Si prevede un’elevata volatilità dei prezzi dell’elettricità: i settori della chimica, i metalli, la carta, il legno e le TIC saranno i più grandi utilizzatori di energie rinnovabili secondo lo studio Coface
Secondo un recente , la crisi sanitaria da COVID-19 ha avuto un impatto negativo nel breve periodo con evidenti difficoltà nel medio-lungo periodo. Negli ultimi 20 anni, le rinnovabili si sono rapidamente rafforzate, in particolare nella produzione di energia, guadagnando crescenti quote di mercato a partire da fonti tradizionali come carbone, petrolio e nucleare. La crisi da COVID-19 ha avuto un impatto significativo su questo segmento del settore energetico, poiché la pandemia ha interrotto le catene di approvvigionamento e la disponibilità di manodopera.
Anche l’accesso ai finanziamenti è stato duramente colpito: i recenti avvenimenti, infatti, hanno interessato progetti già approvati, così come altri in programma.
Il calo della domanda e l’eccesso di offerta durante il periodo di lockdown in tutto il mondo hanno spinto al ribasso i prezzi dell’elettricità, e le utenze che utilizzano principalmente fonti energetiche tradizionali si trovano ad affrontare una “nuova realtà”. (LO STUDIO)
SI PREVEDE UN INCREMENTO DELLE RINNOVABILI
Si prevede un incremento dell’utilizzo delle energie rinnovabili anche da parte di altri settori, in particolare la chimica e i metalli, la cui attività li rende maggiormente inquinanti e – per questo – devono rispettare normative più severe. Questi settori devono anche adattarsi ad una sensibilità dell’opinione pubblica ai temi dell’inquinamento e alla crescente eventualità di azioni legali.
LA SINTESI DELLO STUDIO
Più nel dettaglio, lo studio suggerisce che negli ultimi anni, l’energia rinnovabile ha avuto un buon impulso, passando dal 21,8% della capacità elettrica totale installata a livello globale nel 2000 al 34,7% nel 2019. Un effetto a catena della pandemia di COVID-19 è il possibile calo delle emissioni di CO2 globali di circa l’8% su base annua (YoY) nel 2020, al livello di dieci anni fa. La Cina è il principale produttore di energia rinnovabile e un leader globale nella transizione energetica. In America Latina, l’integrazione delle rinnovabili nella rete (elettrica) non è più un optional. Catene di approvvigionamento: la pandemia di COVID-19 ha frenato l’aumento dell’utilizzo delle rinnovabili e provocherà la diminuzione della capacità produttiva del 13% nel 2020, dopo dieci anni di crescita costante. Si prevede un’elevata volatilità dei prezzi dell’elettricità: i settori della chimica, i metalli, la carta, il legno e le TIC saranno i più grandi utilizzatori di energie rinnovabili.
SVILUPPARE LE ENERGIE RINNOVABILI È UNA SCELTA OBBLIGATA
Secondo lo studio Coface, contestualmente alla pandemia di COVID-19, integrare le rinnovabili nella rete non rappresenta più un optional per i governi, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti, nonostante le notevoli difficoltà. È il caso soprattutto dell’America Latina, dove l’energia idroelettrica è sempre stata storicamente la più grande fonte di energia rinnovabile e dove lo sviluppo dei progetti sia fotovoltaici che eolici sta via via accelerando grazie alla loro economicità di costo. La Cina è il principale produttore di energia rinnovabile e un leader globale nella transizione energetica. Dall’inizio del 21° secolo, lo sviluppo dell’energia rinnovabile ha guadagnato una posizione significativa nel mix dell’elettricità globale. Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), l’adozione di fonti rinnovabili ha avuto un buon impulso, passando dal 21,8% della capacità elettrica totale installata a livello mondiale nel 2000 al 34,7% nel 2019, grazie al crescente consenso globale che ritiene insostenibile un’economia basata sul carbonio. Questo per il legame tra consumo energetico e cambiamenticlimatici2. Inoltre, la disponibilità e le riserve di combustibili fossili sono limitate e la volatilità dei prezzi può far aumentare le incertezze del mercato. Si evidenzia anche un notevole cambiamento nel mix di energie rinnovabili. Mentre nel 2000 l’energia idroelettrica rappresentava il 93% della capacità rinnovabile globale totale, nel 2019 questo rapporto è sceso al 47%,altre fonti, in particolare solare ed eolica, sono cresciute.
