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Gas Russo

Ue, oggi lo stop al carbone russo. Quali saranno le alternative?

Al via l’embargo approvato ad aprile. Come sostituirlo? Gli scenari per Ue, Germania, Italia e i nuovi fornitori

Entra in vigore l’embargo approvato ad aprile: Bruxelles dovrà sostituire circa la metà delle sue importazioni. Come? Alcune prime stime parlano del ricorso – quantomai necessario – a nuovi fornitori. Usa, Colombia e Australia. Paesi che già da due anni, scrive Il Foglio, l’Italia ha importato rispettivamente il 20,6 per cento, l’8,1 per cento e il 5,8 per cento.

I DETTAGLI DELL’EMBARGO

La strada, per Roma, è ardua perché la dipendenza dal carbone di Mosca si è tradotta ad esempio nel 2020 nell’importazione di ben 4 milioni di tonnellate. Il 56% circa del totale. La media europea è attorno al 53% ma rispetto al petrolio la via di affrancamento sembra più agevole. Occorre accelerare un distacco già in corso, in un quadro che vede Berlino essere il partner più coinvolto nella partita.

“Nel secondo semestre del 2022 si prevede che il carbone verrà usato per sostituire 1,1 miliardi di metri cubi di gas russo e altri 2,3 miliardi di metri cubi nel 2023. Ma il suo prezzo – già molto elevato – rischia di subire ulteriori tensioni”, conclude il quotidiano diretto da Claudio Cerasa.

IL CONTESTO

La data di partenza dell’embargo è stata posticipata ad oggi, al mese di agosto, dopo l’iniziale decisione di farlo scattare a luglio. Al momento della discussione, ad aprile appunto, era emersa l’opposizione di Berlino per ritardare l’entrata in vigore della misura. L’eliminazione graduale delle importazioni di carbone russo da parte dell’Ue è la misura fondamentale del quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia che la Commissione europea ha proposto da mesi, come reazione alle atrocità compiute dalle truppe putiniane in Ucraina.

Ulteriore dettaglio sulle modalità di affrancamento dal carbone russo. Gran parte degli acquisti da parte dell’Europa avviene nel mercato spot, piuttosto che in contratti a lungo termine. Tali acquisti a pronti saranno così interrotti immediatamente dopo l’imposizione delle sanzioni. Inoltre, inizialmente la Commissione europea aveva proposto un periodo di risoluzione di tre mesi per i contratti esistenti, il che significa che la Russia avrebbe effettivamente potuto esportare carbone nell’Ue per 90 giorni dopo l’imposizione delle sanzioni, prolungati poi a 120. Secondo le stime di Bruxelles diffuse già ad aprile, il divieto del carbone potrebbe costare alla Russia 4 miliardi di euro all’anno in termini di mancato guadagno.

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