In vista delle elezioni, la ONG Bloom ha rivelato le posizioni dei politici italiani nei 5 anni trascorsi al Parlamento europeo considerando quattro tematiche: lotta ai cambiamenti climatici, difesa della biodiversità, protezione dei mari e giustizia ambientale
Dopo aver presentato, a fine marzo, l’analisi sulle performance ecologiche dei gruppi politici del Parlamento europeo, ora la ONG francese Bloom ha pubblicato i risultati dettagliati degli eurodeputati italiani, tra cui alcuni dei principali candidati in corsa per la rielezione il 9 giugno. L’analisi di Bloom rivela le posizioni dei politici su alcuni dei dossier più scottanti degli ultimi cinque anni e mette in luce le posizioni irresponsabili e le ipocrisie di alcuni candidati e dei loro partiti. Sono stati considerate quattro tematiche: lotta ai cambiamenti climatici, difesa della biodiversità, protezione dei mari e giustizia ambientale.
ELEZIONI EUROPEE: LA SINTESI DELL’ANALISI DI BLOOM SUGLI EURODEPUTATI
Da una parte, gli eurodeputati della destra italiana hanno mostrato di essere sordi alla scienza e opposti alla protezione della salute dei cittadini, dei lavoratori e del pianeta. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno per esempio votato per difendere alcuni pesticidi potenzialmente cancerogeni, ma anche contro la difesa dei nostri mari e contro la tutela del lavoro dei pescatori artigiani. Altri partiti si sono invece dimostrati dei veri paladini del Parlamento europeo, Verdi e Movimento 5 Stelle in testa. Il Partito Democratico ha un bilancio ugualmente positivo sulla quasi totalità dei voti da noi analizzati. Il principale problema è che devono ancora migliorarsi sulle questioni legate alla protezione degli habitat marini contro la sovrapesca. In tutto ciò, i partiti Italia Viva (oggi nella lista Stati Uniti d’Europa) e Azione dimostrano di non essere un’alternativa valida e sufficientemente responsabile all’estrema destra ecocida.
Di seguito i risultati dettagliati, partito per partito.
FRATELLI D’ITALIA, FORZA ITALIA E LEGA: GLI IRRESPONSABILI
Secondo Bloom, i tre partiti della coalizione di governo in Italia si sono dimostrati una catastrofe assoluta dal punto di vista ecologico. Degli 88 deputati italiani che hanno seduto al parlamento europeo nella scorsa legislatura e che l’ONG ha considerato nella sua analisi, 51 appartengono a questi tre partiti. Tra loro nessuno ha ottenuto la sufficienza nella nostra analisi. La sola eccezione è stata la deputata Chiara Gemma (Forza Italia, con 15,2/20) che tuttavia ha seduto fino al 2022 tra le file del Movimento 5 Stelle. Cambiato schieramento, anche i suoi voti sono passati dall’essere esemplari ad essere catastroficamente anti-ecologici. Peggio ancora, la quasi totalità dei deputati di destra ha ottenuto dei voti inferiori a 3,3/20.
Tra i volti noti al grande pubblico troviamo il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia) e il ministro agli Affari esteri, Antonio Tajani (Forza Italia), che hanno seduto fino al 2022 al Parlamento europeo. I voti sono “un imbarazzante 2,3/20 per il primo, e un ancor più catastrofico 1,6/20 per il secondo”. Tra i peggiori europarlamentari italiani troviamo anche Marco Zanni (Lega, con 2,1/20) e Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia, con 2,4/20), in quanto sono i presidenti dei due gruppi politici dell’estrema destra europea Identità e Democrazia (a cui aderisce la lega) e CRE (Conservatori e Riformisti Europei, di cui è membro Fratelli d’Italia).
I deputati della destra italiana sono stati tra i peggiori della classifica europea di Bloom, occupando gli ultimi posti assieme ai deputati dell’estrema destra polacca, spagnola e ungherese, confermando l’incompatibilità tra le politiche reazionarie e la protezione della salute dei cittadini e dell’ambiente.
ELEZIONI EUROPEE: I VOTI DEGLI EURODEPUTATI DI DESTRA
Nel corso dei cinque anni passati, gli eurodeputati della destra italiana hanno votato per delle misure assolutamente irresponsabili e contrarie a ogni logica di rispetto dei cittadini, della loro salute e della protezione ambientale. Tra le altre cose, hanno votato per abolire delle misure volte a proteggere le acque superficiali dalle contaminazioni da pesticidi, ma anche contro l’interdizione di alcuni fitosanitari riconosciuti essere potenzialmente cancerogeni e disturbatori endocrini per l’uomo, nonché fortemente dannosi per l’ambiente.
In alcuni casi, i deputati della destra italiana si sono anche rifiutati di difendere gli interessi dei pescatori artigiani: nel gennaio 2024 hanno votato contro un emendamento, che ribadiva l’importanza di applicare l’articolo 17 della Politica Comune della Pesca (PCP), articolo che prevede di ridistribuire le quote di pesca prendendo in considerazione gli impatti economici, ecologici e sociali delle flotte di pescherecci. Questo articolo fondamentale della PCP garantisce una migliore tutela della pesca artigianale su piccola scala, oggi in profonda crisi tanto in Italia come nel resto d’Europa.
Peggio ancora, gli europarlamentari dei partiti di destra si sono opposti a più riprese alla richiesta di includere nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea il diritto per tutti i cittadini dell’UE ad avere accesso ad “un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile e a un clima stabile”.
