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Eni blinda il gas USA. Attacchi in Iraq e le vere mire dei raid in Iran: i fatti della settimana

L’accordo di Eni con Venture Global, gli attacchi con droni a giacimenti petroliferi nel Kurdistan iracheno e il successo solo parziale dei raid aerei americani sui siti nucleari iraniani nei fatti della settimana di Marco Orioles

Eni sigla un accordo ventennale con la statunitense Venture Global per la fornitura di GNL, una mossa strategica per diversificare le forniture energetiche europee. Contemporaneamente, il Medio Oriente è scosso da attacchi con droni a giacimenti petroliferi nel Kurdistan iracheno, attribuiti a milizie filo-iraniane, che hanno fermato la produzione e aumentato le tensioni. Intanto, un’inchiesta di NBC News rivela il successo solo parziale dei raid aerei americani sui siti nucleari iraniani. Secondo fonti di intelligence, solo il sito di Fordow è stato gravemente danneggiato, mentre gli altri potrebbero riprendere l’arricchimento in pochi mesi, smentendo la narrativa di “distruzione totale” promossa dall’amministrazione Trump.

ACCORDO ENI-VENTURE GLOBAL PER IL GNL

Come riporta Reuters, Eni ha appena siglato un accordo ventennale con Venture Global per l’acquisto di 2 milioni di tonnellate annue (MTPA) di GNL dal progetto CP2 LNG, situato a Cameron Parish, Louisiana. Si tratta, sottolinea l’agenzia di stampa, del primo contratto a lungo termine di Eni con un produttore statunitense di GNL, in un passo strategico per diversificare le forniture energetiche europee e rafforzare le relazioni commerciali tra Italia e Stati Uniti, come auspicato dalla premier Giorgia Meloni ad aprile durante un incontro con Trump. Il progetto CP2 LNG, in fase di sviluppo lungo il Calcasieu Ship Channel, avrà una capacità produttiva fino a 28 MTPA, di cui 13,5 MTPA della Fase 1 già contrattati con clienti in Europa, Asia e altre regioni. Secondo quanto riportato dal portale NS Energy, il GNL sarà trasportato tramite la pipeline CP Express, lunga circa 150 km, che collega punti di approvvigionamento in Texas orientale e Louisiana sud-occidentale, con una capacità di 4 miliardi di piedi cubi di gas naturale al giorno. L’avvio delle operazioni è previsto entro la fine del decennio. Come sottolinea Reuters, l’accordo supporta l’obiettivo di Eni di raggiungere 20 MTPA di volumi contrattati di GNL entro il 2030, rafforzando il suo portafoglio e il business del trading. Per Venture Global, questo contratto rappresenta un passaggio significativo, consolidando la sua leadership nel mercato energetico globale, come sottolineato dal CEO Mike Sabel, che ha evidenziato l’importanza dell’Italia come partner commerciale. Come informa NS Energy, a maggio Venture Global ha ottenuto 3 miliardi di dollari in finanziamenti da 19 banche per coprire i costi di produzione e approvvigionamento del progetto CP2. Nello stesso mese, la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) ha inoltre emesso una valutazione ambientale finale per CP2 e CP Express, superando le preoccupazioni sulla qualità dell’aria sollevate in una sentenza del caso Healthy Gulf v. FERC. A giugno 2025, ricorda ancora NS Energy, Venture Global ha poi ricevuto le autorizzazioni definitive da FERC e dal Dipartimento dell’Energia Usa, avviando i lavori sul sito. Il progetto CP2 genererà un impatto economico significativo, con circa 7.500 lavoratori diretti durante il picco della costruzione e 3.000 posti di lavoro in Louisiana, di cui 400 permanenti, oltre a opportunità indirette in oltre 30 stati americani. Come rimarca Reuters, l’accordo, definito “altamente vantaggioso” da Eni, contribuirà anche alla diversificazione delle forniture di gas per l’Europa.

