Nuova tornata di audizioni delle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione
Oggi pomeriggio, nell’Aula delle Commissioni Attività produttive della Camera dei deputati, le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive hanno svolto audizioni in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Erano presenti il professor Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, Livio De Santoli, prorettore per la sostenibilità presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, Marianna Ginola, direttore divisione nucleare, fusione e ricerca scientifica di SIMIC, e Federico Maria Butera, professore emerito di fisica tecnica ambientale del Politecnico di Milano.
PARISI: L’ENERGIA SOLARE COSTA MOLTO MENO DELL’ENERGIA ATOMICA
“Ad oggi i costi dell’energia solare sono decisamente inferiori a quelli di altre fonti, tra cui il nucleare”. Lo ha dichiarato Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
“I costi dei pannelli solari, inoltre, stanno calando del 10% l’anno”, ha aggiunto Parisi, spiegando che “ci sono enormi spazi liberi nelle città dove è possibile installare il solare, ad esempio nelle campagne (anche tramite l’agrivoltaico). I costi del nucleare, invece, stanno aumentando, anche a causa della necessità di regolamentazione sulla sicurezza. Se guardiamo agli Stati Uniti, ad esempio, il costo dell’energia solare per gli impianti domestici è una minima parte rispetto al costo dell’installazione, e questo vale anche in Italia. Se li valutiamo su una scala europea, Italia, Grecia e Spagna sono indubbiamente i migliori Paesi dove installare energia solare, mentre sarebbe una politica insensata installarla in Germania”.
PARISI: NUCLEARE NON RISOLVERÀ PROBLEMA DI ECCESSO ELETTRICITÀ PRODOTTA A METÀ GIORNATA
“In Italia abbiamo dei problemi che non riusciamo a risolvere. Sono moltissimi anni che si parla di un deposito nazionale per le scorie nucleari, ma non solo non siamo ancora riusciti a costruirlo, ma nemmeno a decidere dove installarlo”. Lo ha dichiarato Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
“Per quanto riguarda il nucleare di quarta generazione – ha aggiunto Parisi -, potrebbe essere importante, ma dobbiamo ricordarci che ad oggi non c’è nessun prototipo funzionante su larga scale e che si tratta di un’evoluzione di un reattore del tipo Superphénix che sta in Francia. Quest’ultimo, dopo esser stato costruito, ha avuto una serie di incidenti per diversi anni ed è stato chiuso proprio per questa ragione.
Dal momento che in California – che è molto più avanti di noi nella produzione di energia da fonti rinnovabili – c’è una sovrapproduzione di energia a metà giornata e il costo dell’elettricità diventa negativo, qualcuno pensa che il nucleare possa essere utile come fonte alternativa da collegare all’elettrico. Sfortunatamente però non è così, il nucleare ha una flessibilità estremamente bassa: una centrale nucleare è costretta a produrre, di giorno e di notte, quasi la stessa quantità di energia. Il nucleare non risolve il problema dell’eccesso di energia elettrica prodotta a metà giornata che probabilmente avremo in futuro, anche se non un futuro vicinissimo”.
“Un Paese come il nostro – che è uno dei Paesi industrializzati in Europa con la maggior quantità di luce solare – dovrebbe puntare sul solare perché in Italia è molto più produttivo e competitivo rispetto al solare prodotto in Germania, in Norvegia o in Francia”. Lo ha dichiarato Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
NUCLEARE, DE SANTOLI: SERVIREBBERO ANALISI DI STRATEGIA ENERGETICA INDIPENDENTI
Sul nucleare “il ruolo dell’università è importante. In Italia abbiamo 6 università con corsi di studi sull’ingegneria nucleare, incluso quello che presiedo io a La Sapienza, che si chiama ‘ingegneria energetica’. La ricerca sul nucleare non è mai stata interrotta, ma bisogna potenziarla: serve un contributo da parte del ministero”. Lo ha dichiarato Livio De Santoli, prorettore per la sostenibilità dell’Università degli studi di Roma La Sapienza, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
“Per quanto riguarda invece i costi del nucleare rispetto a quelli di altre fonti energetiche – ha aggiunto De Santoli -, l’obiettivo del 2030 è importante perché, se riusciremo a raggiungere il 63,5% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, avremo un beneficio importante in bolletta. Una proposta che si potrebbe fare è di mettere in campo delle analisi di strategia energetica indipendenti, sentendo un po’ tutti gli attori e facendo poi una sintesi, con l’obiettivo finale di ottimizzare il costo dell’energia, su cui siamo tutti d’accordo”.