Secondo le stime dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), si prevede un calo delle emissioni di CO2globali di circa l’8% su base annua (YoY) nel 2020, al livello di dieci anni fa. Non si tratta di una conseguenza dello sviluppo delle rinnovabili, ma dell’effetto a catena della pandemia di COVID-19. Il settore delle energie rinnovabili, sebbene non sia immune dagli effetti di ricaduta della crisi sanitaria, potrebbe mostrare una maggiore resilienza rispetto alle energie fossili e ad altri settori.
IL CASO DELLA CINA
La Cina è uno dei paesi che mira a guidare questa transizione energetica in corso. Il piano Made in China 2025, pubblicato per la prima volta nel maggio 2015, cerca di trasformare la Cina da un produttore di beni di fascia bassa a un produttore di fascia alta. Questo richiede un incremento dell’uso di energia rinnovabile e promuove l’ingresso nella rete di fonti rinnovabili su larga scala. A titolo di riferimento, gli investimenti globali nelle energie rinnovabili nel 2017 erano pari a 279,8 mld di dollari,con la Cina che rappresentava il 45% (126,6 mld di dollari).Il rapido sviluppo delle energie rinnovabili cinesi mette in evidenza la crescente influenza geopolitica del paese. Gli investimenti cinesi in energie rinnovabili sono rivolti principalmente agli Stati membri dell’OCSE in Europa, piuttosto che alle economie in via di sviluppo; dal 2010 al 2017 gli investimenti dell’UE in uscita dalla Cina nell’energia eolica erano pari a 6,8 mld di dollari3. È improbabile che a lungo termine questa tendenza venga invertita dalla pandemia COVID 19
LE ENERGIE RINNOVABILI: IL CASO DELL’AMERICA LATINA
Già all’inizio del 21° secolo, molti paesi dell’America Latina ottenevano già la maggior parte della loro elettricità da fonti rinnovabili, grazie all’ampio “potenziale idraulico” del continente (la quantità di energia utilizzabile dalle acque dei fiumi per unità di tempo). Nel 2000, il 54% della matrice elettrica dell’America Latina era idroelettrica. Nei tre maggiori mercati energetici dell’America Latina -Brasile, Cile e Messico -la capacità elettrica rinnovabile ha registrato una crescita relativamente forte tra il 2000 e il 2019.Come in altri mercati globali, si prevede un forte impatto da parte del COVID-19 (rinvio degli investimenti e nuove aste di potere), poiché l’America Latina è stata trale regioni che hanno lottato maggiormente per controllare la pandemia. Tuttavia, a medio-lungo termine, nel complesso le prospettive globali per lo sviluppo delle energie rinnovabili rimangono positive. Il successo o fallimento futuro dipenderà dal contesto politico e normativo locale.
Lo studio spiega come il Cile sembri essere il mercato latinoamericano con la situazione più favorevole in termini di sviluppo delle energie rinnovabili per i prossimi anni. Secondo le stime del regolatore energetico cileno Comisión Nacional de Energía (CNE), il Paese ha il potenziale per sviluppare 40 GW di vento, 12,5GW di energia idroelettrica, oltre 1.000GW di solare e 2GW di energia geotermica. Con una solida reputazione normativa, il Cile dedica maggiore importanza alla transizione alla decarbonizzazione globale rispetto a Messico e Brasile.
