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Energia

Dl nucleare entro 2024 per 34 miliardi risparmi. Draghi: rete Ue ricarica Ev e disaccoppiamento prezzo gas. Panetta: Pnrr può tardare. Che c’è sui giornali

Pichetto (Mase): “Dl nucleare entro l’anno, produzione moduli dal 2030 per 34 miliardi di risparmi. Draghi chiede rete europea di ricarica auto elettriche. Panetta (Bankitalia): “Il Pnrr può ritardare”. La rassegna Energia

Il Mase accelera sul rilancio del nucleare: entro la fine dell’anno varerà un disegno di legge che consente l’avvio della sperimentazione e produzione di nuovi moduli nucleari dal 2030. Un dl che permetterà al nostro Paese di risparmiare fino a 34 miliardi di euro l’anno, secondo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Che fine faranno i rifiuti? “Le vecchie scorie potremmo lasciarle ancora in Francia e in Inghilterra, continuando a pagare un affitto, in attesa di portarle in un deposito geologico che sarebbe bello se fosse unico e europeo”, ha detto il ministro a La Stampa. Nel distretto lombardo dell’innovazione Mario Draghi ha lanciato un messaggio chiaro: l’Europa deve definire un piano europeo delle reti di ricarica di auto elettriche per non perdere circa 40 volte l’energia che produciamo e intraprendere una riforma del mercato dell’energia per il disaccoppiamento tra gas e altre fonti energetiche per abbassare i prezzi. Allungare i tempi del Pnrr non è un tabù, secondo il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta. Realizzare i progetti velocemente è importante, ma si può ritardare per non pregiudicarne l’efficacia, secondo Panetta. “È necessario assicurare un impiego efficiente delle risorse, anche preservando in futuro il metodo del Pnrr, che prevede obiettivi ben definiti, un costante vaglio delle modalità di utilizzo delle risorse e interventi a sostegno delle amministrazioni più deboli dal punto di vista gestionale”, ha detto il governatore di Bankitalia. La rassegna Energia.

ENERGIA NUCLEARE, PICHETTO: “DL ENTRO L’ANNO, PRODUZIONE DA 2030, 34 MILIARDI DI RISPARMI”

“Dopo il grido di allarme del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che chiede al governo una scelta coraggiosa perché il costo dell’energia è diventato insostenibile per le aziende italiane, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin annuncia che varerà un disegno di legge per il rilancio del nucleare. Così «il nostro Paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l’anno». Nel 2030 si passerà «dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari». (…) «La posizione dell’Italia è sempre stata chiara sul Green Deal: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Per due motivi essenzialmente: il primo è che non si è mai vista, se non nell’Unione Sovietica dei piani quinquennali, la politica che pretende di imporre i tempi e le tecnologie alla scienza. Il secondo è dato dalla natura profondamente diversa dei Paesi che compongono l’Europa. L’Italia quindi non mette in discussione né gli obiettivi di decarbonizzazione né i traguardi del 2030 e del 2050. Abbiamo invitato soltanto ad abbandonare l’ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo»”, si legge su La Stampa.

“(…) fermo restando che quello elettrico con ogni probabilità sarà il motore del futuro, non possiamo stabilire con legge, quindici anni prima, che dal 2035 non dovranno più essere prodotti i motori endotermici. Anche con l’utilizzo dei biocarburanti questi motori saranno in grado di garantire emissioni ridotte. Altrimenti vuol dire che non si fa la battaglia sul fine ma sul mezzo. La stessa cosa è sulle case green: l’obiettivo è costruire tutte le nuove case a emissioni zero e fare un piano ventennale di intervento sui vecchi edifici. Ancora una volta non mettiamo in dubbio l’obiettivo comune finale della neutralità climatica al 2050, ma chiediamo di poterlo raggiungere difendendo gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane»”, continua il giornale.

