla Commissione lo scorso marzo e presentato come uno dei principali elementi costitutivi del Green Deal, il grande piano che si prefigge di rafforzare e rendere più sostenibile l’economia europea.

L’ECONOMIA CIRCOLARE AL CENTRO DEI PNRR

Secondo la Commissione, l’economia circolare giocherà un ruolo cruciale per l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050. E dovrà pertanto essere messa al centro dei vari piani nazionali di ripresa e resilienza elaborati dagli stati membri dell’Unione.

CATANIA: OPPORTUNITÀ UNICA E STORICA

Relativamente al PNRR italiano, il consigliere per la politica industriale del ministero dello Sviluppo economico, Elio Catania, aveva parlato dell’economia circolare come di “un’opportunità unica e storica. Avevamo chiesto di più come risorse, ma nel bilanciamento sono stati allocati 6 miliardi. Sta a noi spenderli bene. Sottolineo l’aspetto delle imprese: stiamo parlando di un ridisegno complessivo dei processi produttivi”.

COSA PREVEDE IL NUOVO PIANO D’AZIONE

Come ricordato dal rapporto del 28 gennaio, mentre il primo Piano d’azione sull’economia circolare del 2015 si focalizzava sulla riciclabilità dei prodotti, il nuovo si concentra piuttosto sulle misure per prevenire la creazione di rifiuti. “Il benchmark fissato dal governo nederlandese per ridurre l’uso delle risorse del 50% entro il 2030 potrebbe essere un’ispirazione per l’Unione europea”, si legge nel rapporto.

LE EMISSIONI E I POSTI DI LAVORO

Il documento ricorda come attualmente la produzione dei materiali “che utilizziamo tutti i giorni” sia responsabile del 45 per cento delle emissioni europee. Un’economia circolare non permetterebbe però soltanto di ridurre “drasticamente” queste emissioni, ma stimolerebbe la crescita economica e creerebbe nuove opportunità di lavoro “di cui l’Europa ha bisogno per la sua ripresa”.

Stando alle stime presentate nel rapporto, il nuovo Piano d’azione sull’economia circolare – anche riassunto in CEAP 2.0, da Circular Economy Action Plan – potrebbe creare 700.000 posti di lavoro nell’intera Unione europea entro il 2030 e permettere una crescita del PIL comunitario dello 0,5 per cento. Ad oggi risultano circa 4 milioni di posti di lavoro nell’Unione collegati all’economia circolare.

SCIENZA E STRATEGIA INDUSTRIALE

La trasformazione dell’economia in senso circolare, tuttavia – precisa il rapporto –, deve essere basata su “valutazioni appropriate, al fine di permettere la creazione di politiche fondate su basi scientifiche”. L’approccio deve poi essere “olistico”: i principi di circolarità e di sostenibilità, cioè, devono essere garantiti in tutte le fasi della catena del valore.

Un processo di produzione circolare “dovrebbe essere al cuore della strategia industriale dell’Unione europea ed è un fattore chiave nella transizione verso una base industriale competitiva e neutrale dal punto di vista climatico”. Gli investimenti non dovrebbero concentrarsi solo sul prodotto finale, ma dovrebbero dirigersi anche verso i prodotti semi-finiti. E dovrebbero anche dirigersi verso nuove tecnologie, anche digitali, che favoriscano il riciclo, accrescano la qualità dei prodotti riciclati e permettano il monitoraggio delle risorse.

I sette settori individuati dalla Commissione come quelli maggiormente cruciali in un contesto di economia circolare sono l’elettronica e l’ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione); le batterie e i veicoli; gli imballaggi; le plastiche; il tessile; l’edilizia; l’acqua e gli alimenti.

I RIFIUTI

Il rapporto parla poi di rifiuti. Per il 2035 l’Europa dovrà raggiungere il target di riciclo del 65 per cento per i rifiuti urbani, con un massimo del 10 per cento per quanto riguarda lo smaltimento in discarica. Nel documento si invita l’Unione a fissare degli obiettivi di prevenzione dei rifiuti e ad abbandonare lo smaltimento in discarica “laddove siano presenti tecniche alternative e sostenibile di gestione dei rifiuti”.

Il rapporto, infine, ricorda la necessità di implementare gli ultimi emendamenti alla Convenzione di Basilea relativi al commercio dei rifiuti di materie plastiche. E propone alle industrie di impegnarsi in iniziative di compensazione dei rifiuti “per garantire il flusso di materie seconde”.

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