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Gas Italia hub energetico

Gas, asse Snam-Eni sulle infrastrutture: Scornajenchi rilancia l’appello di Descalzi per l’hub del Mediterraneo

L’AD di Snam condivide la visione del numero uno di Eni: necessari investimenti su rigassificazione e transito per garantire competitività e prezzi più bassi. L’Italia punta a diventare gateway per l’Europa.

Un fronte comune per trasformare l’Italia da semplice punto di approdo a vero e proprio snodo nevralgico dell’energia europea. È quanto emerso a margine della XVIII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori alla Farnesina, dove i vertici delle due maggiori partecipate energetiche di Stato, Eni e Snam, hanno delineato la rotta per la sicurezza nazionale. Agostino Scornajenchi, Amministratore Delegato di Snam, ha accolto e rilanciato con forza l’analisi di Claudio Descalzi, AD di Eni, sottolineando l’urgenza di investire in nuove infrastrutture.

L’obiettivo condiviso è duplice: rendere il sistema più flessibile di fronte agli shock geopolitici e abbattere i costi dell’energia attraverso una maggiore capacità di rigassificazione e transito. “Come Snam siamo impegnati a fare la nostra parte per trasformare l’Italia da punto di destinazione a vero gateway energetico”, ha dichiarato Scornajenchi, evidenziando come una maggiore capacità infrastrutturale sia l’unica via per rispondere alle fluttuazioni di mercato e garantire competitività al sistema paese.

L’ANALISI DI DESCALZI: DAL GEOPOLITICO ALL’ECONOMICO

L’assist per questa convergenza strategica è arrivato dalle parole di Claudio Descalzi, che ha messo in luce un paradosso italiano: il Paese è un hub geopolitico naturale nel Mediterraneo, ma non ancora un hub energetico compiuto. Il numero uno di Eni ha evidenziato il divario con i competitor del Nord Europa, in particolare l’hub olandese TTF, e con la Spagna, che grazie a una sovrabbondanza di capacità di rigassificazione riesce a calmierare i prezzi. “Per diventare un hub energetico dobbiamo fare qualcosa in più”, ha ammonito Descalzi, indicando la necessità di potenziare le connessioni interne (la dorsale Sud-Nord) e quelle verso l’Africa. L’Italia, che importa sostanzialmente ciò che consuma, sconta un differenziale di costo rispetto a chi possiede infrastrutture in eccesso capaci di attirare il GNL a prezzi più competitivi.

LA RIVOLUZIONE DEI FLUSSI: IL SUD SOSTITUISCE LA RUSSIA

Lo scenario energetico del 2025 conferma la validità della strategia di diversificazione messa in atto dopo lo stop ai flussi russi via Ucraina. La geografia degli approvvigionamenti si è capovolta: se prima del conflitto Mosca copriva il 40% del fabbisogno, oggi oltre il 50% del gas arriva dal Sud. Mazara del Vallo, porta d’ingresso del gas algerino, copre oltre il 30% dei flussi, affiancata dal 16% di Melendugno (gas azero via TAP). Al contrario, l’ingresso di Tarvisio, storico punto di entrata del gas siberiano, è diventato marginale per l’import e cruciale per l’export, segnando un cambiamento strutturale nelle dinamiche energetiche continentali.

IL BOOM DEL GNL E LE NUOVE FSRU

Elemento cardine della sicurezza nazionale si conferma il Gas Naturale Liquefatto (GNL), divenuto la seconda fonte di approvvigionamento stabile e, nei primi undici mesi del 2025, addirittura la prima per volumi importati insieme al gas algerino (32%). Grazie all’entrata a regime delle nuove unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) come la “Italis Lng” e la “BW Singapore”, la capacità di rigassificazione italiana ha raggiunto i 28 miliardi di metri cubi.

Le importazioni di GNL sono cresciute di oltre il 40% rispetto all’anno precedente, con carichi provenienti principalmente da Stati Uniti (41%) e Qatar (24%), garantendo quella flessibilità necessaria per bilanciare il sistema. Se nel 2024 infatti si era potuto contare su 151 carichi (arrivati principalmente da: Qatar (36%); Stati Uniti (34%), Algeria (20%), ma anche da Egitto, Spagna, Congo, Angola, Guinea Equatoriale e altri) a dicembre i carichi di GNL sono già oltre i 200 con gli Stati Uniti sempre in prima fila seguiti da Qatar e Algeria.

CRESCONO DOMANDA E EXPORT: L’ITALIA IN SOCCORSO DELL’EUROPA

Nonostante il contesto complesso, la domanda di gas in Italia continua a crescere, registrando un +3% nel periodo gennaio-novembre 2025, trainata dal settore termoelettrico necessario a bilanciare le rinnovabili. Ma il dato più rilevante riguarda l’export: l’Italia ha triplicato i volumi di gas inviati verso il Centro e Nord Europa rispetto all’anno precedente. Grazie ai potenziamenti delle centrali di compressione (come Malborghetto), il Paese è ora in grado di esportare fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno verso l’Austria, con l’obiettivo di arrivare a 14,5 miliardi entro il 2026. Sommata alla capacità in uscita da Passo Gries, l’Italia può movimentare verso l’estero fino a 16 miliardi di metri cubi, offrendo una sponda vitale a paesi come Austria e Slovacchia, ancora esposti ai rischi delle forniture russe.

STOCCAGGI PIENI E SICUREZZA PER L’INVERNO

A chiudere il cerchio della sicurezza energetica c’è il dato sugli stoccaggi. Al 16 dicembre 2025, gli impianti italiani — per la maggior parte gestiti da Snam — registrano un livello di riempimento dell’80,45%, un valore nettamente superiore alla media europea (69,75%) e a quella tedesca (63,06%). Questo “tesoretto”, accumulato grazie a una campagna di riempimento che ha raggiunto il 93% con due mesi di anticipo rispetto ai target UE, pone l’Italia in una posizione di relativo vantaggio per affrontare i mesi invernali al riparo da eccessive tensioni sui prezzi.

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