“«In questo momento si, l’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da affiancare all’energia prodotta dalle rinnovabili tradizionali. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dobbiamo eliminare progressivamente il carbone, il petrolio e infine il gas. Con le tecnologie di oggi non possiamo contare soltanto sulle rinnovabili perché non sono continuative e non abbiamo ancora le sufficienti capacità di accumulo, si sprecherebbe troppo per trasportare l’energia dal luogo in cui si produce a quello in cui principalmente si consuma. Ecco perché con una domanda di energia in continuo aumento abbiamo voluto nel nostro mix energetico del futuro il nucleare di ultima generazione che, ricordo, è stato inserito nella tassonomia europea come fonte green di produzione energetica». (…)
«Un anno fa, quando nessuno parlava ancora di questo tema, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha avviato la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile. I tecnici ci dicono che per i primi anni Trenta ci sarà la possibilità di passare dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari. Noi stiamo lavorando, senza alcun ritardo, per consentire all’Italia di farsi trovare pronta e preparata. Con la collaborazione del professor Giovanni Guzzetta penso che saremo pronti a presentare un disegno di legge di riordino della materia per la fine di quest’anno. Conto che possa essere discusso e approvato entro il 2025». (…) «Avranno un grande impatto perchè ci sono aziende italiane alla guida dei principali e più avanzati progetti di ricerca, attivi nel mondo nel campo della fissione avanzata e dell’energia da fusione. E poi perché saremo in grado di garantire energia al nostro sistema industriale a un costo concorrenziale: non possiamo più andare avanti con l’energia che costa il doppio rispetto al resto d’Europa. (…) «Le vecchie scorie potremmo lasciarle ancora in Francia e in Inghilterra, continuando a pagare un affitto, in attesa di portarle in un deposito geologico che sarebbe bello se fosse unico e europeo. Il vero problema sono i rifiuti di bassa e media intensità, soprattutto di origine sanitaria, che produciamo quotidianamente. Per quelli abbiamo il dovere di trovare la soluzione con uno o più depositi nazionali»”, continua il giornale.

ENERGIA, DRAGHI: “SERVE RETE UE RICARICA AUTO E DISACCOPPIAMENTO GAS ALTRE FONTI

“Mario Draghi arriva nel distretto lombardo dell’innovazione, il Kilometro Rosso, il parco scientifico che si affaccia sulla A4 in direzione Bergamo, con un messaggio forte e chiaro per la platea di imprenditori e ricercatori: si può fare. L’Europa sarà più forte se passa subito all’azione, dice il «professor Draghi» come lo chiama Alberto Bombassei, il presidente emerito e fondatore della Brembo, oggi in veste di padrone di casa. La creazione di un debito comune è una questione divisiva? Sulla governance è complicato accordarsi? «Quello che è importante ora è decidere cosa fare e quanto velocemente muoversi» dice Draghi rispondendo alle domande del direttore del «Corriere» Luciano Fontana. «Molto può essere fatto dalla Commissione europea, che ha già dato prova di grande disponibilità, questo è già un grosso passo avanti. La presidente von der Leyen — aggiunge — ha già dato indicazioni in merito ai commissari. Poi ci sono le iniziative che possono essere prese dai singoli Paesi. Se non da tutti, da gruppi di Paesi, magari in alcuni settori, come la difesa o lo spazio»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“(…) all’indomani dell’assemblea di Confindustria che ha fatto emergere i malumori della manifattura verso le politiche ambientali europee, il Green Deal, Draghi tiene a chiarire che «(…) Il problema, casomai, è il disallineamento delle politiche che devono essere invece simultaneamente finalizzate alla competitività e alla decarbonizzazione». All’industria dell’auto è stato chiesto di rispettare alcuni obiettivi, «ma non è stato chiesto lo stesso ai fornitori di energia che avrebbero dovuto realizzare le reti per la ricarica». E dunque ora «serve un piano europeo delle reti perché se questo non avverrà perderemo circa 40 volte l’energia che produciamo». In tema di costi, «occorre una riforma del mercato dell’energia che porti al disaccoppiamento tra il gas e le altre fonti energetiche. Più acceleriamo la decarbonizzazione, maggiore sarà la quantità di energia prodotta dalle rinnovabili, quindi in linea di principio a prezzi molto più bassi, ma non basta»”, continua il giornale.