Visti i sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani per le elezioni di giugno, che danno i partiti di destra a circa il 35% delle preferenze, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia rischiano di continuare a essere una minaccia mortale per il pianeta per i prossimi cinque anni.
IL MOVIMENTO 5 STELLE E I VERDI: I COSTRUTTORI DELL’ECOLOGIA EUROPEA
Il partito pentastellato ha dimostrato di essere esemplare sulle questioni ecologiche al parlamento europeo. Tutti i loro eurodeputati hanno ottenuto uno score quasi perfetto superiore a 19/20. Tra loro ricordiamo la presidente della delegazione 5 Stelle Tiziana Beghin, con 19,1/20, o ancora gli eurodeputati uscenti che si ricandidano per un nuovo mandato: Mario Furore (19,0/20), Sabrina Pignedoli (19,2/20) o Maria Angela Danzì (19,4/20). I deputati pentastellati non sono iscritti a nessuno dei gruppi politici europei e votano dunque in maniera autonoma rispetto agli altri partiti.
Nel corso degli scorsi cinque anni, i Cinquestelle si sono schierati a favore di tutte le misure europee più ambiziose in materia ambientale: lotta ai pesticidi più pericolosi, tutela degli ecosistemi terresti e marittimi, transizione energetica e difesa dei diritti ambientali dei cittadini. Data la media eccellente dei loro voti, i Cinquestelle si possono vantare del titolo di partito italiano più eco-responsabile, ex-aequo con Europa Verde.
Il partito Europa Verde, che corre alle elezioni europee nella lista comune Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è stato rappresentato al Parlamento europeo dalla sola deputata Eleonora Evi (fino ad ottobre 2022). Europa Verde emerge come un partito impeccabile sul fronte delle questioni ecologiche in Europa. Eleonora Evi (che oggi si candida alle elezioni tra le file del Partito Democratico) è stata la parlamentare italiana con il voto migliore della nostra classifica, un eccezionale 19,8/20. Tra i candidati di AVS alle elezioni di giugno ritroviamo tra gli altri Rosa d’Amato (che oggi siede come deputato indipendente nel gruppo dei Greens e che ha ottenuto un eccezionale 19,7/20) o l’eurodeputato uscente Massimiliano Smeriglio, ex-membro del Partito Democratico, che si è aggiudicato un voto di 16,6/20.
IL PARTITO DEMOCRATICO: NON MALE, MA DOVRÀ MIGLIORARE
Anche gli europarlamentari del Partito Democratico hanno dimostrato di prendere in considerazione le questioni ambientali per quello che sono: un soggetto di vitale importanza per il nostro continente e il suo futuro. Il PD è stato il secondo partito con più eurodeputati in Italia (dopo la Lega) e il secondo partito più importante del gruppo dei Socialisti e Democratici europei (S&D), dopo gli spagnoli del PSOE. Hanno quindi un’influenza importantissima su questo gruppo politico e sull’intero parlamento europeo.
Alcuni dei loro deputati hanno ottenuto dei voti molto elevati, come Daniela Rondinelli (con 17,5/20), candidata oggi nella circoscrizione Centro. Brando Benifei, presidente della delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo e oggi candidato nella circoscrizione Nord-Ovest, ha ottenuto un buon 15,6/20.
Per quanto il bilancio del Partito Democratico sia positivo, i suoi deputati non hanno la media ottima dei pentastellati o dei verdi. Ciò dimostra che il PD ha un importante margine di miglioramento su cui lavorare nel prossimo mandato, in particolare per quanto riguarda le questioni legate alla difesa degli habitat marini: troppo spesso, infatti, i suoi deputati si sono schierati a favore delle tecniche di pesca ad alto impatto ambientale come la pesca a strascico. Si tratta di metodi di pesca che, mettendo a rischio la stabilità degli ecosistemi, minacciano anche il futuro dei pescatori stessi. Un cambio di rotta nei prossimi cinque anni sarà indispensabile.
I CENTRISTI DI AZIONE E ITALIA-VIVA: LA NON ALTERNATIVA ALL’ESTREMA DESTRA
I partiti liberisti italiani Azione e Italia-Viva (che corre con la lista Stati Uniti d’Europa alle elezioni di giugno) fanno parte del gruppo politico centrista europeo Renew, che nell’analisi Bloom ha definito “gli ipocriti dell’ecologia”. Se da una parte questi europarlamentari si dichiarano dei difensori dell’ambiente, dall’altro i loro voti non sono sempre all’altezza delle loro promesse. Il nostro studio evidenzia come i membri di questi due partiti abbiano spesso votato per sabotare alcuni degli articoli più importanti e ambiziosi dei regolamenti europei.
Tra gli eurodeputati italiani, il segretario di Azione Carlo Calenda (deputato europeo fino all’ottobre 2022) ha ottenuto nella nostra analisi uno score di 14,5/20. Per quanto i voti dei parlamentari europei di Azione e Italia-Viva (e più in generale del gruppo Renew) non siano negativi, rimangono ancora troppo bassi per poter dire che i partiti liberali siano una vera alternativa all’estrema destra sulle questioni ambientali.
Ad esempio, la stragrande maggioranza dei deputati dei due partiti si sono opposti all’interdizione delle tecniche di pesca distruttrici nelle aree marine protette, all’interdizione della pesca industriale nella banda costiera (misura volta a proteggere l’ambiente, ma anche i piccoli pescatori artigianali) o ancora alla difesa dell’articolo 17 della PCP.