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Ex Ilva, un futuro appeso a un filo: chiusura o decarbonizzazione? La partita decisiva

Fino a fine anno a produrre sarà l’altoforno 4 che poi verrà fermato a favore del 2 a cui verrà sostituito nel frattempo il crogiolo. Previste 4.050 unità di cassa integrazione, di cui 3.500 nel sito di Taranto

È appeso a un filo il futuro dell’Ex Ilva, stretta tra le opzioni di chiusura definitiva, chiusura delle lavorazioni a caldo e decarbonizzazione dei processi produttivi.

La mediazione con il ministro delle Imprese e del Made in Italy è affidata al Governatore pugliese Michele Emiliano che ha l’obiettivo di migliorare la bozza dell’accordo di programma messo a punto dal Mimit e sul quale emergono molte perplessità a partire da quelle del nuovo sindaco di Taranto, Piero Bitetti, che ha deciso di non sottoscriverlo.

“Il clima è sostanzialmente pesante, tra chi è animato semplicemente dal buon senso e chi invece usa l’arma della facile demagogia, sorvolando sull’impatto che la vicenda avrà comunque sulla città di Taranto”, scrive oggi la Gazzetta del Mezzogiorno.

COSA PREVEDE IL PIANO DI ACCIAIERIE PER L’ITALIA

Intanto sono circolati i primi dettagli del piano presentato da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ai sindacati nell’incontro in corso al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione straordinaria. Alla riunione hanno partecipato il vicecapo di gabinetto del ministero, Luca Sabatini, lo staff ministeriale, i dirigenti di Acciaierie d’Italia, rappresentati da Maurizio Saitta e Claudio Picucci, nonché i responsabili delle politiche attive del lavoro e rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm.

CIGS PER 4000 LAVORATORI

Il piano dell’azienda prevede che l’ex Ilva produrrà con un solo altoforno fino a febbraio dell’anno prossimo ma con un ticket: fino a fine anno a produrre sarà l’altoforno 4 che poi verrà fermato a favore del 2 a cui verrà sostituito nel frattempo il crogiolo. Terminata questa fase verranno rimessi in funzione entrambi (con il 4 oggetto di una manutenzione straordinaria da inizio 2026) in attesa di conoscere il destino dell’altoforno 1, al momento sotto sequestro dopo l’incendio dello scorso 7 maggio per il quale, comunque, saranno necessari lavori di ripristino. Dal punto di vista dei lavoratori la proposta iniziale dell’azienda prevede l’erogazione di 4.050 unità di cassa integrazione, di cui 3.500 nel sito di Taranto, secondo quanto riferito da Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim.

INCONTRO AL MINISTERO DEL LAVORO IL 3 LUGLIO

L’incontro al ministero del Lavoro proseguirà comunque il 3 luglio alle 11 mentre venerdì 27 il ministro Urso, terrà una videocallcon i rappresentanti sindacali. Non soddisfatti il coordinatore nazionale siderurgia della Fiom Cgil, Loris Scarpa che ha parlato di scaricabarile sull’azienda e Francesco Rizzo, dell’Esecutivo nazionale Usb che ha chiesto allo Stato di assumere il controllo totale della fabbrica. La Regione Puglia, dal canto suo, ha annunciato l’imminente pubblicazione di un bando per la formazione di lavoratori in CIG a zero ore, con 280 ore pro-capite e 6 euro l’ora di indennità erogata dagli enti formatori.

DAL GOVERNO 200 MLN PER LA CONTINUITA’. SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA

Il Governo ha garantito le risorse per la continuità con circa 200 milioni. Ma per la Fim sono “insufficienti” per arrivare sino a fine anno. Posizione condivisa anche da Guglielmo Gambardella, segretario nazionale della Uilm che ha chiesto anch’egli la gestione diretta da parte dello stato per realizzare, da subito “gli interventi ambientali, il rilancio industriale e la realizzazione dei forni elettrici per assicurare la continuità produttiva e l’introduzione di una legge speciale per il piano sociale”.

IERI URSO IN AZERBAIGIAN, SI È PARLATO ANCHE DI BAKU STEEL

Ieri infine, nel corso dei colloqui bilaterali tra Urso e il ministro dell’Economia dell’Azerbaigian Mikayl Jabbarov e del presidente Alyev, si sono esplorare “nuove prospettive di cooperazione in ambito industriale – anche alla luce del Partenariato Strategico tra i due paesi – a partire proprio dal settore siderurgico dove Baku Steel è la principale concorrente all’acquisto proprio dell’Ex Ilva.

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