I prezzi di gas e petrolio cadono a picco. In arrivo le nomine di 400 manager in 90 cda. Nessuna sorpresa nei nuovi vertici delle controllate di FS. La rassegna Energia
I prezzi di gas e petrolio cadono a picco. Il petrolio è sceso infatti sotto i 70 dollari al barile. Il gas, invece, ha raggiunto la cifra record di 40 euro per Megawattora sul mercato europeo. Una delle ragioni principali è l’incertezza dello scenario geopolitico internazionale, secondo Il Sole 24 Ore. In arrivo le nomine di 400 manager che siederanno nei 90 cda in scadenza. Una tornata importante perché sostituiranno i manager nominati nel 2022 da Draghi. Sembra destinato ad essere riconfermato Folgiero alla guida di Fincantieri, mentre Palazzo Chigi ragiona sull’operato degli altri tre ad in scadenza: Ricci di Sace, Venier di Snam e Gallo di Italgas. Nessuna sorpresa nei nomi dei nuovi vertici delle società controllate di Ferrovie dello Stato, nominati ieri. Aldo Isi è il nuovo ad di Rfi, Strisciuglio diventa amministratore delegato di Trenitalia, Serafino Lo Piano si aggiudica la poltrona di ad di Busitalia, Matteo Colamussi invece guiderà Fs Sistemi Urbani. Inoltre, Luigi Corradi sarà amministratore unico di Fs International, Paola Firmi e Maria Rosaria Sessa conquistano la presidenza rispettivamente di Rfi e Fs Sistemi Urbani. Infine, il nuovo presidente di Anas sarà Giuseppe Pecoraro. La rassegna Energia.
PREZZI DI GAS A PETROLIO A PICCO
“Petrolio sotto 70 dollari al barile, ai minimi da tre anni. E prezzi del gas in picchiata, inferiori a 40 euro per Megawattora sul mercato europeo, dove ieri c’è stato un tonfo di quasi il 9% al Ttf, stimolato anche dall’ipotesi di un ritorno del gas russo attraverso la rotta ucraina. A regnare sovrana in realtà è l’incertezza, con scenari geopolitici ed economici che diventano ogni giorno più confusi, condizionati dall’estrema volubilità dimostrata da Donald Trump. Minacce che non risparmiano nessuno, nemmeno gli alleati storici degli Stati Uniti. Dazi commerciali che vengono annunciati, imposti, rinviati, in qualche caso ritirati o alleggeriti. Paesi che entrano nel mirino di sanzioni ed altri per cui si prospetta in termini ancora vaghi una “grazia”. Parole e fatti concreti si affastellano in un vortice che disorienta anche gli osservatori più esperti e che ormai scoraggia qualsiasi strategia di investimento. Ed è soprattutto da questo che sembra dipendere la netta tendenza ribassista che si osserva sui mercati energetici: una discesa di prezzi salutare per consumatori e imprese, ma che non si fonda su presupposti rassicuranti. (…) I fondi d’investimento – che fino a tempo fa soffiavano sul fuoco dei rincari energetici – oggi riducono l’esposizione a questi mercati ed essenzialmente lo fanno chiudendo posizioni rialziste. Il fenomeno riguarda tanto il gas quanto il petrolio. Dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, lo scorso 20 gennaio, fino al 25 febbraio (quando si ferma la visibilità sui dati) gli hedge funds hanno liquidato contratti sul greggio per 239 milioni di barili, con vendite più accentuate per il Wti, scatenate forse anche dal timore di difficoltà nelle consegne in borsa per via dei dazi contro Canada e Messico, osserva John Kemp, analista indipendente. La posizione netta lunga (all’acquisto) sul greggio Usa si è ridotta in cinque settimane da 236 a 39 milioni di barili”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Quanto al gas, al Ttf il prezzo ieri è sceso a 37,86 euro per Megawattora, sui livelli dell’autunno scorso e in ribasso di oltre il 30% dai picchi di metà febbraio. Anche in questo caso un ruolo determinante l’hanno avuto gli speculatori, che hanno ridotto l’esposizione rialzista netta ai minimi da luglio. Il numero delle posizioni speculative “lunghe” – che si era spinto al record storico – è ora il più basso da tre anni, osserva Bloomberg. Ma questo non significa che i fondi abbiano cambiato orientamento in massa: in parte si sono semplicemente allontanati, come evidenziato dalle posizioni aperte (open interest), scese ai minimi da dieci mesi. «I trader stanno forse cercando di limitare i rischi visto che ci sono enormi incertezze riguardo all’accordo di pace Russia-Ucraina e al possibile ritorno del gas russo», osserva Han Wei, analista di BloombergNEF. A complicare ulteriormente gli scenari ci sono anche le politiche europee. La Commissione Ue ha attenuato il rigore sugli obblighi relativi alle scorte, ma solo in minima parte (…) nell’ambito delle trattative su difesa e Ucraina la Slovacchia sembra aver ottenuto un’apertura a cercare «soluzioni praticabili» per riattivare i flussi di gas via Ucraina”, continua il giornale.
