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Giovannini +europa Crisi Energetica

Giovannini (+Europa): I rigassificatori servono a ridurre la dipendenza dal gas russo

Secondo il professore candidato con +Europa, “la crisi energetica si risolve con un mix tra gas, rinnovabili e riaccensione delle centrali a carbone”

Ultimo appuntamento con le interviste di Energia Oltre ai responsabili dei partiti sulla crisi del gas, del caro bollette e della transizione alle fonti rinnovabili. Abbiamo parlato con il professor Alessandro Giovannini, candidato per +Europa.

D. Qual è la posizione di +Europa sui rigassificatori di Piombino e Ravenna?

+Europa è favorevole ai rigassificatori. Sono strumenti necessari ad allentare la dipendenza italiana dal gas russo. Quello di Piombino è un’opera da portare a termine poiché assicura il 13% di gas in meno dalla Russia, il 7% del fabbisogno nazionale e può dare al regime 900 posti di lavoro.

D. State pensando di introdurre delle agevolazioni per i territori su cui incideranno questi impianti?

Io ho dato vita e sono il primo firmatario del comitato nazionale per il sì al rigassificatore. +Europa propone la temporaneità dell’impianto toscano: con una durata di tre anni. L’opera dev’essere poi compensata con opere pubbliche, come quella attesa da decenni per il collegamento del porto turistico della città con l’arteria principale a est, l’Aurelia. Ma servono anche riduzioni tariffarie dell’energia del 50% per i cittadini e le imprese.

D. Qual è la vostra opinione sul nucleare di nuova generazione?

Il partito si dice non contrario ideologicamente al nucleare da fusione ma non può costituire né l’unico strumento né uno strumento a breve termine. Come Italia serve partecipare ai laboratori di ricerca per non esser tagliati fuori in prospettiva. Ma come +Europa siamo coscienti che sia una soluzione solo per il lungo termine. Una scelta inserita come porzione di un mix energetico. Bisogna contare, per il breve e medio periodo, sulle energie rinnovabili: solare, eolico e geotermico

D. Qual è la posizione del partito sul prolungamento della vita delle centrali a carbone, come stanno facendo la Germania e altri Paesi europei? 

La scelta di Cingolani e del governo Draghi è stata imposta da contingenze, nessuno pensa che sia una scelta per il futuro.

D. Capitolo rinnovabili, l’Italia è in ritardo: +Europa cosa propone per incentivarne l’utilizzo?

Gli incentivi devono essere di due tipi: finanziari e burocratici. L’Italia ha a disposizione al 2026 60mld del Pnrr da tradurre il prima possibile in opere per rinnovabili. A questo, +Europa crede si debbano aggiungere risorse interne, con scelte di bilancio chiare e univoche. Occorre smettere di distribuire bonus improduttivi e fare invece una scelta mirata di investimento per famiglie e imprese.

Sul fronte burocratico: bisogna proseguire nelle decisioni del governo Draghi e renderle ancora più snelle, sfoltire la selva di autorizzazioni che ingessano il processo. Il parco eolico marino di Taranto ci ha messo 18 anni per essere realizzato, era intollerabile prima e a maggior ragione lo è adesso. Infine, occorre tornare alla revisione del libro V della Costituzione, perché spalmando la competenza tra Stato e regioni rende il procedimento molto più lento. Per le strategie energetiche nazionali serve una centralizzazione dei processi decisionali.

D. Tetto al prezzo del gas: nel caso in cui non ci si accordasse su un price cap europeo, voi che cosa proponete?

A livello europeo credo che l’accordo sia fattibile dopo lo smussamento della Germania. Noi proponiamo l’apposizione di un  tetto agli inframarginali per mettere un tetto al prezzo che gli impianti di generazione elettrica possono conseguire. Si tratta di impianti riconducibili a energia green, che hanno costi fissi iniziali grossi e bassissimi di quelli variabili di gestione. Un modo efficace e veloce di intervento.

Sull’alternativa nazionale: sì, andrebbe percorsa. Ma occorre dirlo chiaramente agli elettori: è una foglia di fico e nell’immediato servono risorse interne del bilancio italiano.

D. Sugli extraprofitti molte aziende energetiche hanno fatto ricorso: cosa ne pensa? Forse la norma andrebbe modificata?

Vanno assoggettati alla tassazione aggiuntiva rispetto a ordinaria che già scontano, nessuno lo dice. Il problema che si pone è l’individuazione e la determinazione di questi extraprofitti, che per una forza liberale come noi non possono essere “espropriati” con tassazioni al 100%. La speculazione non si combatte con la tassazione ma agendo sui motivi della speculazione.

D. In definitiva, cosa si dovrebbe fare per uscire da questa crisi energetica?

Mi auguro, anzitutto, che non ci sia una escalation della tensione internazionale come purtroppo invece ha minacciato Putin nel discorso di mercoledì mattina. In situazione di stabilità, invece, pensiamo che la strategia da percorrere sia quella del mix energetico tra gas, rinnovabili nelle varie forme, riaccensione delle centrali a carbone (seppur limitatamente al periodo strettamente necessario) e il razionamento degli usi.

 

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