ATTACCHI CON DRONI COLPISCONO HUB PETROLIFERO CURDO IN IRAQ

Come riferisce Reuters, un attacco con droni ha colpito il giacimento petrolifero di Sarsang, nella regione curda dell’Iraq, gestito dalla compagnia statunitense HKN Energy, costringendo alla sospensione della produzione come misura precauzionale dopo un’esplosione. L’attacco, avvenuto martedì mattina, è stato confermato dalle autorità curde come un’azione condotta da un drone proveniente, secondo fonti di sicurezza, da aree controllate da milizie sostenute dall’Iran, sebbene nessun gruppo, come sottolinea l’agenzia di stampa, abbia rivendicato la responsabilità. Non si registrano vittime, e le squadre di emergenza hanno contenuto i danni, con indagini in corso per valutare l’entità dell’impatto. Poche ore dopo, tuttavia, il vicepresidente di HKN, Matthew Zais, firmava a Baghdad un accordo preliminare con il ministro del Petrolio iracheno Hayan Abdel-Ghani per sviluppare il giacimento di Himreen, alla presenza dell’ambasciatore USA Steven Fagin, che ha condannato gli attacchi, definendoli una minaccia alla sovranità irachena e agli investimenti esteri. Il giorno successivo, secondo quanto riportato dall’Associated Press, altri attacchi con droni hanno colpito i giacimenti di Tawke e Peshkabir, gestiti dalla norvegese DNO ASA, e il giacimento di Baadre, nel distretto di Sheikhan, senza causare feriti ma danneggiando infrastrutture. Il ministero delle Risorse Naturali curdo ha denunciato che questi attacchi mirano a destabilizzare l’economia della regione e la sicurezza dei lavoratori del settore energetico, chiedendo l’intervento delle autorità federali. La regione curda dell’Iraq è un hub energetico strategico, producendo secondo i dati EIA del 2023 circa 500 mila barili di petrolio al giorno, pari al 10% circa della produzione nazionale irachena. I giacimenti di Sarsang, Tawke e Peshkabir sono in particolare cruciali per l’export verso la Turchia tramite l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan, contribuendo significativamente all’economia curda e agli investimenti esteri. Tuttavia, l’esperto Hamza al-Jawahiri ha sottolineato all’AP che l’impatto sul mercato globale è limitato, grazie alla grande capacità produttiva del sud dell’Iraq. Gli attacchi di questa settimana, attribuiti da alcune fonti curde alle cosiddette Forze di Mobilitazione Popolare, una milizia sostenuta dall’Iran, accentuano in ogni caso le tensioni tra Baghdad e il governo curdo, rischiando, sottolinea ancora l’agenzia di stampa Usa, di scoraggiare gli investitori stranieri in un’area già segnata da instabilità geopolitica.

ATTACCHI USA IN IRAN: SUCCESSO PARZIALE A FORDOW E DUBBI SU NATANZ E ISFAHAN SECONDO LE RIVELAZIONI DI NBC NEWS

Secondo un articolo di NBC News apparso ieri, gli attacchi militari americani su tre siti di arricchimento nucleare in Iran (Fordow, Natanz e Isfahan) hanno avuto risultati misti. Fonti ufficiali ed ex funzionari Usa ascoltati dall’emittente, che citano una recente valutazione dell’intelligence americana, riferiscono che il sito di Fordow è stato gravemente danneggiato, con un ritardo stimato di due anni per le capacità di arricchimento iraniane in quel sito. Tuttavia, i danni a Natanz e Isfahan sono stati secondo le stesse fonti meno significativi, con la possibilità che l’Iran riprenda l’arricchimento nucleare in pochi mesi, se lo desiderasse. Questa valutazione, condivisa con membri del Congresso, funzionari del Dipartimento della Difesa e alleati, contrasta con le dichiarazioni pubbliche dell’amministrazione Trump, che ha descritto l’operazione Midnight Hammer come un successo spettacolare, sostenendo che le strutture nucleari iraniane siano state “completamente e totalmente distrutte”. Il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, e la portavoce della Casa Bianca hanno ribadito più volte questa narrativa, definendo le capacità nucleari iraniane “distrutte” e sottolineando la sicurezza globale garantita dall’azione di Trump. Le rivelazioni di NBC News, basate su fonti interne e immagini satellitari, mettono in discussione la narrativa di successo totale promossa da Usa e Israele, suggerendo una situazione più sfumata e la possibilità di ulteriori conflitti se l’Iran cercasse di ricostruire le sue capacità nucleari. Mentre Trump e i suoi portavoce insistono sulla distruzione totale, l’intelligence suggerisce che i siti di Natanz e Isfahan, con strutture sotterranee difficilmente raggiungibili persino dai potenti ordigni GBU-57, potrebbero essere ancora operativi. Inoltre, sottolinea ancora NBC News, il piano originale di CENTCOM – il comando unificato delle forze armate Usa – prevedeva un’operazione più estesa, con attacchi a ulteriori siti per diverse settimane, ma Trump lo ha respinto per evitare un’escalation e perdite significative. L’intelligence indica che gran parte dell’uranio arricchito a Isfahan e Fordow è sepolto, rendendone l’accesso complesso, ma Israele ritiene che parte di esso sia ancora intatta, anche se irraggiungibile, e minaccia nuovi attacchi se l’Iran tenterà di recuperarlo.

 

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