Infine, sul fronte autorizzativo, “per evitare ritardi e costi, occorre prevedere delle strategie di standardizzazione molto precise e dettagliate, i progetti devono seguire delle linee guida precise; serve poi la semplificazione dei processi autorizzativi, perché attualmente per produrre 1 kWh di nucleare passano 10 anni”.
GINOLA (SIMIC): LE AZIENDE ITALIANE HANNO BISOGNO DI RESTARE COMPETITIVE
“Il nucleare, sia da fissione che da fusione, per noi rappresenta un pilastro strategico per garantire una fonte energetica stabile, competitiva e basso impatto ambientale”. Lo ha dichiarato Marianna Ginola, direttore divisione nucleare, fusione e ricerca scientifica di SIMIC, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
Secondo Ginola, “il panorama internazionale offre grandi spunti di riflessione per l’Italia e anche opportunità concrete. Nel settore della fusione, ad esempio, il ruolo del progetto ITER e delle startup è cruciale. ITER è simbolo della collaborazione internazionale nel campo della fusione e rappresenterà uno dei primi passi verso una fonte di energia pulita ed inesauribile. In questo ambito le startup del settore privato giocano un ruolo complementare ed innovativo, con un approccio dinamico e orientato anche alla riduzione dei tempi di sviluppo. Anche la fissione sta vivendo una rivoluzione, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie come SMR e AMR, con i primi SMR raffreddati ad acqua che potrebbero essere già sul mercato a partire dai primi anni 2030. Finora, grazie alla partecipazione a progetti internazionali, molte aziende italiane hanno potuto mettere in gioco le proprie capacità, investendo in formazione, ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica. Ora, però, le aziende italiane hanno bisogno anche di restare competitive per poter continuare a misurarsi con successo sui mercati mondiali. L’industria ha bisogno di progetti per continuare a crescere, dare lavoro ai nostri giovani e innovare”.
BUTERA: IL NUCLEARE NON CONTRIBUISCE A RIDURRE IL COSTO DELL’ELETTRICITÀ PER GLI UTENTI FINALI
“Bisogna capire come integrare l’energia nucleare nel sistema delle rinnovabili, soprattutto in termini di costo. Dai dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia emerge che il kilowattora nucleare costa molto di più rispetto a quello delle fonti rinnovabili. Il confronto tra questi costi è però fuorviante per due ragioni: i costi per il nucleare valgono per un certo numero di ore all’anno in cui la fonte viene effettivamente utilizzata rispetto a quelle in cui potrebbe esserlo, oltre al fatto che confrontare una fonte programmabile con una non programmabile non ha molto senso”. Lo ha dichiarato Federico Maria Butera, professore emerito di fisica tecnica ambientale del Politecnico di Milano, durante le audizioni in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
“Altri studi – ha aggiunto Butera – mostrano che, per bassi valori del capacity factor, un impianto con turbina a gas alimentato con idrogeno può essere più conveniente di un impianto nucleare. Il nucleare è intrinsicamente inadatto a svolgere il ruolo di fonte complementare a quella solare ed eolica. Considerando le reali condizioni di operatività (basso capacity factor) e i dati forniti dalle più autorevoli fonti disponibili, l’opzione nucleare non sembra poter assicurare un costo del KWh inferiore a quello prodotto con fonti rinnovabili, anche se si aggiunge il costo dell’accumulo. Il nucleare, quindi, non contribuisce alla riduzione del costo dell’energia elettrica per gli utenti finali”.