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Energia, ambiente e clima: tutti i temi caldi che l’Ue dovrà affrontare prima delle elezioni

Il Belgio, Paese presidente del Consiglio Ue, avrà tempo sino a fine febbraio per chiudere i negoziati sui dossier rimanenti, in modo da concedere al Parlamento il tempo sufficiente ad approvare la legislazione prima della sua ultima Sessione plenaria

Il prossimo giugno – precisamente dal 6 al 9 giugno 2024 – si terranno le elezioni europee, che andranno quindi a modificare gli attuali vertici delle istituzioni Ue. Da qui a giugno, la Commissione europea dovrà esprimersi su numerose questioni inerenti l’energia, l’ambiente e il clima dei Paesi europei. Una delle più rilevanti ed urgenti è la comunicazione del nuovo target climatico europeo, che rappresenta una delle ultime grandi proposte che l’attuale Commissione europea dovrà avanzare prima della fine della sua legislatura. Dopo la comunicazione, prevista il prossimo 6 febbraio, spetterà alla prossima Commissione europea raggiungere un accordo politico con il Parlamento e il Consiglio Ue.

Il Belgio, che attualmente detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, avrà tempo sino a fine febbraio per chiudere i negoziati sui dossier rimanenti, in modo da concedere al Parlamento un periodo di tempo sufficiente ad approvare la legislazione prima della sua ultima Sessione plenaria, prevista dal 22 al 25 aprile 2024.

CLIMA, IL NUOVO OBIETTIVO INTERMEDIO UE AL 2040

Come dicevamo, la proposta della Commissione europea sul nuovo obiettivo climatico intermedio al 2040 verrà discussa dal collegio guidato dalla presidente Ursula von der Leyen il 6 febbraio a Strasburgo. La Legge Ue per il clima – che è stata adottata nel 2021 – impegna l’Unione europea a stabilire un nuovo obiettivo intermedio per il 2040 e un bilancio indicativo sui gas serra dell’Ue per il periodo 2030-2050. Si tratta, cioè, di stabilire quante emissioni nette di gas serra possono essere emesse in quel periodo senza che vengano compromessi gli impegni europei.

UN PRIMO PASSO VERSO LA NEUTRALITÀ CARBONICA

La legge sul clima prevede di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il 2040 è il secondo target intermedio prima di arrivare alla neutralità carbonica, nel 2050. Dopo quell’anno, infatti le emissioni vengono considerate negative. Ciò significa che non potranno essercene di nuove e che resteranno quelle esistenti.

L’obiettivo è che tutte le parti dell’accordo di Parigi inizino a pensare al prossimo obiettivo quest’anno, per poi comunicarlo prima della COP29, in programma a novembre a Baku, in Azerbaigian. I consulenti scientifici Ue invitano a ridurre le emissioni del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990), e hanno pubblicato uno studio a supporto che contiene raccomandazioni su rischi ambientali, fattibilità tecnologica e cooperazione internazionale.

Dopo che, il 6 febbraio, la Commissione avrà presentato la sua proposta, avrà luogo uno scambio formale in occasione del Consiglio Ambiente del 25 marzo. I Capi di Stato Ue avranno quindi l’opportunità di intervenire nel dibattito in occasione del vertice del 27-28 giugno nell’ambito dell’agenda strategica dell’UE per il periodo 2024-2029, che fisserà le priorità dell’Unione europea per il nuovo ciclo istituzionale dopo le elezioni di giugno.

L’INCONTRO DEI MINISTRI AMBIENTE UE E LA POSIZIONE DELL’ITALIA

In attesa della proposta della Commissione europea, poco prima di Natale i ministri Ue dell’Ambiente hanno avuto un primo confronto sull’argomento a Bruxelles durante un pranzo informale con il presidente del Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici, Ottmar Edenhofer.

Anche l’Italia si è detta possibilista sul raggiungimento del target. Il ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato infatti che per il nostro Paese si tratta di “un obiettivo ambizioso, ma che dobbiamo perseguire. È legato allo sviluppo delle tecnologie e in linea con la riduzione del 55% al 2030, dobbiamo fare di tutto per riuscirci”.

GLI ALTRI TEMI CALDI PER L’UNIONE EUROPEA

L’attuale legislatura europea ha dovuto correre per chiudere il maggior numero possibile di dossier Green Deal prima che il Parlamento europeo vada in pausa per le elezioni europee di giugno. A dicembre, il vertice sul clima COP28 di Dubai, sono stati ufficialmente chiusi ulteriori dossier Green Deal, come quello sui prodotti da costruzione, sulla due diligence aziendale e sulla riforma del mercato elettrico.

IL REGOLAMENTO SUI PRODOTTI DA COSTRUZIONE

Secondo l’ultimo Green Brief a cura di Frédéric Simon, il regolamento sui prodotti da costruzione, concordato lo scorso 13 dicembre, è probabilmente il meno attraente, ma è di importanza strategica dal momento che viene utilizzato negli edifici, da dove nasce il 36% delle emissioni dell’Unione europea.

LA DUE DILIGENCE AZIENDALE

Per quanto riguarda la Due diligence aziendale, il 14 dicembre gli europarlamentari, dopo una sessione durata tutta la notte, hanno raggiunto un accordo di compromesso sulla direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (CSDDD). L’accordo esenta parzialmente il settore finanziario dalle nuove regole, con le attività di investimento e prestito delle banche che sono escluse dall’ambito di applicazione del CSDDD. Le banche dovranno comunque svolgere la due diligence sulle loro attività upstream. L’accordo prevede che le aziende debbano rispettare degli standard più severi sul clima e adottare dei piani climatici.

LA RIFORMA DEL MERCATO ELETTRICO UE

Un altro tema caldo è stata la riforma del mercato elettrico, la cui trattativa, dopo mesi di durissime negoziazioni – soprattutto tra Francia e Germania – si è conclusa il 14 dicembre 2023. La riforma puntava a stabilizzare i prezzi dell’elettricità, dopo la crisi energetica del 2022, promuovendo i contratti a lungo termine. Questi ultimi si dividono in accordi di acquisto di energia (PPA) – che riguardano acquirenti e venditori privati – ​​o contratti per differenza (CfD), quando vi sono progetti energetici finanziati dalle autorità pubbliche.

In base all’accordo, i CfD – che prevedono un prezzo massimo e un prezzo minimo – diventeranno obbligatori appena i governi interverranno sul mercato per sostenere nuovi impianti di produzione di energia, come parchi eolici o centrali nucleari. Questo darà ai produttori di rinnovabili la garanzia che i prezzi non scenderanno al di sotto di una certa soglia, il che dovrebbe incoraggiare gli investimenti in nuova capacità eolica e solare.

Per le centrali elettriche esistenti, i CfD saranno però facoltativi. La Francia, ad esempio, potrà finanziare l’estensione della durata della sua attuale flotta di 53 reattori nucleari. È stata poi aggiunta una clausola speciale per la Polonia, che le consente di aggirare il tetto Ue alle emissioni di CO2 e di accendere le sue centrali a carbone in caso di crisi energetica.

DOMANI LA RIUNIONE INFORMALE DEI MINISTRI DELL’AMBIENTE

Intanto oggi, 16 gennaio, a Bruxelles si terrà la riunione informale dei ministri dell’Ambiente. Le discussioni si concentreranno su tre temi principali, considerati fondamentali per la presidenza belga del Consiglio Ue: adattamento e resilienza, economia circolare e transizione giusta.

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