Elkann atteso in Parlamento, illustrerà i piani del gruppo? Relazione finale dei commissari in arrivo, Baku Steel vicina ad acquisto Ilva. Stop di 1 mese a bombardamenti a infrastrutture ucraine, una buona notizia per tutti. La rassegna Energia
Oggi a Montecitorio John Elkann confermerà gli impegni di Stellantis per l’Italia: 2 miliardi di euro di investimenti per gli stabilimenti e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani. Il Ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato che si aspetta una spiegazione dettagliata riguardo il nuovo piano del gruppo per il nostro Paese, dimostrando “come ci sia un nuovo corso, in cui sia centrale il ruolo degli stabilimenti italiani”. Gli occhi del mondo dell’energia sono puntati sulla cessione dell’Ilva, che entra nel vivo. Oggi il Mimit riceverà la relazione finale dei commissario straordinari sull’operazione. In pole ci sarebbe Baku Steel, che potrebbe acquistare tutti gli asset, per poi cercare possibili partner. Intanto, la Camera ha dato il via libera al decreto che assegna ad Acciaierie d’Italia 400 milioni di euro. Putin ha accettato di sospendere per 30 giorni i bombardamenti a infrastrutture e reti dell’energia ucraine. Zelensky ha affermato che Mosca si sta preparando a nuove offensive nei prossimi mesi e ha sottolineato che Putin tenta di indebolire Kiev togliendole gli aiuti militari. Lo stop ai bombardamenti alle infrastrutture ucraine è una buona notizia per tutti. Infatti, fino ad oggi l’ottanta per cento del sistema energetico è stato colpito e l’Europa ha dovuto fornire energia elettrica al Paese per contribuire alla sicurezza del sistema energetico ucraino. La rassegna Energia.
I PIANI ITALIANI DI STELLANTIS
“Confermare gli impegni per l’Italia e rafforzare il dialogo con le istituzioni. Saranno questi i due punti su cui si concentrerà l’audizione del presidente di Stellantis, John Elkann, in Parlamento prevista per oggi pomeriggio. Elkann interverrà nella Sala Mappamondo di Montecitorio davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, come era già stato lo scorso 11 ottobre per l’ex ad Carlos Tavares. Non si presenterà nelle vesti di azionista, ma in quelle di amministratore delegato ad interim di Stellantis (…) Elkann guiderà una delegazione di cui faranno parte il capo Europa, Jean Philippe Imparato, e la responsabile Italia, Antonella Bruno. L’azienda il 17 dicembre al Mimit ha presentato il Piano Italia che prevede 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani. «Mi aspetto che Elkann illustri in Parlamento, che è il luogo più appropriato, il nuovo piano industriale e che dimostri come ci sia un nuovo corso, in cui sia centrale il ruolo degli stabilimenti italiani», sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso”, si legge su La Stampa.
“Ci stiamo anche focalizzando sugli stakeholder per riguadagnare la loro fiducia, oltre che sull’offensiva sui nuovi prodotti in arrivo in Europa e in Nord America». Sul tema dazi Stellantis sta «dialogando – dice il cfo – con l’amministrazione Trump e apprezziamo gli input ricevuti. Lavoreremo insieme per fare in modo che ci aiutino ad aiutarli. La situazione è in evoluzione, sono certo che riusciremo ad adattarci a qualunque cambiamento dovesse esserci»”, continua il giornale.
ENERGIA, BAKU STEEL IN POLE PER ACQUISTO EX ILVA
“Oggi arriva sul tavolo del ministero delle Imprese e del made in Italy la relazione finale dei commissari straordinari sulla cessione dell’ex Ilva. Con Baku Steel che, secondo le indiscrezioni della vigilia e a meno di ribaltoni dell’ultim’ora, viaggia verso la negoziazione in esclusiva, per poi aprire a possibili partner. Intanto è arrivato ieri il via libera definitivo dell’Aula della Camera (140 voti a favore, 19 contrari) al decreto legge con le misure per la continuità produttiva del gruppo. Il provvedimento trasferisce all’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, per l’attività ordinaria, 400 milioni prelevati dal patrimonio confiscato alla famiglia Riva e destinato alle bonifiche per garantire la continuità produttiva. (…) L’articolo 3 del Dl prevede che, se ci sono procedimenti di riesame dell’Aia già in corso al momento dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, gli atti prodotti dal gestore dell’impianto (come Acciaierie d’Italia in amministrazione) conservano la loro validità se conformi ad alcuni elementi di base relativi alla valutazione dei profili di impatto sanitario. Per tornare all’appuntamento di oggi, a mezzogiorno i commissari – Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli – presenteranno la loro relazione tecnica al ministro del Made in Italy e delle Imprese Adolfo Urso (…) Almeno in questa prima fase, quindi, gli indiani di Jindal Steel International rimarrebbero indietro di un passo”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Naturalmente il complesso lavoro dei commissari ha un valore preventivo e preliminare, perché poi il Mimit condividerà il dossier con Palazzo Chigi: la scelta del soggetto a cui conferire il sigillo di partner nella negoziazione dovrà essere espressione dell’esecutivo Meloni nella sua interezza. In particolare, secondo più di una fonte consultata dal Sole-24 Ore, se appare probabile che la decisione iniziale sia sul consorzio azero, sembra che il governo veda di buon occhio, nella seconda fase, una operazione più ampia, con un coinvolgimento nell’equity di Jindal Steel oltre che di Invitalia. (…) Nella fase di negoziazione in esclusiva, si capirà anche se qualche gruppo italiano potrà essere interessato a entrare nel capitale, un elemento che il governo Meloni – culturalmente e politicamente sovranista – ha sempre accarezzato”, continua il giornale.
