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Efficienza energetica ed edifici, il punto di Utilitalia e Fire

Sconto in fattura, teleriscaldamento e certificati bianchi, energy manager, one stop shop e molto altro nelle audizioni di Utilitalia e Fire alla CameraSconto in fattura, teleriscaldamento e certificati bianchi. Sono le tre aree “che possano essere esplorate in maniera fruttuosa”, secondo Giordano Colarullo, Direttore generale Utilitalia ascoltato alla Camera in commissione Attività produttive nell’ambito del recepimento delle direttive sulla prestazione energetica nell’edilizia e sull’efficienza energetica.

COSA CHIEDE UTILITALIA

Sullo sconto in fattura “riteniamo che l’efficacia possa essere aumentata con grandezze diverse dalla soglia ora a 200 mila euro che a nostro avviso non aiuta i piccoli imprenditori e taglia via un pezzo del potenziale del mercato”, ha sottolineato Colarullo. La revisione della soglia “costituisce un elemento utile ad una immediata percezione del beneficio economico dell’intervento”, si legge in un documento depositato in commissione. (QUI IL DOCUMENTO)

LA QUESTIONE DEI CERTIFICATI BIANCHI

Per quanto riguarda il teleriscaldamento “riteniamo che si possa pensare di valutare nella riqualificazione degli immobili anche l’allaccio tramite teleriscaldamento. Infine, occorre portare avanti la proposta di utilizzare i certificati bianchi in caso di profondo rinnovo edilizio. Oggi questo strumento è caratterizzato da una certa difficoltà perché il mercato è piuttosto corto in termini di produzione: a nostro avviso il meccanismo andrebbe rivisto prospetticamente aumentando la liquidità”. In questo caso, si legge nel documento depositato, occorrerebbe prevedere il rilascio dei certificati bianchi in caso di interventi di riqualificazione profonda con rinnovo edilizio, e in deroga la possibilità di cumulare i certificati bianchi con altre detrazioni anche di carattere fiscale, destinate allo stesso progetto. La norma, ha ricordato Utilitalia, è contenuta in una pdl, a firma Andrea Vallascas (M5s).

“La situazione di criticità relativa al mercato dei Tee emersa ad inizio 2018 non accenna a migliorare ed è destinata a protrarsi negli anni d’obbligo 2019-2020 – si legge nel documento dell’associazione -. È necessario intervenire prioritariamente sul periodo transitorio 2019-2020, con un intervento normativo che tenda a evitare perdite economiche per i distributori obbligati” e “scongiurare una nuova impennata dei prezzi dei Tee trascinati da una liquidità che rimane preoccupante, in particolare per l’anno d’obbligo 2020″. Inoltre, è “opportuno prevedere espressamente nello schema di dlgs che i costi sostenuti dai gestori debbano trovare integrale copertura nell’ambito del riconoscimento tariffario Arera; prevedere che vengano definiti i target per l’anno d’obbligo 2020 coerenti con l’effettiva disponibilità attesa dal Gse, assicurando la flessibilità di un recupero negli anni successivi”.

Utilitalia chiede in ultima analisi di “ripristinare lo spirito originale del meccanismo basato sulla promozione dell’efficienza energetica conseguita e misurata e non sulla preselezione delle tecnologie, almeno per il settore industriale dove la standardizzazione è impossibile; riammettere pienamente al meccanismo interi cluster di interventi che nel passato avevano generato la parte più significativa del volume di Tee, in particolare nel settore industriale, quali: i recuperi termici, il free-cooling, le modifiche di layout impiantistico, il recupero di energia termica da fonte rinnovabile; tutte tecnologie attraverso cui il risparmio di energia primaria è certo e misurabile”. Ma anche di “ripristinare le schede standardizzate, che hanno dimostrato di funzionare adeguatamente per tecnologie ripetibili e per le quali è possibile stimare il risparmio energetico conseguito in modo accurato; superando le soglie minime di accesso ai Tee attraverso l’aggregazione di molte unità fisiche con piccoli risparmi unitari (a cura di un unico soggetto – Esco)”.

