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Cina

Cosa succede in Cina con il Gnl (e perché gli Usa gioiscono)

La domanda sta spingendo i prezzi ma le oscillazioni stanno diventando più morbide rispetto al passato a causa dell’effetto cinese (e non solo)

La parola d’ordine in Cina è pianificare. Anche e soprattutto nel settore gas, destinato a diventare il combustibile principale per l’approvvigionamento energetico del paese. Per questo la Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme cinese (Ndrc) ha reso pubblica una circolare con la quale ha informato autorità locali e imprese circa la sua intenzione di guidare uno sviluppo ordinato degli impianti di stoccaggio di Gas naturale liquefatto (Gnl) per migliorare le capacità di immagazzinamento del paese.

LA CINA VUOLE UNO SVILUPPO ORDINATO DEGLI STOCCAGGI DI GNL

gnlCon le nuove politiche cinesi improntate a limitare l’utilizzo di carbone a favore dell’uso di altre fonti meno inquinanti, aziende e autorità locali hanno intensificato, infatti, la costruzione di strutture di stoccaggio, alcune delle quali piccole e sparse sul territorio. Il modello di distribuzione che ha in mente la Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme cinese dovrebbe essere, al contrario, ragionata, con un accento maggiore sull’aspetto della “centralizzazione” delle costruzioni, evitando una “fioritura” degli impianti Gnl un po’ ovunque nel paese, scrive la Ndrc nella circolare resa nota dall’agenzia cinese Xinhua.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO NAZIONALE E LE RIFORME

Poiché la domanda di gas naturale del paese è in continuo aumento, la Commissione raccomanda anche di mantenere una prelazione sui terreni che sia sufficiente per assicurare un uso produttivo in futuro. La Ndrc ha inoltre incoraggiato le autorità locali a costruire gli impianti utilizzando diversi mezzi di finanziamento, tra cui quelli indipendenti e joint stock. Infine, come ultima raccomandazione i cinesi hanno avvertito sui rischi riguardanti l’aumento del debito pubblico locale che dovrebbero essere impedito con una stretta supervisione dell’attuazione dei piani di costruzione e di investimento e sul processo di approvazione dei progetti particolarmente complessi.

CINA PRONTA A COSTRUIRE ALTRI TERMINAL GNL IN QUATTRO PROVINCE

In effetti le raccomandazioni arrivano a proposito se è vero, come sembra, che la Cina abbia in serbo altre scommesse sul gas naturale, in particolare quello statunitense. Pechino è pronta, infatti, a costruire nuovi terminal gas nei porti di quattro province cinese, adeguati alla crescente dipendenza del paese dal gas estero. Il CEO di Kunlun Energy, una controllata della cinese China National Petroleum Corporation (CNPC), di proprietà statale, che opera nel settore del petrolio e del gas, durante l’assemblea annuale degli azionisti ha detto nella che l’azienda sta conducendo studi di fattibilità per costruire questi impianti.

FIRMATO UN CONTRATTO DI FORNITURA DI 25 ANNI CON LA STATUNITENSE CHENIERE ENERGY

All’inizio dell’anno, la CNPC ha anche firmato un contratto della durata di 25 anni con Cheniere Energy, uno dei principali produttori statunitense di gas naturale liquefatto. Si tratta del primo contratto a lungo termine in assoluto per l’esportazione di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti alla Cina. Prima del 2016, infatti, gli Usa non avevano mai venduto Gnl in quantità significative alla Cina, e solo l’anno scorso Pechino è diventata il terzo mercato di esportazione di Gnl degli Stati Uniti, rappresentando circa il 15% dell’export totale, dopo Messico e Corea del Sud, secondo i dati della US Energy Information Administration (Eia). Ma anche allora, le esportazioni erano state pianificate per soddisfare l’aumento della domanda durante i mesi invernali cinesi.  Con il nuovo accordo a lungo termine di Cheniere, è probabile quindi che le esportazioni aumentino ulteriormente.

