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Ilva

Ex Ilva, governo dice no ad Arcelor. Sindacati: rischio bomba sociale

Fim, Fiom e Uilm respingono il nuovo piano di ArcelorMittal sull’ex Ilva nel giorno in cui scioperano 24 ore

Per il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il nuovo piano industriale di ArcelorMittal, che prevede 3200 esuberi, riduce la produzione e rinvia gli investimenti e non può essere accettato. Per Fiom, Fim e Uilm, che hanno proclamato uno sciopero di 24 ore, l’incontro con il governo è stato deludente e si fa sempre più concreto il rischio che esploda una bomba sociale. Un nuovo incontro, questa volta anche con i vertici di Arcelor Mittal, verrà convocato da Patuanelli per la prossima settimana. Il piano presentato dalla multinazionale, secondo il ministro dello Sviluppo economico, “è inaccettabile per due motivi: mette in discussione i livelli occupazionali e il piano d’investimenti, allungandone i tempi a dismisura”.

Lo stop è arrivato anche del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Il ministro è intervenuto nella call conference con i sindacati, i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria e i ministri Patuanelli e Nunzia Catalfo (Lavoro). “Questo piano per noi è inadeguato”, ha detto Gualtieri. “È evidente – ha aggiunto – che esiste il Covid ed è quindi legittimo, rispetto ad una pianificazione definita precedentemente, tenere conto di un evento che non può essere considerato inesistente, ma è altrettanto vero che questo piano va ben oltre un semplice adattamento del piano di marzo alle circostanze”.

LO SCIOPERO

Dalle 7 di questa mattina è incorso intanto nel siderurgico di Taranto e in tutto il gruppo ArcelorMittal uno sciopero di 24 ore indetto dalle sigle Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm per protestare contro il nuovo piano industriale 2020-2025 che la società ha presentato al Governo la scorsa settimana.

SINDACATI: UNICA CERTEZZA? GLI ESUBERI DEL PERSONALE

Fim, Fiom e Uilm dicono che “l’unica cosa certa contenuta all’interno del piano industriale sono gli esuberi del personale”. Complessivamente, si spiega, sono 5mila, tra Ilva in amministrazione straordinaria, 1800, perché non più riassunti e ricollocati da ArcelorMittal, e 3200 solo in quest’ultima società, che vuole ridurre a 7500 gli occupati nel gruppo. I sindacati parlano di “pesantissime ricadute sul piano occupazionale nel bacino degli appalti”.

UN SEGNALE AL GOVERNO

Inoltre, la protesta è anche un segnale al Governo perché Fim, Fiom e Uilm “ritengono inaccettabile l’atteggiamento del governo che continua a trattare con ArcelorMittal, una controparte che ha dato dimostrazione di essere un soggetto inaffidabile e che non rispetta gli impegni sottoscritti continuando a rinviare gli investimenti sulle innovazioni tecnologiche e non garantendo la manutenzione degli impianti”.

NESSUN PIANO B SENZA MITTAL

Secondo il fattoquotidiano.it “la risposta dei rappresentanti dei lavoratori sarà diretta e senza giri di parole, salvo che dal governo non arrivino coup de théâtre quantomeno improbabili perché un piano B senza Mittal non c’è e gli altri player mondiali dell’acciaio sono già in difficoltà nelle loro avventure italiane da Jindal a Piombino a Thyssenkrupp negli impianti di Terni: ‘Non accetteremo licenziamenti, Mittal sta bluffando e lascerà gli impianti dell’ex Ilva a fine anno’, sarà il succo del messaggio”.

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