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Batterie

Batterie, Freyr punta sull’Artico e sul know-how petrolifero

Freyr sta puntando molto sull’Artico per via della disponibilità sia di energia rinnovabile a basso costo, sia di materie prime necessarie alla produzione di batterie

Il produttore norvegese di batterie Freyr ha intenzione di avviare un impianto pilota nei pressi del circolo artico, in Norvegia, entro l’anno prossimo. Ha già iniziato ad assumere profili dirigenziali attingendo dal settore del petrolio, del gas e dell’alluminio, “abituati” – scrive Bloomberg – “a gestire progetti grandi, complicati e costosi”.

I progetti legati alla produzione di batterie sono infatti ad alta intensità di capitali e di consumo energetico, come dichiarato dall’amministratore delegato di Freyr, Tom Einar Rysst-Jensen, che ha riconosciuto in questo una somiglianza con l’industria degli idrocarburi. “Se vuoi essere competitivo”, ha detto, “allora devi costruire su scala”.

I PROGETTI SULLE BATTERIE NELL’AREA NORDICA

La tendenza all’elettrificazione della mobilità sta facendo crescere la domanda di batterie da parte delle case automobilistiche, anche quelle tradizionalmente legate ai motori termici come Volkswagen. Solo nella regione nordica – quella in cui opera Freyr –, l’azienda norvegese Morrow Batteries vuole avviare la produzione nel 2024. La società petrolifera Equinor sta valutando un progetto per la produzione “verde” di batterie assieme a Panasonic e a Norsk Hydro. Northvolt, svedese, ha di recente ottenuto un contratto da 14 miliardi di dollari per la fornitura di batterie a Porsche e Audi.

Secondo una stima di BloombergNEF, l’industria globale delle batterie dovrà investire oltre 176 miliardi di dollari per quadruplicare la propria capacità produttiva entro il 2030, in modo da almeno raggiungere i 2 terawattora che saranno necessari per quella data.

I LEGAMI TRA FREYR E L’INDUSTRIA DEGLI IDROCARBURI

L’amministratore delegato di Freyr, Jensen, viene descritto da Bloomberg come un “veterano dell’energia”: fino al 2009 ha lavorato in Norsk Hydro, azienda norvegese che opera nei settori dell’alluminio e dell’energia rinnovabile. Del consiglio di Freyr fanno parte Peter Matrai, ex-dirigente della società petrolifera BP, ed Einar Kilde, che ha guidato lo sviluppo del progetto di estrazione di gas Ormen Lange in Norvegia, ad esempio. Il direttore operativo, Jan Arve Haugan, era a capo della compagnia petrolifera Aker Energy in Ghana.

Più in generale, il 20-25 per cento dei dipendenti di Freyr erano precedentemente impiegati nell’industria petrolifera. Attualmente l’organico dell’azienda conta circa 40 persone, che dovranno arrivare a 1500-2000 entro la fine del 2025.

I PIANI DI FREYR

Freyr ha intenzione di quotarsi alla borsa di New York nel secondo trimestre dell’anno, puntando ad ottenere finanziamenti per 850 milioni. Ha già raggiunto un accordo con la compagnia mineraria Glencore per la fornitura di cobalto, un materiale fondamentale nella produzione di batterie agli ioni di litio.

Jensen ha detto che Freyr investirà dai 2 ai 2,5 miliardi di dollari fino alla metà del decennio. Due anni fa però la cifra stimata era molto più alta, fa notare Bloomberg: 4,5 miliardi di dollari, rivista al ribasso a seguito di decisioni sulle tecnologie da utilizzare. Il primo impianto commerciale di Freyr dovrebbe avviare le attività nella prima metà del 2023. L’azienda si rivolge non soltanto all’industria automobilistica, ma anche ai produttori di energia e alle società nel settore del trasporto marittimo.

PERCHÉ PROPRIO L’ARTICO

Freyr sta puntando molto sulla regione artica per via della vasta disponibilità sia di energia rinnovabile a basso costo, sia di materie prime necessarie alla produzione di batterie come il cobalto, il litio e la grafite. Jensen ha detto che i minerali estratti dai fondali nel mare di Norvegia hanno alte concentrazioni di cobalto e di manganese.

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