ENERGIA, TRUMP: “CESSATE IL FUOCO IN 30 GIORNI IN UCRAINA”
“Nel corso di una telefonata di due ore e mezza con Donald Trump, Vladimir Putin ha accettato ieri di sospendere per 30 giorni i bombardamenti sulle infrastrutture energetiche ucraine e ne ha dato «subito l’ordine all’esercito russo» . Ci sarà oggi uno scambio di 175 prigionieri russi con altrettanti ucraini, aggiunge il Cremlino. La Casa Bianca ha celebrato la notizia. Sul suo social Truth, il presidente americano esprime soddisfazione per una telefonata «molto buona e produttiva». (…) In realtà anche Zelensky a un certo punto, nell’ottobre 2024, aveva suggerito una tregua parziale sugli attacchi alle infrastrutture energetiche come primo passo verso la pace. Poi il mese scorso era andato a Gedda con una proposta più ampia di uno stop agli attacchi aerei e marittimi, ma gli americani l’avevano ritenuta insufficiente, spingendo Kiev ad accettare una tregua completa e incondizionata di 30 giorni. Ora Putin ha sollevato obiezioni alla stessa proposta. (…) Il leader russo ha posto come «condizione chiave per interrompere l’escalation del conflitto» e andare verso un accordo una «completa cessazione» degli aiuti militari e di intelligence stranieri a Kiev. Alcuni vi leggono il tentativo di Putin di ottenere queste concessioni anche solo per arrivare a una tregua di 30 giorni, altri credono che parli di un accordo di pace finale. Nel comunicato americano comunque non c’è alcun riferimento a queste condizioni menzionate in quello russo”, si legge su Il Corriere della Sera.
“(…) Il presidente ucraino, pur accettando come positivo lo stop agli attacchi sulle infrastrutture energetiche, ha affermato che Mosca si sta preparando a nuove offensive nei prossimi mesi e ha sottolineato che Putin tenta di indebolire Kiev togliendole gli aiuti militari. C’è anche un’altra differenza tra i comunicati sulla telefonata pubblicati dalla Casa Bianca e dal Cremlino. Il primo parla di un cessate il fuoco su «energia e infrastrutture» suggerendo che non verranno colpiti né centrali e reti energetiche né strutture come ponti e strade. Invece il comunicato russo parla di una pausa che riguarda solo le «infrastrutture energetiche». Di certo Putin punta alla normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti e questo desiderio è condiviso da Trump. Hanno discusso di Medio Oriente, trovandosi d’accordo che l’Iran non dovrà «mai essere nella posizione di distruggere Israele». Hanno parlato di «enormi» accordi economici dopo la pace in Ucraina”, continua il giornale.
LO STOP AGLI ATTACCHI A INFRASTRUTTURE UCRAINE E’ POSITIVO PER TUTTI
“Un piccolo passo verso la pace, ma comunque significativo perché aiuterà un settore vitale per entrambi i Paesi. Per gli ucraini la pausa negli attacchi contro le infrastrutture energetiche potrebbe essere molto importante: la rete di produzione e distribuzione dell’elettricità è allo stremo. Proprio lunedì sono cominciati nuovi razionamenti della corrente, con interruzioni programmate in diverse città, inclusa la capitale: i black out pianificati sono stati concentrati sulle utenze delle fabbriche non legate alla costruzione di armi e su quelle commerciali: negozi e supermarket si sono dotati da tempo di gruppi elettrogeni. (…) In un mese senza raid i tecnici ucraini, che ormai sono diventati maestri nelle riparazioni d’urgenza, potranno fare molto per ripristinare gli impianti danneggiati e le linee ad alta tensione: i lavori per le turbine distrutte nelle centrali invece richiedono anni e un investimento valutato in trenta miliardi di dollari. In pratica, il Paese potrà riprendere fiato ma non risolvere i guasti profondi provocati da una serie infinita di raid: l’ottanta per cento del sistema energetico è stato colpito. Ci sono installazioni bombardate più volte. Per tutto il 2024 i russi le hanno prese di mira praticamente senza sosta. Tra marzo e maggio sono riusciti a ridurre di nove gigawatt la capacità delle centrali ucraine, colpendo quelle termiche, quelle idriche e persino i pannelli solari: in pratica, il Paese è rimasto con un terzo dell’energia che aveva prima della guerra. Ci sono stati solo 2,3 gigawatt disponibili mentre la necessità era cinque volte superiore. Ma i generali di Putin non si sono fermati”, si legge su La Repubblica.
“Gli ucraini non si sono arresi: grazie anche alle donazioni internazionali, dallo scorso giugno è cominciata la costruzione di nuovi generatori, piccoli e decentrati per rendere più difficili gli assalti. Alcuni sono vere e proprie fortezze, con spessi muri di cemento armato che proteggono pure i trasformatori. Sono state anche messe in funzione centrali fotovoltaiche per 1500 megawatt. Fondamentale per la sopravvivenza sono state le forniture di elettricità dall’Europa, che dal novembre 2023 hanno raggiunto 1,7 gigawatt, contribuendo a compensare le perdite soprattutto nelle regioni occidentali. (…) Gli sciami di velivoli teleguidati a lungo raggio costruiti dagli ucraini sin dalla metà del 2023 si sono diretti soprattutto contro l’industria petrolifera di Mosca. Una scelta dettata anche dalla limitata potenza distruttiva di questi ordigni, che trasportano in media trenta chili di esplosivo: sufficienti a scatenare un incendio nelle cisterne di carburante ma non a penetrare obiettivi militari. (…) sono stati così minacciati sia i rifornimenti di combustibile per le truppe impegnate nell’invasione, sia l’esportazione di greggio che nonostante le sanzioni continua ad alimentare l’economia russa”, continua il giornale.