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Eni

Descalzi: Periodo più complesso in 70 anni per settore Oil&Gas

Eni ha presentato la trimestrale dalla quale emergono le difficoltà legate alla pandemia covid-19. Rivisto il piano industriale 2020-2021

Nel primo trimestre dell’anno Eni ha registrato una produzione di idrocarburi pari a 1,774 milioni di barili al giorno, con un calo del 3,6% rispetto al primo trimestre 2019. È quanto emerge da una nota diffusa al termine del cda che ha approvato i risultati dei primi tre mesi. Al netto dell’effetto prezzo – precisa l’azienda – la variazione è spiegata per il 50% dalla riduzione di produzione in Libia dovuta agli effetti di un fattore contrattuale, cause di forza maggiore e minori attribuzioni in rapporto alla minore spesa, i cui effetti hanno più che compensato i contributi di portafoglio (Norvegia). Il rimanente 50% è legato all’effetto di riduzione della domanda gas (principalmente Egitto).

RISULTATI DEL TRIMESTRE PENALIZZATI DA CADUTA PREZZI E COVID-19

A livello di numeri, avverte Eni, i risultati del trimestre risultano “penalizzati dall’effetto combinato della crisi economica indotta dal COVID-19 e dalla caduta dei prezzi dell’energia”. In questo senso l’Utile operativo adjusted si è attestato a 1,31 miliardi, (-1 miliardo pari a -44%, rispetto al trimestre 2019). Ma al netto dell’effetto scenario di -1,1 miliardi e degli impatti del COVID-19 di -0,15 miliardi, la performance è stata positiva per +0,2 miliardi, +16%). L’Utile netto adjusted è stato di 59 milioni mentre il risultato netto si è posizionato su una perdita netta di 2,93 miliardi (utile netto di 1,1 miliardi nel trimestre 2019) determinata principalmente dall’allineamento del valore delle scorte ai prezzi correnti. Inoltre negli special item sono compresi anche svalutazioni di asset oil&gas e fair value negativi dei derivati privi dei requisiti formali per essere trattati in hedge accounting indotti anch’essi dall’effetto scenario.

Il flusso di cassa netto da attività operativa – prima della variazione del circolante ed escludendo l’utile/perdita di magazzino – è stato pari a 1,95 miliardi (-43% vs. corrispondente periodo 2019). La flessione è dovuta per 1,5 miliardi all’effetto scenario e alla variazione non cash del fairvalue di derivati, per 0,15 miliardi agli impatti COVID-191 e per +0,2 miliardi alla performance, ha sottolineato Eni. Infine si sono registrate una generazione di cassa operativa di circa 1 miliardo (-54%), con un assorbimento di cassa da capitale circolante tipico del primo trimestre dell’anno dovuto principalmente alla stagionalità delle vendite, investimenti netti a1,9 miliardi, finanziati interamente dal flusso di cassa ante variazione circolante al costo di rimpiazzo. E un indebitamento finanziario netto a 18,7 miliardi (€12,9 miliardi ante lease liability – IFRS 16) in aumento di circa 1,6 miliardi (+9%) rispetto al 31 dicembre 2019.

DESCALZI: PERIODO PIU’ COMPLESSO DEGLI ULTIMI 70 ANNI PER L’ECONOMIA MONDIALE

“Il periodo che stiamo vivendo dallo scorso marzo è per l’economia mondiale il più complesso degli ultimi 70 anni e oltre – ha commentato l’ad di Eni Claudio Descalzi -. Per l’industria energetica, ed in particolare per l’Oil&Gas, la complessità è ancora maggiore dato il sovrapporsi degli effetti della pandemia al crollo del prezzo del petrolio. Eni sta affrontando questo periodo contando su un’organizzazione operativa sicura per i suoi dipendenti, contrattisti e per le popolazioni dei Paesi ospitanti. D’altro canto, le persone Eni hanno dimostrato un’elevata capacità e disponibilità ad adattarsi alle condizioni di questo difficile momento, consentendo al Gruppo di lavorare in totale continuità. E di questo le ringrazio. Inoltre il portafoglio di business mostra di essere resiliente come mai in passato, mentre la struttura patrimoniale è molto solida, frutto del lavoro fatto negli ultimi anni. In particolare il portafoglio upstream ha un punto di pareggio competitivo ed è flessibile, consentendo la rimodulazione delle attività e degli impegni finanziari in funzione dell’evoluzione dello scenario. Il portafoglio mid-downstream sta reagendo bene alla crisi dei consumi, consuntivando un risultato operativo più alto di quello dell’analogo periodo 2019. Complessivamente il risultato operativo è risultato essere superiore alle aspettative del Mercato, mentre la generazione di cassa ante circolante finanzia gli investimenti di 1,9 miliardi. Lo stato patrimoniale gode di un bilanciamento ottimale ma soprattutto della disponibilità di 16 miliardi di liquidità che consentiranno al Gruppo di gestire con agio la contrazione dell’attività dovuta a prezzi e pandemia. Come tutti prevediamo un anno 2020 complicato, ma grazie ai nostri punti di forza contiamo di riprendere velocemente il cammino verso un modello di business sempre più redditizio e sostenibile tracciato nell’ultimo nostro piano strategico.”

