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Exxon UBS

ExxonMobil fa causa all’UE per la tassa sugli extraprofitti delle società energetiche

Depositata ieri dalle sue controllate tedesche e olandesi presso il tribunale generale europeo del Lussemburgo, la causa della società contesta l’autorità legale di Bruxelles di imporre la nuova tassa

ExxonMobil ha lanciato un’azione legale contro l’Unione Europea nel tentativo di far deragliare la tassa UE sugli extraprofitti dei produttori di energia. Con i Paesi di tutta Europa e del mondo occidentale alle prese con l’aumento dei costi energetici e con un’inflazione alle stelle, la compagnia petrolifera statunitense ha affermato di ritenere che, con la tassa sugli extraprofitti, l’UE abbia superato i suoi poteri.

Concordata a settembre come parte di un pacchetto di misure per affrontare l’impennata dei prezzi di petrolio, gas ed elettricità innescata dalla guerra della Russia in Ucraina, l’UE spera che il “contributo di solidarietà” (come è stata definita la tassa sugli extraprofitti) possa raccogliere 25 miliardi di euro di entrate pubbliche per i governi dei 27 Stati membri, mentre agisce per ridurre la domanda di energia e abbassare i prezzi.

Per contro, ExxonMobil ha affermato che le proposte sono fuorvianti e che potrebbero scoraggiare gli investimenti del settore nella produzione di energia a prezzi accessibili. Depositata ieri dalle sue controllate tedesche e olandesi presso il tribunale generale europeo del Lussemburgo, la causa della società contesta l’autorità legale di Bruxelles di imporre la nuova tassa.

“La nostra sfida mira solo alla controproducente tassa sugli extraprofitti, a nessun altro elemento del pacchetto per ridurre i prezzi dell’energia”, ha affermato ExxonMobil in una nota. “Questa tassa minerà la fiducia degli investitori, scoraggerà gli investimenti e aumenterà la dipendenza dai prodotti energetici e combustibili importati. Le industrie europee stanno già affrontando una vera e propria crisi di competitività, e i governi dovrebbero sostenere la produzione di energia affidabile e conveniente”.

L’IMPATTO DELLA TASSA SUL BILANCIO DI EXXON

Exxon stima che le tasse sugli extraprofitti imposte dall’Europa potrebbero costare almeno 2 miliardi di dollari fino alla fine del 2023, come ha detto agli analisti il chief financial officer della compagnia ad inizio dicembre. La Exxon ha affermato di aver investito, negli ultimi 10 anni, 3 miliardi di dollari in progetti di raffineria in Europa, contribuendo a ridurre la dipendenza europea dalle importazioni dalla Russia.

L’avvio di una causa da parte di una supermajor petrolifera statunitense contro l’UE arriva mentre i giganti dei combustibili fossili sono sottoposti a crescenti pressioni su entrambe le sponde dell’Atlantico per gli enormi profitti che le compagnie energetiche hanno riportato quest’anno.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ad inizio mese ha attaccato ExxonMobil dicendo che la compagnia ” quest’anno ha fatto più soldi di Dio”, e da allora ha accusato le major petrolifere di “trarre profitto dalla guerra” e ha sollevato la possibilità di imporre una tassa sui profitti, se non riusciranno ad incrementare la produzione interna.

I PROFITTI DI EXXONMOBIL NEL TERZO TRIMESTRE 2022

Ad ottobre, per il terzo trimestre 2022, ExxonMobil ha registrato un profitto di quasi 20 miliardi di dollari, quasi il triplo dell’anno precedente ed il massimo nei suoi 152 anni di storia. Le compagnie petrolifere negli ultimi mesi hanno incassato profitti record, grazie all’aumento del prezzo del petrolio e del gas, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha causato un aumento delle bollette energetiche per consumatori e imprese.

Negli ultimi due trimestri BP, Chevron, ConocoPhillips, ExxonMobil, Shell e TotalEnergy hanno guadagnato oltre 100 miliardi di dollari in più rispetto all’intero 2021, e oltre due volte e mezzo rispetto a quanto guadagnato negli stessi trimestri dello scorso anno.