SVILUPPO DELLE ENERGIE RINNOVABILI: MOLTEPLICI SFIDE ALL’ORIZZONTE
I progetti di infrastrutture per le energie rinnovabili sono in aumento fin dall’inizio degli anni 2000;prima dell’arrivo della pandemia, si prevedeva un altro anno di crescita costante nel 2020, ma lo shock del COVID-19 ha ribaltato le aspettative. Secondo l’AIE4, il COVID-19 ha limitato il costante aumento delle energie rinnovabili e anche la capacità produttiva dovrebbe diminuire del 13% nel 2020, dopo dieci anni di crescita costante. È probabile però che nel 2021 si registri una ripresa, con una crescita del 17%, principalmente grazie ai progetti rinviati che tornano online.
La riduzione attesa della capacità rinnovabile nel 2020 sarà maggiore in Europa, a causa dei rigidi lockdown in diversi paesi e di una minore propensione all’asta da parte degli investitori. A luglio, lo studio Bloomberg New Energy Finance (BNEF) ha rivelato che durante il primo semestre 2020, gli investimenti nelle decisioni di eolico offshore sono cresciuti del 319% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, spingendo gli investimenti globali nelle energie rinnovabili al5%. Tuttavia, l’eolico onshore, che rappresentano la maggior parte della capacità rinnovabile in Europa, sono diminuiti rispettivamente del 12% e del 21%. I progetti eolici offshore erano più importanti, poiché il loro costo è diminuito continuamente dal 2012 e i costruttori si sono affrettati nel beneficiare dei sussidi cinesi che dovrebbero terminare nel 2021.I lockdown in tutto il mondo hanno quasi interrotto le catene di approvvigionamento: infatti, i confinamenti hanno portato all’interruzione dell’intera catena del valore globale dal momento che numerosi impianti sono stati chiusi per motivi di sicurezza, in particolare in Cina, importante attore globale nella generazione di energia rinnovabile.
Anche la carenza di manodopera è stata cruciale, poiché molti paesi hanno chiuso i confini ai lavoratori stranieri. Si stima che queste carenze si dissolveranno gradualmente verso fine anno con la riapertura degli impianti. L’impatto sarà ancora visibile fino alla fine dell’anno per molti progetti in corso.
ELEVATA VOLATILITÀ DEI PREZZI DELL’ELETTRICITÀ IN PROSPETTIVA
La crescita economica ha risentito dell’improvviso moltiplicarsi dei lockdown in diverse parti del mondo, con un rallentamento nel consumo di elettricità, soprattutto in molti mercati emergenti, dove il settore manifatturiero non è maturo e ad alta intensità energetica. I paesi OCSE si trovano dalla parte opposta dello spettro, in cui l’attività economica dipende meno dall’uso dell’energia, grazie alla maggiore efficienza del settore manifatturiero e alla preponderanza del settore dei servizi5. Questa discrepanza è ben nota, e la recessione, prevista da Coface per il 2020 in molti paesi, sarà comunque seguita da una minore domanda di elettricità. L’Europa rimarrà una centrale energetica rinnovabile anche dopo la pandemia?L’Unione Europea ha promesso un piano pluriennale per rendere l’economia sostenibile, utilizzando le proprie risorse in modo più efficiente e combattendo l’inquinamento. Le energie rinnovabili sono uno degli obiettivi principali,infatti la Commissione europea (CE) ha affermato che spingerà per una loro maggiore integrazione nelle varie reti elettriche dei blocchi e per finanziare ricerca e sviluppo. Sebbene nel complesso queste proposte siano state accolte calorosamente dall’industria delle energie rinnovabili, non sono state considerate all’altezza di ciò che l’industria considerava una vera risposta alle sfide del COVID-19. I produttori stanno sollecitando la CE e gli Stati membri ad agevolare le autorizzazioni e l’accesso ai finanziamenti. Al momento,non ci sono approfondimenti dettagliati sui piani di sviluppo delle energie rinnovabili nel progetto paneuropeo di recupero verde annunciato a giugno 2020.