IN ARRIVO 400 NOMINE IN 9O CDA
“Entra nel vivo la partita delle nomine di primavera. Il primo atto ieri mattina: una riunione di maggioranza al dicastero dell’Agricoltura è servita a mettere in fila le considerazioni iniziali. Un incontro non decisivo, ma volto a inquadrare i 400 nomi che siederanno nei 90 consigli di amministrazione in scadenza. (…) Questa volta le società sono di secondo livello, ma sono significative perché vanno a scadere i manager che erano stati nominati nel 2022 dall’esecutivo guidato da Mario Draghi. Il dossier nomine non dovrebbe finire sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio, ma già la settimana prossima potrebbe svolgersi un incontro tra i tre leader. (…) Le società controllate direttamente da Cdp sono Fincantieri (71,3%), Ansaldo Energia (99,5%), Cdp Real Estate (73%), Cdp Equity (100%) e Simest (76%), mentre attraverso Cdp reti sono da rinnovare i vertici di Snam e Italgas. In accordo con l’Eni, la Cdp dovrà poi decidere se mantenere alla guida di Saipem Alessandro Puliti”, si legge su La Repubblica.
“Nella galassia del Mef risultano in scadenza i cda di Sace, Invitalia, Arexpo, Stm (in accordo con i francesi), Eutalia e Giubileo 2025. (…) sembra assodata la conferma di Pierroberto Folgiero alla guida di Fincantieri. La poltrona su cui si addensano più nubi è quella di Roberto Tomasi in Aspi (…) Palazzo Chigi è intenzionato e rivedere con attenzione anche l’operato degli altri tre ad in scadenza: Alessandra Ricci di Sace, Stefano Venier di Snam e Paolo Gallo di Italgas”, continua il giornale.
FS, VIA LIBERA A NOMINE FS
“C’è il via libera alle nomine nelle società controllate di Ferrovie dello Stato. E, nella pratica, non c’è stata alcuna sorpresa nei nomi dei nuovi vertici. L’assemblea di Rfi ha nominato come amministratore delegato Aldo Isi. A Trenitalia il nuovo ad è Gianpiero Strisciuglio, all’Anas Claudio Andrea Gemme. Il nuovo ad di Italferr sarà Dario Lo Bosco, che lascia la presidenza di Rfi. A Busitalia Serafino Lo Piano sarà amministratore delegato, a Fs Sistemi Urbani l’ad sarà Matteo Colamussi. In modo analogo, l’assemblea di Ferservizi ha nominato Stefano Cervone come amministratore delegato. Di contro, l’assemblea di Fs International ha nominato quale amministratore unico Luigi Corradi. Due donne, Paola Firmi e Maria Rosaria Sessa, per la presidenza di Rfi e Fs Sistemi urbani. Giuseppe Pecoraro sarà presidente di Anas. (…) Si è chiuso il capitolo delle nomine delle controllate del colosso del trasporto ferroviario italiano. L’ultimo passaggio era avvenuto il 14 febbraio quando il gruppo aveva dato indicazione di nominare i cda delle controllate, subito dopo l’approvazione dei progetti di bilancio 2024”, si legge su La Stampa.
“Un completamento, quest’ultimo, che ha necessitato di un approfondimento tecnico legale per il passaggio di Giancarlo Strisciuglio da amministratore delegato di Rfi ad un’altra società di trasporto e che si è poi risolto con un via libera che è giunto ieri. Non facile è la partita che dovrà affrontare con la gestione della rete in un anno che si annuncia particolarmente complicato per l’enorme mole di lavoro di riammodernamento che le ferrovie stanno affrontando (…) Venendo al futuro, in Rfi e Ferservizi, le cariche scadranno con l’approvazione del bilancio 2025. Nelle altre società invece varranno per il triennio 2025-2027”, continua il giornale.