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Caro-prezzi

Gascade e GRTgaz bloccano la riforma delle tariffe tedesche

Presentato ricorso alla Corte regionale di Düsseldorf contro il nuovo regolamento che potrebbe avere un’influenza diretta sul mercato del gas italiano che Arera ha quantificato in 500 milioni di euro in più all’anno

La paventata minaccia di ricadute della riforma tariffaria dell’Authority dell’energia tedesca alle tariffe di trasporto gas italiane, che potenzialmente rischiano di gonfiare le bollette “domestiche” dai 300 ai 500 milioni di euro quest’anno e il prossimo, finisce in Tribunale. I due gestori dei sistemi di trasmissione tedeschi Gascade e GRTgaz hanno deciso di presentare un ricorso alla Corte regionale di Düsseldorf contro l’introduzione di tariffe uniformi per l’entrata e l’uscita del gas dai sistemi di trasmissione tedeschi che sarebbe dovute partire il 1 luglio nel corso delle vendite all’asta sulla piattaforma Prisma.

IL RICORSO DEI DUE TSO

Oggetto del ricorso presentato dai due Tso il provvedimento “Regent” dell’Agenzia federale per le reti che contiene la nuova metodologia per uniformare le spese di ingresso e di uscita del gas per aree di mercato. Come si legge su alcuni siti tedeschi come “Energate” e “Montel” l’onere indicativo calcolato dall’Authority di regolazione per il 2020 per la capacità libera assegnabile per il gas va dai 3,27 ai 4,21 euro. Tuttavia, l’autorità di regolamentazione ha fissato solo un metodo di calcolo e non un prezzo fisso, per cui i gestori di rete temono prezzi ancora più elevati. Per Gascade, questo significa possibili aumenti fino al 24%. “La Germania corre il rischio di perdere significativi flussi di transito a causa di questo importante aumento dei prezzi e quindi anche la liquidità del Psv tedesco”, ha affermato l’amministratore delegato di GAscade Christoph von dem Bussche. Per Nicolas Delaporte, amministratore delegato di GRT Gaz Deutschland, il regolamento Regent rappresenta, invece, un “sussidio incrociato illegale vietato della distribuzione nazionale che va a detrimento del trasporto transfrontaliero”. Pertanto i due Tso ne chiedono l’abolizione.

LE OPINIONI DIVERGENTI

La metodologia per la determinazione delle tariffe è stata valutata in modi completamente diversi dall’Authority, dagli operatori di stoccaggio, dagli operatori commerciali e dalle autorità di regolamentazione straniere durante il processo di determinazione. Oltre all’approvazione, sono state espresse forti critiche, in particolare per il previsto massiccio aumento delle tariffe in molti punti di uscita verso i paesi vicini. In Italia, come detto, i costi aggiuntivi stimati tra 300 e 500 milioni di euro per l’approvvigionamento di gas, determinati dall’autorità di regolamentazione italiana Arera, hanno provocato reazioni importanti e sono stati oggetto di interrogazioni parlamentari.

IL CASO VISTO DALL’ITALIA

Il sottosegretario Davide Crippa, per conto del ministro Luigi Di Maio a cui erano rivolte le interrogazioni, ha per esempio replicato nelle scorse settimane a Luca Squeri di Forza Italia, e richieste simili presentate dai senatori leghisti Paolo Arrigoni, e Paolo Ripamonti annunciando una ricetta fatta di solidarietà tra paesi europei e Piano energia-clima come antidoti alla riforma tariffaria tedesca. Rispondendo in commissione Attività produttive della Camera, Crippa ha evidenziato la “necessità di promuovere lo sviluppo di un mercato europeo del gas, anche in relazione ai nuovi e importanti obblighi di solidarietà introdotti in capo agli Stati membri” in “caso di crisi di approvvigionamento”, come previsto dal Regolamento Ue 1938/2017. Inoltre, come previsto dal Piano energia-clima, occorre “garantire un sistema complessivamente più sicuro, flessibile e resiliente, in grado di fronteggiare un contesto di mercato tendenzialmente più incerto e volatile, e di supportare il forte sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili, garantendo la copertura della domanda di energia soprattutto in relazione ai picchi di domanda coincidenti con bassi livelli di produzione delle fonti rinnovabili”. Questi obiettivi, ha proseguito Crippa nella risposta, sono già delineati nel Piano energia-clima e potranno essere raggiunti, secondo il sottosegretario, attraverso “l’incremento della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, attraverso l’ottimizzazione dell’uso delle infrastrutture esistenti e lo sviluppo del mercato del Gnl; il miglioramento della flessibilità del sistema nazionale rispetto alle fonti di approvvigionamento, tramite l’ammodernamento della rete di trasporto del gas, il miglioramento del margine di sicurezza in caso di elevati picchi di domanda; il coordinamento dei piani di emergenza nazionali con quelli degli altri Paesi che sono collegati ai medesimi corridoi di approvvigionamento fisico, come previsto dal già citato regolamento europeo 1938/2017 sulla sicurezza del sistema del gas, stabilendo anche possibili misure di solidarietà tra Stati membri”.

IL MODELLO ALTERNATIVO PROPOSTO DAI TEDESCHI

Gascade e GRT Gaz Deutschland, insieme alle FNBs Open Grid Europe (OGE) e Fluxys Deutschland, avevano proposto un “modello alternativo” di remunerazione della rete chiamato “Vier-Briefmarken-Modell” per mitigare l’effetto ai valichi di frontiera. Si prevedevano tariffe differenziate, una per tutti i punti di entrata, una per tutte le uscite degli stoccaggi, una per tutte le uscite per i consumatori finali e reti a valle e una per le uscite di riduzione e la zona mercato punti di interconnessione. Tuttavia, questo modello è stato considerato altrettanto controverso. Gascade e la GRT Gaz Deutschland hanno chiesto al Tribunale regionale superiore di Düsseldorf un provvedimento ingiuntivo provvisorio, il cui scopo è di sospendere la decisione fino a che non venga presa una decisione sul procedimento principale. Non è ancora noto se altre società abbiano presentato ricorso. Il termine scade il 24 maggio.

COME NASCE LA CONTROVERSIA

L’Autorità energetica tedesca Bundesnetzagentur ha deciso, nell’ambito della riforma della struttura tariffaria regolatoria del trasporto di gas, di applicare una nuova metodologia di prezzo, spostando una quota significativa degli oneri per la remunerazione delle infrastrutture di trasporto del gas sul cosiddetto ‘exit’, ossia sul gas che transita dai punti di uscita della rete nazionale verso l’estero, incluso perciò quello che dal Nord Europa transita in Germania verso l’Italia. “Tale decisione determinerebbe, già a partire dal 2019, un’influenza diretta sul mercato del gas italiano che fonte autorevole dell’Arera ha quantificato in 500 milioni di euro in più all’anno, considerando i flussi attuali provenienti da Olanda e Norvegia, ma è facilmente intuibile l’ulteriore aggravio per i costi energetici italiani laddove iniziassero a transitare per la Germania verso l’Italia anche i volumi crescenti di gas russo che si avrebbero con l’avvio del Nord Stream 2”, scriveva Squeri nell’interrogazione.

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