“Draghi affronta al Kilometro Rosso i principali capitoli del Rapporto. Gli investimenti? «La stima degli 800 miliardi all’anno si riferisce agli impegni già presi dalle istituzioni, la Commissione e la Bce e in qualche caso già approvati da governi e Parlamenti. Non si tratta di investimenti nuovi». Poter finanziare questa mole di investimenti passa dalla realizzazione del mercato unico dei capitali: «E sono ottimista, andremo avanti», afferma Draghi. Quanto alle dinamiche sui mercati delle merci, «la politica è entrata negli scambi commerciali e l’Europa resta l’area più esposta». Noi non siamo nella condizione di «erigere muri tariffari come fanno gli Stati Uniti. Noi dobbiamo chiederci, caso per caso, volta per volta, qual è la risposta al dazio». (…) Aprendo i lavori, Bombassei ha ricordato la recente «e sorprendente» esclusione dei parchi scientifici e tecnologici dai finanziamenti del Pnrr con «il governo che non ne riconosce la piena rilevanza per l’innovazione e il trasferimento tecnologico»”, continua il giornale.

PNRR, PANETTA (BANKITALIA): “SE NECESSARIO ALLUNGARE TEMPI”

“L’economia del Mezzogiorno va benino, ma potrebbe e dovrebbe andare meglio. Molto meglio. Diciamola così: eppur si muove, per citare il titolo dell’intervento del governatore di Banca d’Italia Fabio Panetta a Catania in occasione della tappa siciliana di “In viaggio con la Banca d’Italia”. (…) ci sono parecchi indizi (non prove, dice Panetta) di un possibile miglioramento della capacità competitiva dell’economia, ci sono le risorse economiche, ci sono settori di grande potenzialità di sviluppo (microelettronica, farmaceutica, automotive, energia verde) ma, dice il governatore citando Donato Menichella, «nessun strumento, per quanto ben concepito, può dare risultati utili se non è affidato a mani sapienti e a coscienze rette». E non è un punto di secondo piano, questo richiamo alla qualità della classe dirigente”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) «Il divario che affligge il nostro Paese – dice – non può essere colmato con misure di natura assistenziale e con una mera azione redistributiva, ma richiede politiche volte a stimolare lo sviluppo delle regioni meridionali». Le risorse ci sono: dal Pnrr ai Fondi di coesione. (…) Per quanto riguarda il Pnrr, i progetti vanno fatti bene, «se li facciamo solo per spendere i soldi vedremmo una fiammata e poi continueremmo a fare convegni per spiegare perché il Sud non cresce – dice Panetta -. È essenziale realizzare i progetti speditamente, per stimolare l’economia meridionale in una fase di debolezza del ciclo internazionale. Ma non al costo di pregiudicarne l’efficacia»”, continua il giornale.

“No dunque alla spesa ad ogni costo: «Qualora a causa dell’ingente ammontare degli investimenti insorgesse un conflitto tra i due obiettivi – efficacia e rapidità – sarebbe preferibile salvaguardare il primo e valutare la possibilità di concordare, per queste regioni, un allungamento dei tempi di realizzazione dei progetti – dice il governatore di Bankitalia -. È necessario assicurare un impiego efficiente delle risorse, anche preservando in futuro il metodo del Pnrr, che prevede obiettivi ben definiti, un costante vaglio delle modalità di utilizzo delle risorse e interventi a sostegno delle amministrazioni più deboli dal punto di vista gestionale». (…) Il governatore della Banca d’Italia sottolinea «con cautela» i fattori positivi dell’economia meridionale di questi anni, che sono «indizi non prove», e per guardare avanti alle ingenti risorse «comunitarie, che possono essere incrementate attraendo capitali privati». E poi: «Le regioni meridionali – osserva Panetta – garantiscono condizioni di stabilità geopolitica ed economica, sono prossime ai maggiori centri economici europei e al Mediterraneo; sono dotate di una forza lavoro sottoutilizzata e di poli scientifici di qualità». Altro fattore di pregio sono i vantaggi nella produzione delle rinnovabili”, continua il giornale.

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