Italia ottiene il primato in Ue per prezzo dell’elettricità. La siccità aumenterà i prezzi e ridurrà la produzione energia. Ricci (Eni): “Piano Versalis sarà a impatto 0 sui dipendenti”. La rassegna Energia
Il prezzo dell’elettricità italiano è da record. L’Italia si distingue negativamente per valori all’ingrosso superiori del 25% rispetto a quelli tedeschi, del 40% rispetto ai prezzi francesi, del 48% rispetto a quelli spagnoli e del 226% rispetto ai valori scandinavi. A gennaio il prezzo medio è aumentato +44% rispetto allo stesso mese del 2024. Le previsioni per il futuro non fanno ben sperare. Infatti, la siccità farà salire i prezzi, ridurrà la produzione di energia e il Pil nazionale. La politica monetaria dovrà reagire adattandosi alle differenti situazioni. È quanto emerge dall’ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) sugli effetti economici degli eventi atmosferici estremi. Il piano di rilancio di Versalis sarà a impatto zero e senza ammortizzatori sociali per i dipendenti dell’azienda. Ad assicurarlo è Giuseppe Ricci, chief operating officer Industrial Transformation di Eni, che sottolinea che non è prevista una nuova iniezione di liquidità da parte della casa madre dopo i 2 miliardi spesi per cercare di arginare le perdite dell’azienda. La rassegna Energia.
ELETTRICITA’, PREZZI ITALIA +48% DI SPAGNA E +40% DI FRANCIA
“Il mese di gennaio si è chiuso con un prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia di 143 euro al MWh, in crescita rispetto alla media dei mesi precedenti. Un anno fa, a gennaio 2024, la media mensile era di 99 euro al MWh: l’aumento rispetto ad allora è del 44%. La curva si presenta in salita decisa da ottobre, quando – secondo i dati del Gme, il gestore dei mercati energetici – la media mensile si era attestata a 116 euro al MWh, diventati 130 a novembre e 135 a dicembre. Ieri il prezzo medio, come esito del mercato del giorno prima (il metodo con cui si calcola il valore nella borsa elettrica incrociando domanda e offerta per unità di produzione e unità orarie) si è attestato a 163 euro, portando la media di febbraio finora a 154 euro al MWh, confermando quindi una tendenza che va verso l’alto. In Italia la media dell’intero 2024 ha toccato i 108 euro al MWh, contro i 127 del 2023, i 304 del 2022 e i 125 del 2021. (…) Le oscillazioni sono legate al prezzo del gas, che rimane il principale fattore nella formazione del prezzo dell’elettricità a causa del meccanismo del system marginal pricing. E il cui valore continua a crescere (si veda anche il pezzo nella pagina a fianco). In Italia il gas naturale, nonostante rappresenti circa il 40% del mix nella generazione energetica, stabilisce il prezzo dell’elettricità nel 90% delle ore (nell’Ue il gas copre il 20% della produzione e determina il 63% delle ore). Il nostro Paese è al primo posto della classifica europea per numero di ore in cui è il gas a fissare il prezzo. (…) il nostro Paese registra valori all’ingrosso superiori del 25% rispetto a quelli tedeschi, del 40% rispetto a quelli francesi, del 48% rispetto a quelli spagnoli e addirittura del 226% rispetto a quelli della Scandinavia. Un differenziale che è stato una costante negli ultimi 20 anni”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia, aveva già dato su queste pagine a fine gennaio numeri allarmanti riguardanti le medie del 2024: «Il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso si è attestato sui 108,5 euro MWh in Italia, il 38% in più rispetto alla Germania, che mantiene la produzione a carbone/lignite e può sfruttare l’eolico del mare del Nord; il 72% in più della Spagna, dove sono stati installati impianti rinnovabili utility scale, anche con Power Purchase Agreement; l’87% in più rispetto alla Francia, forte della generazione da fissione nucleare, che esporta anche in Italia». Prezzi che, era la stima, potrebbero avere un impatto di oltre 10 miliardi sulla spesa di famiglie e industria italiana. Alla luce degli ultimi aumenti, Nomisma Energia calcola per le imprese una spesa in crescita del 28% nel 2025 per le bollette dell’elettricità. Nello specifico, per un’impresa tipo che consuma 1.000.000 di kWh annui la spesa per l’anno in corso è stimata sui 298.480 euro: 65.605 euro in più rispetto al 2024. Per le famiglie Nomisma valuta una spesa annua, per un nucleo tipo con un consumo di 2.700 kWh, di 852 euro: 201 in più rispetto al 2024, + 31%. (…) Per tutti, si parla da tempo del disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas. Tutti gli esperimenti di autoconsumo, dalle comunità energetiche rinnovabili al pannello solare sul tetto fino ai già citati Power Purchase Agreement (Ppa) che contrattualizzano sul lungo periodo la fornitura di energia pulita a prezzo fisso, vanno in questa direzione. E anche il futuro decreto Fer X, con l’introduzione del sistema dei contratti per differenza per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili, si incanala sullo stesso filone”, continua il giornale.