ESPORTAZIONI USA IN CINA POTREBBERO VALERE FINO A 6,7 MILIARDI DI DOLLARI QUEST’ANNO

La produzione interna cinese di gas naturale non è in grado di tenere il passo con le esigenze del paese.  Lo sforzo del paese per ridurre l’inquinamento atmosferico e sostituire il carbone ha portato ad un picco nell’uso del gas naturale. Per questo la costruzione di nuovi terminali di importazione è un passo importante verso l’agevolazione di partenariati commerciali a lungo termine basati sul settore energetico.  La CNPC ha stimato che le esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto verso la Cina quest’anno potrebbero valere fino a 6,7 miliardi di dollari. Per due governi, che già si sono distinti sulla scena internazionale per gli squilibri commerciali, sforzi come questi, per quanto piccoli o marginali, possono risultare critici in termini di future relazioni commerciali.

IL RALLY DEI PREZZI

Naturalmente tutte queste vicende hanno un effetto anche sui prezzi. Secondo quanto scrive Reuters, il prezzo del Gnl risulta in aumento in questi ultimi mesi: da aprile il gas liquefatto scambiato in Asia ha toccato quota 9,2 dollari per milione di unità termiche britanniche la scorsa settimana dopo aver toccato i minimi stagionali a 7 dollari alla fine di marzo. Lo scorso anno il picco minimo di 5,4 dollari era stato raggiunto a fine marzo mentre a luglio era cominciato a salire. Il periodo di stallo per il gas naturale liquefatto in Asia è di solito la stagione subito tra l’inverno e l’estate, o da marzo a maggio, ma questo modello non si è ripetuto perfettamente quest’anno. Secondo Reuters il prezzo spot del Gnl è sceso del 39 per cento dal suo picco di 11,50 dollari per mmBtu alla fine dell’inverno di quest’anno a fine di marzo, mentre nel 2017 il crollo dal picco invernale alla bassa stagione era stato del 45 per cento, e addirittura del 49 per cento l’anno precedente. In sostanza se la stagionalità è ancora al suo posto in termini di oscillazioni di prezzo, i minimi non sono più così profondi come negli anni precedenti. La facile spiegazione di questa dinamica è appunto la Cina, che quest’anno ha continuato ad acquistare Gnl a un ritmo frenetico, dopo l’aumento delle importazioni del 46,4% nel 2017, per un totale di 38,1 milioni di tonnellate, che ne fanno il secondo maggiore acquirente al mondo dopo il Giappone. Le importazioni di Gnl cinesi sono aumentate del 58 per cento a 15,8 milioni di tonnellate nei primi quattro mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo di un anno prima, secondo i dati delle dogane. Ciò fa prevedere un import sull’anno di oltre 47 milioni di tonnellate, ma si tratta probabilmente di una stima prudente, dato che gli acquisti gas liquefatto tendono ad aumentare nei mesi che precedono il picco della domanda invernale.

NON SOLO LA CINA

Ma non c’è solo la Cina a trainare la domanda di Gnl: la Corea del Sud, ad esempio, sta cercando di recuperare il podio come secondo più grande importatore al mondo. Nei primi quattro mesi dell’anno Seul ha portato 16,2 milioni di tonnellate di Gnl, in crescita del 18,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche il Giappone, al primo posto della classifica, sta acquistando più Gnl, con importazioni nel primo trimestre in aumento dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2017, un ritmo di crescita più veloce dello 0,4% rispetto a tutto il 2017. Nel complesso, secondo Thomson Reuters Supply Chain and Commodity Forecasts, nei primi cinque mesi del 2018 sono state consegnate complessivamente 125,1 milioni di tonnellate di Gnl, cifra che potrebbe avvicinarsi ai 133 milioni entro la fine del mese. Si tratterebbe di circa 14 milioni di tonnellate, pari a quasi il 12%, in più rispetto ai 118,9 milioni di tonnellate scaricate nei primi cinque mesi dello scorso anno.

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