LE COLONNINE ELETTRICHE

“Vogliamo segnalare due aspetti su cui c’è bisogno di fare una riflessione: il tema del collocamento delle ricariche elettriche durante la riqualificazione degli edifici, su cui chiediamo attenzione legata alla predisposizione della potenza elettrica – ha aggiunto il Direttore del settore energia di Utilitalia Mattia Sica – e quello legato alle nuove configurazioni di consumo di energia elettrica negli edifici. La cosiddetta Red II ipotizza nuove configurazioni come l’autoconsumo e le comunità di energia rinnovabile. Riteniamo che questi aspetti legati a nuove configurazioni di consumo possano in maniera coordinata essere considerate all’interno del processo di recepimento della direttiva. Utilitalia ha elaborato delle proposte presentate anche la scorsa estate e pensiamo di poter dare un contributo esperienziale”.
Nel primo caso, invece, si legge sempre nel documento depositato “potrebbe essere utile una pianificazione delle aree dove intervenire” “avendo Arera previsto dal 2020 un piano per la bonifica delle colonne montanti elettriche vetuste degli edifici al fine di agevolare un maggior impiego del vettore elettrico ed efficientare i consumi degli utenti finali, l’obbligo di predisposizione per ogni posto auto di canalizzazioni in presenza di ristrutturazioni delle infrastrutture elettriche dell’edificio in assenza di specifiche forme di sostegno in grado di rimuovere ostacoli alla realizzazione di nuovi maggiori interventi da parte di condòmini – determina un maggior costo dell’intervento di bonifica e potrebbe compromettere l’avanzamento dei piani di intervento”.

FIRE: LE NOSTRE PROPOSTE E I PUNTI CRITICI DEL DECRETO

Il tema del provvedimento “è in linea con il Green New Deal” ed è “particolarmente rilevante con gli obiettivi 2030 previsti dalle direttive Ue soprattutto per gli investimenti previsti. La crescita del mercato non si può ottenere solamente con gli incentivi e va superato affrontando alcune problematiche in primis quello della conoscenza-competenza”, cioè la mancanza di personale qualificato ha detto Dario Di Santo Managing director di Fire durante l’audizione in commissione Attività produttive alla Camera nell’ambito del recepimento delle direttive sulla prestazione energetica nell’edilizia e sull’efficienza energetica. Secondo Di Santo uno strumento molto utile “può essere rappresentato dal portale nazionale per la riqualificazione edilizia predisposto da Enea con la collaborazione di Gse con il compito di informare sulle opportunità e mettere insieme tutta una serie di informazioni per favorire il mercato. Ma da solo temiamo non sia sufficiente”. Sono invece importanti “iniziative locali come lo ‘one stop shop’ cioè un soggetto a cui mi posso rivolgere per farmi accompagnare in tutto ciò che mi serve per riqualificare l’edifico, soprattutto per le amministrazioni pubbliche”.

Secondo tema affrontato da Di Santo è stato quello dell’energy manager nella p.a.: “Abbiamo un alto tasso di inadempienza della figura malgrado sia un obbligo di legge e purtroppo il decreto di recepimento riduce il suo ruolo togliendo la possibilità di andare a validare le relazioni tecniche di riqualificazione degli edifici, Più che altro per esigenze di razionalizzazione. Proponiamo allora di reintrodurla adeguandola alle attuali normative. Altro tema è quello degli operatori di mercato che non hanno un livello di qualificazione sufficiente. In questo senso occorre anche rivedere i requisiti dei certificati energetici degli edifici, su cui si registra un vulnus: molti attestati non hanno le caratteristiche sufficienti previste dalla legge: l’auspicio è che si trovi modo per migliorarlo e che le Regioni attuino le sanzioni previste per chi fa un Ape non in linea con requisiti di legge”.

Altro tema è quello dei costi-incentivi. Secondo il managing director di Fire vengono impiegati grandi capitali con un lungo tempo di ritorno a cui si aggiunge un rischio legato al fatto che le performance possono non essere in linea con quelle previste. “È importante agire sulla riduzione dei costi favorendo una maggior industrializzazione del settore per la riqualificazione degli immobili con prefabbricati”. Anche gli incentivi realizzati con detrazioni fiscali “sono uno strumento utile che ha prodotto risultati ma non risolvono problema se non si hanno i soldi. Era stato previsto lo sconto in fattura lo scorso anno ma poi è stato ridimensionamento: il nostro auspicio è che torni in modo allargato superando ovviamente quei limiti”.
Ultimo punto è l’aspetto prestazionale: “Le prestazioni sono sempre inferiori a quelle previste che si ottengono solo dopo una messa a punto degli impianti. Per questo occorre favorire quindi i servizi energetici che possono aiutare e investire sull’intelligenza negli edifici: l’Intelligenza artificiale consente risparmi del 15-20% con costi relativamente bassi”.

“Questo paese ha bisogno, infine, di semplificazione delle norme”, di mettere in primo piano il tema della “energy efficiency first, cioè di soluzioni che mettano insieme tutti gli elementi dell’intervento” e di assicurare il “principio di inclusione dell’efficienza in tutte le politiche energetiche, compresi i consumi”, ha concluso Di Santo.

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