Secondo l’associazione, se verranno approvati anche i due grandi giacimenti Rosebank e Cambo, le emissioni totali nel Mare del Nord saliranno a circa 240 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti all’esercizio di 64 centrali elettriche a carbone per un anno, o alle emissioni annuali della Spagna
Le nuove licenze per petrolio e gas per il Mare del Nord che il governo britannico ha approvato negli ultimi due anni produrranno tanta anidride carbonica quanto le emissioni annuali di quasi 14 milioni di automobili. È quanto ha mostrato un’analisi di dati provenienti da fonti pubbliche analizzate da Greenpeace. Questa quantità di emissioni – circa 28 milioni di tonnellate di CO2 nel corso della vita dei giacimenti -, se verranno concesse anche le potenziali licenze in esame aumenterà di oltre 8 volte.
I 3 NUOVI GIACIMENTI APPROVATI NEL MARE DEL NORD
Tre grandi giacimenti di petrolio e gas sono stati approvati da quando l’Agenzia Internazionale per l’Energia, nel maggio 2021, avvertì che non si sarebbero potuti costruire nuovi sviluppi di combustibili fossili, se il mondo avesse limitato l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Il rapporto dell’AIE è stato condotto per volere del governo del Regno Unito, che si stava preparando ad ospitare il vertice sul clima COP26.
Da allora, il governo ha attuato un “punto di controllo climatico”, valutando potenziali nuove licenze, prima che di dare il via libera alle trivellazione. I controlli, però, si concentrano sulle emissioni di gas serra associate all’esplorazione e alla gestione di nuovi giacimenti, piuttosto che considerare le emissioni – note in gergo climatico come “emissioni Scope 3″ – che sono generate dalla combustione dei combustibili fossili prodotti dai giacimenti.
LA POSIZIONE DI GREENPEACE
Greenpeace sostiene che non tener conto di queste emissioni nelle valutazioni ufficiali dell’impatto va contro gli obiettivi climatici del Regno Unito. In una causa giudiziario che dovrebbe essere valutata domani, l’associazione cercherà di stabilire che le azioni del governo sono illegali. L’attivista di Greenpeace Philip Evans ha dichiarato che, “poiché gran parte dell’Europa, del Nord America e dell’Asia sono colpite da un’ondata di caldo infernale, vediamo che la crisi climatica sta andando fuori controllo, eppure il governo insiste per espandere in modo massiccio le trivellazioni di petrolio e gas, che non faranno che peggiorare le cose. Come se non fosse abbastanza scandaloso, quando prendono queste decisioni, i ministri ignorano deliberatamente le emissioni derivanti dalla combustione di tutti questi nuovi combustibili fossili. Questo è assolutamente irresponsabile”, ha aggiunto Evans.
LE EMISSIONI DEI NUOVI GIACIMENTI E LA POSIZIONE DEL GOVERNO
Greenpeace, nell’udienza di revisione giudiziaria, sosterrà che il governo sta venendo meno ai suoi impegni sul clima, dando il via libera a nuovi giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord. I tre più grandi approvati dal rapporto dell’AIE sono Jackdaw, Abigail e Talbot, le cui emissioni secondo Greenpeace sono l’equivalente di 7 centrali elettriche a carbone. Se Rosebank e Cambo – altri due grandi giacimenti in esame – saranno approvati, il totale salirà a circa 240 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti all’esercizio di 64 centrali elettriche a carbone per un anno, o alle emissioni annuali della Spagna. “Il governo di Rishi Sunak – ha affermato Evans – sembra aver smesso di ascoltare gli esperti sul clima. Invece, si stanno facendo in quattro per promuovere gli interessi dell’industria dei combustibili fossili, a scapito di chi paga le bollette e del clima”.
Un portavoce del Dipartimento per la Sicurezza energetica e per il Net zero ha dichiarato che “le proposte di sviluppo di giacimenti petroliferi con licenze esistenti sono di competenza delle autorità di regolamentazione, con l’impatto ambientale degli sviluppi proposti soggetto ad una rigorosa valutazione normativa, inclusa una valutazione completa dell’impatto ambientale e una consultazione pubblica. “La transizione verso forme di energia non fossili non può avvenire dall’oggi al domani e, anche quando saremo net zero, avremo ancora bisogno di petrolio e gas, come riconosciuto dal Comitato indipendente sui cambiamenti climatici. L’approvvigionamento di gas a livello nazionale – ha concluso il portavoce – è anche migliore per l’ambiente, in quanto ha un’impronta di carbonio inferiore rispetto all’importazione dall’estero”.