ENI: RIVEDE PIANO 2020-2021 PER SALVAGUARDARE SOLIDITA’ BILANCIO

A causa dell’emergenza Covid-19, ENI ha “prontamente definito le proprie risposte allo scenario di crisi in atto rivedendo il piano industriale per il 2020 ed il 2021 con l’obiettivo di salvaguardare la solidità del proprio bilancio”. Sul fronte della liquidità la società è “ben posizionata per superare l’attuale downturn del mercato grazie alla resilienza del proprio portafoglio di asset oil&gas convenzionali a basso prezzo di break-even ed alla solidità della posizione finanziaria netta”. Al 31 marzo 2020, la compagnia dispone infatti di una riserva di liquidità di circa 16 miliardi di euro di cui 3,6 miliardi di attivi di tesoreria, 6,6 miliardi investiti in attività liquide, 1,1 miliardi di crediti finanziari a breve e 4,7 miliardi di linee di credito committed. Nell’outlook per l’anno in corso, ENI ritiene che a partire dal secondo semestre possa assumere la graduale ripresa dei consumi di olio, gas ed energia elettrica nel Mondo, ed in particolare nei mercati in cui ENI opera. Sulla base di questo quadro macroeconomico ENI ha aggiornato le previsioni del prezzo Brent riducendole a 45 e a 55 $/barile per il 2020 e per il 2021. Le previsioni del prezzo del gas al PSV sono state ridotte del 15% per il 2020 e del 30% per il 2021, quelle del margine di raffinazione del 18% per il 2020.

Nel dettaglio, quindi, la revisione del piano industriale prevede la riduzione dei capex per circa 2,3 miliardi di euro nel 2020, pari al 30% del budget originario, e programmata riduzione di ulteriori 2,5-3 miliardi nel 2021, pari al 30%-35% di quanto originariamente previsto per lo stesso anno a piano. La produzione 2020 è attesa a 1,75-1,80 mboe/g, in riduzione rispetto alle precedenti previsioni a causa dei tagli capex ed effetti COVID-19, riduzione domanda gas mondiale (anch’essa in parte collegata alla pandemia) ed estensione della forza maggiore in Libia per tutto il primo semestre. Le stime di produzione non comprendono gli effetti dei tagli OPEC+ recentemente annunciati ma non ancora declinati sui singoli campi. La revisione prevede anche una manovra capex concentrata quasi interamente nell’upstream con rifasatura di alcuni progetti, che potranno essere riavviati rapidamente al ripresentarsi delle condizioni ottimali consentendo il recupero della produzione correlata. Previste, poi, azioni diffuse di saving dei costi per circa euro600 milioni nel 2020. Mentre allo scenario 2020 di 45 $/barile è previsto un flusso di cassa ante variazioni del working capital adjusted di 7,3 miliardi di euro. Stimata una variazione del flusso di cassa di circa 180-190 milioni di euro per 1 $/barile di variazione del prezzo del petrolio Brent e di proporzionali variazioni dei prezzi del gas, applicabile per scostamenti di 5-10 $/barile rispetto allo scenario considerato, prima di ulteriori azioni correttive da parte del management ed esclude gli effetti sul flusso di dividendi da partecipazioni. L’utile operativo adjusted 2020 mid-downstream (G&P, R&M con ADNOC pro-forma e Versalis) è previsto a 0,6 miliardi di euro. Inoltre, viene sospeso il programma di acquisto di azioni proprie 2020. Sarà riconsiderato nel momento in cui la previsione del prezzo Brent per l’anno di riferimento, parametro per la decisione di attivazione del piano di buy-back, tornerà a essere almeno uguale a 60 $/barile.

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