CONTROLLARE L’INTEGRAZIONE DELLE ENERGIE RINNOVABILI NELLA RETE
Esiste una percezione diffusa (e non necessariamente veritiera) che le energie rinnovabili abbiano un impatto negativo sui servizi pubblici. La mancanza di una produzione continua di elettricità rinnovabile ha spinto le società di servizi pubblici a commissionare “impianti di backup” (principalmente gas naturale), soprattutto a sostegno dell’energia eolica. Infatti, bilanciando l’elettricità con i paesi vicini, le reti elettriche su larga scala possono contrastare l’effetto negativo dell’intermittenza. La mancanza di produzione continua di elettricità in termini di energie rinnovabili, in particolare quando la domanda è più elevata, ha un impatto sulla redditività delle utenze, portando le aziende di tutto il mondo a proporre l’integrazione di accumulatori elettrici per uniformare l’offerta e soddisfare la domanda.
Gli accumulatori elettrici potrebbero cambiare le regole del gioco, come già avviene nel settore automobilistico con la crescita dei veicoli elettrici e ibridi plug-in. Uno dei motivi alla base di questa scelta diffusa è la possibile diminuzione del costo delle batterie nel prossimo decennio, poiché sempre più aziende si affrettano a sviluppare la propria fornitura con conseguenti economie di scala. Le batterie saranno integrate nelle reti di servizi a supporto del bilanciamento dell’intermittenza.
I PRODOTTI CHIMICI, I METALLI, LA CARTA, IL LEGNO E LE TIC SARANNO I MAGGIORI UTENTI DI ENERGIA RINNOVABILE
L’approvvigionamento aziendale di generazione di elettricità da fonti rinnovabili è in aumento, in particolare in Europa, Asia e Nord America, ma anche nei paesi emergenti. Secondo uno studio del 2018 dell’IRENA9, i principali settori che si riforniscono di elettricità da fonti rinnovabili sono le attività legate ai materiali, vale a dire principalmente prodotti chimici, legno (produzione di pasta di legno), carta, miniere e metalli. Questo principalmente perché l’intensità del capitale e gli aspetti inquinanti delle loro operazioni li spingono non solo verso le energie rinnovabili, a causa di una regolamentazione più severa, ma anche per l’impatto di attivisti e opinione pubblica; inoltre, le rinnovabili li aiutano a ridurre significativamente i costi.
La responsabilità sociale d’impresa (CSR) è un fattore estremamente importante nella reputazione delle imprese e contribuisce a un’immagine positiva del brand. Valori di CSR elevati aiutano anche a mitigare il rischio legale, in particolare quando proviene dalle associazioni ambientaliste, le cui azioni possono comportare seri danni,visto il numero crescente di investitori che cercano attivamente di disinvestire da settori altamente inquinanti. Il 39% circa dell’elettricità proveniente da fonti rinnovabili è auto-prodotta(per esempio nei settori ad alto consumo). Al momento, l’elettricità da fonti rinnovabili rappresenta solo una piccola parte di questo tipo di produzione, ma la percentuale dovrebbe crescere nei prossimi anni. Ad esempio, il gigante della vendita al dettaglio Amazon ha costruito e sta costruendo progetti fotovoltaici su larga scala negli Stati Uniti e in Cina.
“Nonostante gli impatti della pandemia in atto, il settore delle energie rinnovabili sembra offrire prospettive non del tutto negative per il medio-lungo termine”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo e Africa. “Lo confermano, ad esempio, le previsioni di un maggiore ricorso ad energia da fonti rinnovabili da parte di alcuni importanti settori industriali – come chimica e metalli – che mostrano approvvigionamenti in aumento. A questo fattore, inoltre, si unisce una crescente sensibilità, da parte di aziende e società civile, verso un consumo ed una produzione di energia responsabili, che contribuisce a dare ulteriore spinta e opportunità al comparto”, conclude De Martinis