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Gnl, doccia gelata per le prospettive globali. Il report WoodMac

Se i governi decideranno di raddoppiare gli obiettivi sul cambiamento climatico per venire incontro allo scenario di contenimento dei 2 gradi previsto dall’accordo di Parigi, la crescita del Gnl ne risentirà

Quando l’Unione Europea ha legato il suo piano di soccorso pandemico alla generazione di energia rinnovabile e agli obiettivi di riduzione delle emissioni, gli analisti hanno lanciato un allarme per il Gnl visto che la produzione del combustibile comporta una certa quantità di emissioni di gas serra. Ora, Wood Mackenzie avverte che gli obiettivi di transizione energetica globale potrebbero minacciare più di due terzi della fornitura mondiale di gas naturale liquefatto, lasciando trilioni di metri cubi di gas bloccati.

STIME WOODMAC DIVERGONO DA QUELLE DELLE MAJOR

Questa previsione pone un netto allontanamento da praticamente tutte le proiezioni sulla domanda di gas, comprese quelle delle major del settore energetico come BP, che vedono la domanda di Gnl in crescita grazie alla corposa sostituzione del petrolio con il gas, specialmente nelle economie in via di sviluppo.

Il Gnl è una forma di gas naturale che, per la sua flessibilità nella fornitura, molti credono sia destinato a portare una crescita della domanda particolarmente forte: sebbene il gas naturale richieda principalmente i gasdotti per essere trasportato, il Gnl è infatti più flessibile e può essere acquistato ovunque e consumato attraverso i terminal di rigassificazione. Ma se i governi decideranno di raddoppiare gli obiettivi sul cambiamento climatico per venire incontro allo scenario di contenimento dei 2 gradi previsto dall’accordo di Parigi, la crescita del gas liquefatto ne risentirà.

IL TARGET DEI 2 GRADI DELL’ACCORDO DI PARIGI

Secondo la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici della Conferenza delle parti (COP21), lo scenario dei 2 gradi era economicamente fattibile nel 2015. Da allora, tuttavia, sono sorti dubbi in quanto questo scenario richiederebbe la riduzione delle emissioni mondiali fino al 70% entro il 2050.

AL 2040 SERVONO 145 MLD DI MC AGGIUNTIVI DI GNL L’ANNO

“In un mondo che vuole raggiungere lo scenario previsto dall’aumento massimo di 2 gradi sono necessari al 2040 circa 145 miliardi di metri cubi all’anno (bcma) di fornitura aggiuntiva di Gnl rispetto ai 450 miliardi di metri cubi all’anno stimate nelle nostre previsioni di base – ha affermato Kateryna Filippenko, principale analista di WoodMac -. E se consideriamo l’imminente FID per l’espansione del Qatar North Field East, lo spazio per i nuovi progetti si riduce a 104 bcma, in calo del 77% rispetto al nostro caso base”.

“Un calo del 77% per la domanda prevista di Gnl è una revisione al ribasso che non farà che aumentare i problemi di un settore che ha visto un boom dell’offerta, che ha portato a sua volta a un eccesso e una depressione dei prezzi che ha reso alcuni progetti economicamente impraticabili. Se davvero le ambizioni delle energie rinnovabili prendessero il sopravvento nei prossimi due decenni, la prevista prosperità dell’industria del Gnl dopo l’allontamento dal petrolio potrebbe non concretizzarsi mai”, si legge su Oilprice.

QATAR E RUSSIA NELLA POSIZIONE MIGLIORE

Secondo l’analisi WoodMac, il Qatar e la Russia saranno nella posizione migliore per rispondere alla moderata crescita della domanda, che, tra l’altro, gli analisti stimano inizierà a diminuire dopo il 2035. Il gas statunitense a basso costo potrebbe rendere competitivi anche alcuni progetti della costa del Golfo, osserva l’analisi. Ciò, tuttavia, dipenderà dal proseguimento di un certo boom del fracking, che non è così probabile come lo era solo un anno fa. Inoltre, la preoccupazione dell’Unione europea per le emissioni da fracking potrebbe compromettere la competitività del Gnl degli Stati Uniti su quel mercato.

“Gli sviluppatori di Gnl dovranno prendere una decisione difficile – ha afferma un altro analista di Wood Mac, Evgeniya Mezentseva -. Da un lato, ci saranno finestre di opportunità per le decisioni di investimento. Dall’altro lato, il valore a lungo termine di questi investimenti potrebbe essere messo a rischio dalle prospettive di uno spazio di mercato in contrazione combinato con la pressione competitiva da parte dei produttori a basso costo”.

Ciò contrasta tutti gli scenari ottimistici sviluppati finora dall’industria e dai governi, anche se riguarda previsioni ancora a un mondo saldamente avviato su un percorso di contenimento dei riscaldamento entro i 2 gradi. Ma questo, come già accennato, è tutt’altro che un percorso sicuro, visti anche il recente boom del solare, dell’eolico e, soprattutto, dello stoccaggio di energia, per non parlare dell’hype che circonda l’idrogeno verde, che deve ancora diventare competitivo con l’idrogeno prodotto dal gas naturale.

MANCANO I PROGRESSI TECNOLOGICI

“La previsione dettagliata dagli analisti di Wood Mackenzie è a dir poco uno scenario apocalittico per l’industria del gas naturale. Fortunatamente per questo settore, le possibilità che questo scenario si realizzi non sono particolarmente grandi, non per mancanza di ambizione ma piuttosto per mancanza dei necessari progressi tecnologici che consentirebbero la sostituzione completa o quasi completa dei combustibili fossili nella generazione di elettricità da fonti rinnovabili”, ammette Oilprice.

Le ultime notizie importanti sull’accumulo di batterie sono un esempio calzante: il nuovo progetto da 300 MW di Tesla e Neoen in Australia, del valore di 84 milioni di dollari, avrà la capacità di alimentare mezzo milione di famiglie per un’ora. “Abbiamo bisogno di molto più stoccaggio prima di poter fare affidamento esclusivamente su solare ed eolico come nostre principali fonti di elettricità, il che sarebbe un must in un mondo a 2 gradi”, ha concluso Oilprice.

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