L’ATTACCO DEL PRESIDENTE BIDEN

Definendo il boom dei profitti dei combustibili fossili come “oltraggioso”, Biden ha affermato che le aziende probabilmente erogheranno i profitti in eccesso agli azionisti, piuttosto che aumentare gli investimenti in nuova capacità produttiva. “Non ho alcun problema con le aziende che realizzano un giusto profitto o ottengono il ritorno sul loro investimento e innovazione. Questo però non è assolutamente quello che sta accadendo. I profitti record delle compagnie petrolifere oggi non sono dovuti al fatto che stanno facendo qualcosa di nuovo o innovativo. I loro profitti sono una manna di guerra”, ha detto Biden.

Exxon ha affermato che prenderà in considerazione la tassa UE sugli extraprofitti poiché considera i futuri investimenti multimiliardari nell’approvvigionamento energetico del continente e la transizione verso la produzione di energia rinnovabile. “Il fatto che investiremo in questo settore dipende principalmente da quanto l’Europa sarà attraente e competitiva a livello globale”, ha affermato Casey Norton, portavoce dell’azienda.

L’azienda ha affermato di aver riconosciuto che la crisi energetica “sta pesando fortemente sulle famiglie e sulle imprese” e che sta lavorando per aumentare le forniture di energia all’Europa, mentre il continente spinge per ridurre il consumo di energia russa.

Diversi Paesi europei – tra cui Germania, Spagna e Italia – hanno introdotto tasse locali sugli utili delle società energetiche. Il cancelliere del Regno Unito, Jeremy Hunt, ha aumentato dal 25% al 35% la tassa governativa sugli extraprofitti delle compagnie petrolifere e del gas del Mare del Nord e l’ha prorogata di due anni, fino a marzo 2028.

LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI IN ITALIA

In Italia la tassa sugli extraprofitti fu introdotta dal governo Draghi per aumentare il gettito fiscale, prevede il prelievo di una parte dei nuovi (ed ingenti) guadagni delle società che producono o vendono gas o elettricità. L’aumento dei costi energetici negli ultimi mesi ha permesso infatti a queste società di guadagnare molto più del previsto, ed il governo decise quindi di introdurre una tassa per recuperare soldi e finanziare delle misure di sostegno economico per le fasce di popolazione in difficoltà.

Il contributo straordinario viene calcolato sull’aumento dei guadagni tra il 1° ottobre 2021 e il 30 aprile 2022. La differenza che si ottiene confrontando i dati con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente rappresenta la quota di extraprofitti. Se l’aumento è superiore al 10% del totale (o comunque maggiore di 5 milioni di euro) le aziende devono allo Stato un importo pari al 25% della somma. La quota va pagata in due parti, con un acconto – pari al 40% – da saldare entro fine giugno ed il restante 60% a fine novembre. Il ministero dell’Economia ha calcolato che la misura avrebbe riguardato circa 11.000 aziende, per un gettito totale di 10,5 miliardi di euro. Stime che però non hanno rispettato le attese: secondo gli ultimi aggiornamenti, infatti, sono stati riscossi soltanto 2,6 miliardi di euro.

Il contributo ha suscitato fin da subito critiche da parte delle aziende, soprattutto per il metodo di calcolo scelto. Per valutare gli extraprofitti era stato scelto il cosiddetto “differenziale IVA”, ossia la variazione della cifra imponibile su cui si paga l’IVA da un anno all’altro. Secondo molti esperti di diritto tributario questo non è un indicatore adeguato. Esistono infatti molte variabili che possono influenzare il dato, al di là degli extraprofitti: può essere modificato dall’ampliamento del portafoglio clienti, dall’acquisto di un ramo d’azienda o dal semplice aumento della quota di mercato. Da sottolineare anche il fatto che il periodo di riferimento considerato per calcolare l’aumento – l’inverno 2020-21 – include gli ultimi mesi di lockdown dovuto alla pandemia Covid, in cui i consumi ed i prezzi erano più bassi del normale. Le aziende stimano che nella stagione 2021-22 ci sarebbe stato un aumento indipendentemente dalla crescita dei prezzi dell’energia.

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