ENERGIA, RICCI (ENI): “RILANCIO VERSALIS IMPATTO 0 SU LAVORATORI”
“«Il piano di trasformazione e di rilancio di Versalis sarà a impatto zero e senza richiesta di ammortizzatori sociali per i dipendenti diretti dell’azienda perché il percorso da noi immaginato prevede il mantenimento dell’intensità occupazionale durante la fase di transizione e riconversione degli impianti». Giuseppe Ricci, chief operating officer Industrial Transformation di Eni, lancia un messaggio chiaro in questa intervista a Il Sole 24 Ore e ribadisce gli investimenti annunciati lo scorso ottobre (2 miliardi), il grosso dei quali sarà distribuito tra Brindisi (750 milioni) e Priolo (900 milioni), dove il gruppo punta a chiudere le attività in perdita del cracking – il processo con cui si trasformano gli idrocarburi più pesanti in sostanze più leggere e pregiate – e dove si concentrano le proteste dei lavoratori, preoccupati per il loro futuro”, si legge su Il Sole 24 Ore. (…) A Brindisi contiamo di fermare il sito il prossimo mese, mentre per Priolo si andrà con tutta probabilità a fine estate. L’unica strada percorribile è dismettere queste lavorazioni che sono in rosso da anni. (…) Abbiamo presentato due progetti che prevedono la realizzazione di una bioraffineria a Priolo insieme a un impianto di riciclo chimico, mentre a Brindisi l’obiettivo è la costruzione di una gigafactory insieme a Seri Industrial che avrà a regime una capacità produttiva di 8 gigawatt l’anno. Nessuno dei nostri dipendenti diretti resterà a casa perché la trasformazione dei due impianti è accompagnata da un piano di rilascio dei lavoratori che combacia con lo sviluppo dei nuovi progetti in modo da impiegarli nella fase di dismissione e messa in sicurezza dei siti e, poi, nella costruzione dei nuovi insediamenti”, continua il giornale.
“La crisi che attraversa la chimica di base in Italia e in Europa è irreversibile ed è dovuta principalmente ai costi di produzione delle componenti che sono a monte della catena e che sono prodotte in tutto il mondo a condizioni molto più favorevoli che in Europa. (…) Tra due settimane, poi, presenteremo il preconsuntivo 2024 e non ci saranno inversioni di rotta: non posso anticipare le cifre, ma il dato non può che peggiorare. Negli ultimi 15 anni, Versalis in quanto tale ha perso 7 miliardi, di cui 3 miliardi negli ultimi cinque anni con una escalation di perdite che sono diventate un vero e proprio buco nero. E il nostro dovere ora è bloccare l’emorragia.(…) abbiamo più volte rimarcato anche al tavolo convocato al ministero delle Imprese delle Imprese e del Made in Italy dove mi auguro si possa raggiungere un protocollo che fissi un percorso di garanzia per tutti. Voi non tornerete indietro sulle chiusure? Non si può tornare indietro perché dobbiamo fermare le perdite e continuare a investire come abbiamo fatto negli ultimi anni sia con l’acquisizione di società in ottica di specializzazione (Finproject e Tecnofilm) sia di chimica da rinnovabili (con Novamont) e ancora sviluppando e acquisendo tecnologie di riciclo, chimico e meccanico. (…) Perché, se l’azienda continua a perdere, non si possono chiedere ulteriori soldi all’azionista (Eni, ndr) per investire nelle produzioni del futuro. E, con i 2 miliardi messi sul tavolo per cercare di interrompere l’emorragia, stiamo già facendo uno sforzo enorme”, continua il giornale.
ENERGIA, BRI: CRISI CLIMATICA FA SALIRE PREZZI
“Nel 2022 una forte siccità nel Sud degli Stati Uniti causò un abbassamento del livello del fiume Mississippi tale da moltiplicare (+300%) il costo del trasporto su acqua della soia e degli altri cereali. L’esempio si trova nell’ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali — la cosiddetta banca centrale delle banche centrali — sugli effetti economici degli eventi atmosferici estremi, dalle siccità alle alluvioni, purtroppo sempre più frequenti per via del riscaldamento climatico. La mancanza di piogge, spiega l’analisi dell’istituto, porta a una riduzione del Pil per due anni a causa degli effetti tanto sull’agricoltura quanto sulla produzione di elettricità. Mentre l’impatto sui prezzi, per quanto consistente, può esaurirsi in un periodo più breve, anche di qualche mese. Ma le eccezioni non mancano. Da qui nasce il «dilemma» delle banche centrali: la politica monetaria deve reagire diversamente a seconda delle circostanze. Vale a dire con una stretta se prevale un impatto sui prezzi ampio e che rischia di diventare persistente, altrimenti con un allentamento se l’evento climatico ha soprattutto colpito il capitale con effetti duraturi sulla produzione e il Pil. (…) Altrimenti, di solito, gli eventi climatici hanno un impatto localizzato, cosa che permette ad altre regioni non colpite di compensare sul lato dell’offerta e quindi dei prezzi. Ma non sempre è così, soprattutto se il clima diventa sempre più «pazzo». Senza contare, economia a parte, i risvolti naturalmente ben più gravi sulla vita delle persone. Così ieri la banca centrale delle banche centrali ha lanciato il suo allarme”, si legge su Il Corriere della Sera.