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Nuova Direttiva Ue Sugli Edifici

Dal 2030 tutti i nuovi edifici Ue saranno a emissioni zero

Resa nota la modifica della direttiva proposta e approvata oggi dal Consiglio europeo, arrivano nuove scadenze anche per le strutture esistenti

L’Unione europea stringe la morsa in favore dell’efficientamento energetico. Mentre i ministri dell’Energia discutono a Lussemburgo sul tetto dinamico al gas per dare seguito a quanto approvato dai leader dei ventisette governi comunitari giovedì scorso, ecco le regole per gli edifici del futuro e per modernizzare quelli esistenti. Obiettivo: rendere tutte le strutture a zero emissioni.

CAMBIA LA DIRETTIVA UE: EDIFICI NUOVI NET ZERO DAL 2030, QUELLI PUBBLICI DAL 2028

“Il Consiglio ha raggiunto oggi un accordo (approccio generale) su una proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici. Gli obiettivi principali della revisione sono che tutti i nuovi edifici dovrebbero essere edifici a emissioni zero entro il 2030 e che gli edifici esistenti dovrebbero essere trasformati in edifici a emissioni zero entro il 2050“.

Con queste parole, una nota ufficiale del Consiglio europeo conferma le nuove scadenze per l’efficientamento energetico. “Saranno possibili eccezioni per alcuni edifici, tra cui edifici storici, luoghi di culto ed edifici utilizzati per scopi di difesa”, specifica il documento.

direttiva ue, stretta per i nuovi edifici

COSA VARIA PER GLI EDIFICI ESISTENTI

Per quanto riguarda le strutture già in piedi, invece, “gli Stati membri hanno convenuto di introdurre standard minimi di prestazione energetica che corrisponderebbero alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per m2 all’anno. Lo scopo è innescare ristrutturazioni e portare a un graduale eliminazione degli edifici con i peggiori prestazioni e a un continuo miglioramento del patrimonio edilizio nazionale”.

Per gli edifici non residenziali, invece, “gli Stati membri hanno convenuto di fissare soglie massime di prestazione energetica, in base all’uso di energia primaria. Una prima soglia traglierebbe una linea al di sotto dell’uso di energia primaria del 15% degli edifici non residenziali più performanti in uno Stato membro. Una seconda soglia sarebbe fissata al di sotto del 25%”. Di più: entro il 2030 dovranno essere pari ad una quota inferiore al 15%, da far restare sotto il 25% nel 2034. Quote, specica il documento, che sono state decise “in base al consumo energetico del patrimonio edilizio nazionale il 1° gennaio 2020 e potrebbero essere differenziate tra le diverse categorie di edifici”.

LA TRAIETTORIA NAZIONALE

A livello nazionale, l’adeguamento che spetterà agli edifici esistenti “corrisponderebbe alla diminuzione del consumo medio di energia primaria nell’intero stock di edifici residenziali nel periodo dal 2025 al 2050 con due punti di controllo per mantenere lo stock dei risultati degli Stati membri. Ciò garantirebbe che il consumo medio di energia primaria dell’intero patrimonio edilizio residenziale sia almeno equivalente” al livello della classe D al 2033 e al 2040 per un “valore determinato a livello nazionale derivato da una graduale diminuzione del consumo medio di energia primaria dal 2033 al 2050 in linea con la trasformazione dello stock di edifici residenziali in un patrimonio edilizio a emissioni zero”.

DUE NUOVE CATEGORIE PER LE PRESTAZIONI ENERGETICHE

Come si legge ancora dal documento, “gli Stati membri hanno convenuto di aggiungere una nuova categoria “A0” ai certificati di prestazione energetica che corrisponderebbero agli edifici a emissioni zero. Inoltre, gli Stati membri saranno in grado di aggiungere una nuova categoria “A+” corrispondente agli edifici, che oltre ad essere edifici a emissioni zero contribuiscono all’energia rinnovabile in loco alla rete energetica. La certificazione delle prestazioni energetiche per gli edifici, precedentemente stabilita dalla direttiva, classifica gli edifici su una scala da A (miglior rendimento) a G (peggiore prestazioni) in base alle loro prestazioni energetiche”.

Introdotti, inoltre, i “requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il loro potenziale di generazione di energia solare. Gli Stati membri hanno convenuto di installare impianti di energia solare adeguati”. Nel dettaglio, “entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con superficie utile superiore a 250 m2; entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, in fase di ristrutturazione importante o profonda, con una superficie utile superiore a 400 m2; e entro il 31 dicembre 2029 su tutti i nuovi edifici residenziali”.

Seguiranno poi “piani nazionali di ristrutturazione degli edifici che contengano una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuale di ristrutturazione energetica, il consumo energetico primario e finale del patrimonio edilizio nazionale e le sue riduzioni operative delle emissioni di gas a effetto serra. I primi piani sarebbero stati pubblicati entro il 30 giugno 2026 e ogni cinque anni dopo”.

EDIFICI, GLI SCENARI DOPO LA PROPOSTA DI MODIFICA DELLA DIRETTIVA

Adesso, i prossimi passi convolveranno il Parlamento europeo per i negoziati congiunti col Consiglio fino alla stesura di un testo unico e definitivo da approvare.

“La proposta è particolarmente importante perché gli edifici rappresentano il 40 per cento dell’energia consumata e il 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia nell’UE. Costituisce anche una delle leve necessarie per realizzare la strategia dell’onda di ristrutturazione”, conclude tra l’altro la nota del Consiglio.

Approccio generale alla direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici

Approccio generale sulla direttiva sui risultati energetici degli edifici (corrigendum)

 

 

 

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