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Gas, prezzi in rialzo in Europa. Pesano i minori flussi dalla Norvegia

L’aumento di circa il 25% dei prezzi del gas questo mese – nonostante le scorte elevate e la domanda contenuta – “riflette il nervosismo che permea il mercato a seguito della peggiore crisi energetica degli ultimi decenni”.

I prezzi europei del gas sono ancora in aumento e al momento sono sopra i 37 euro al MWh, dopo la chiusura a 34,7 euro di venerdì, i 31,9 di giovedì ma ancora non ai massimi di agosto con i 42,9 euro al MWh raggiunti il 22 agosto. Il crollo delle esportazioni di combustibile norvegesi ha infatti aggiunto alle persistenti preoccupazioni su possibili interruzioni nei principali impianti di esportazione australiani.

LE TENSIONI IN AUSTRALIA

Il mercato è stato in tensione da un mese a causa delle controversie sindacali in Australia – uno dei maggiori produttori mondiali di gas naturale liquefatto – che rischiano di culminare in scioperi e nella limitazione delle forniture globali durante un periodo cruciale per l’Europa che si sta preparando per l’inverno.

DEPOSITI GAS UE GIA’ OLTRE IL 90%

Gas Infrastructure Europe ha dichiarato di recente, in una nota, che i depositi di gas dei paesi membri hanno ora una capacità del 90,12%, superando l’obiettivo di riempimento del 90% che Bruxelles è legalmente tenuta a raggiungere entro novembre. L’Italia è addirittura al 91% di riempimento ma nonostante questo i flussi verso il continente dal suo principale fornitore, la Norvegia, sono crollati al minimo in più di un anno dopo che il gigantesco campo di Troll ha interrotto sabato i lavori di estrazione a causa di una manutenzione programmata.

I LAVORI AGLI IMPIANTI NORVEGESI

L’operatore di rete norvegese Gassco ha anche affermato che sono stati effettuati ulteriori lavori nei campi che riforniscono la rete Segal, che è collegata al Regno Unito. La durata di tali riduzioni di capacità, a seguito dei lavori pianificati in precedenza, non è specificata.

L’aumento di circa il 25% dei prezzi del gas questo mese – nonostante le scorte elevate e la domanda contenuta – “riflette il nervosismo che permea il mercato a seguito della peggiore crisi energetica degli ultimi decenni. Se gli scioperi in Australia dovessero continuare, le interruzioni potrebbero costringere gli acquirenti asiatici a competere con l’Europa per i carichi sostitutivi dagli Stati Uniti o dal Qatar”, scrive Bloomberg.

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