Le valli dell’idrogeno – che, secondo i piani del governo, dovranno essere realizzate entro il 31 dicembre 2026 – nascono con l’intento di promuovere la produzione di idrogeno verde nell’industria e nei trasporti e, allo stesso tempo, riqualificare aree industriali abbandonate
Produrre idrogeno rinnovabile attraverso hub territoriali che riqualificano aree industriali abbandonate e forniscono idrogeno verde a diversi settori, come l’industria e i trasporti. È con queste premesse che è nato il progetto delle cosiddette “Hydrogen Valleys”, le Valli dell’Idrogeno, un elemento chiave della strategia europea per rendere l’idrogeno centrale nel percorso di transizione energetica.
LA STRATEGIA DEL GOVERNO SULL’IDROGENO
Le Hydrogen Valleys – che, secondo i piani del governo italiano, dovranno essere realizzate entro il 31 dicembre 2026 – sono concepite per promuovere la produzione di idrogeno verde nell’industria e nei trasporti e, allo stesso tempo, a riqualificare aree industriali abbandonate.
I progetti contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2 e a promuovere l’uso di energie rinnovabili, con risvolti quindi anche sul fronte occupazionale. Gli hub in costruzione creeranno infatti nuovi posti di lavoro e stimoleranno l’economia locale.
Le hydrogen valleys fanno parte della strategia a cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sta lavorando per favorire lo sviluppo della filiera dell’idrogeno. Una strategia che l’Associazione Italiana Idrogeno (H2IT) richiede fortemente, tanto che lo scorso anno ha organizzato il primo “Italian Hydrogen Summit” per sensibilizzare le istituzioni sul tema.
LA VALLE DELL’IDROGENO IN PIEMONTE
È notizia di questi giorni che la Regione Piemonte ha stanziato 10 milioni di euro dei fondi PNRR per riconvertire le aree industriali dismesse nell’astigiano e produrre idrogeno verde. I fondi regionali appena stanziati per l’intero Piemonte saranno destinati ad opere realizzate in collaborazione tra soci pubblici e privati, e non potranno coprire un progetto da 15 milioni di euro, pensato come interamente pubblico.
C’è però un problema: “abbiamo il progetto, ma dobbiamo trovare il luogo adatto, i soldi necessari e un partner privato”, ha spiegato a La Stampa Andrea Gamba, consigliere provinciale con delega all’Ambiente.
Il modello di una Hydrogen Valley era nato nel 2020. Partendo dall’idea delle forniture ai treni, il sito – che inizialmente sarebbe dovuto sorgere a San Marzanotto, avrebbe potuto servire anche altri partner. Il problema è che ancora non esiste una legge che permette ai treni di viaggiare con l’idrogeno, e il sito di San Marzanotto non è stato giudicato idrogeologicamente adatto ad accogliere il nuovo impianto.
Si era pensato quindi di spostare la Hydrogen Valley astigiana da San Marzanotto a Quarto, ma in quell’area Pip dovrebbe nascere un polo logistico. Il progetto della valle dell’idrogeno ha bisogno di acqua e spazio per produrre il gas, perciò non tutti i posti sono idonei: servono la vicinanza di un fiume e almeno 30 ettari di terreno per produrre i 40 milioni di Kwh e le 515 tonnellate di idrogeno verde annue ipotizzate dal progetto.
Per produrre l’energia necessaria, il progetto prevedeva tre impianti: fotovoltaico, idroelettrico e biomasse, per un costo di 8 milioni di euro l’impianto a biomasse, 4 milioni per la centrale, 1 milione per il fotovoltaico e 7 milioni per connettersi alla rete ad alta tensione. Un totale 15 milioni di euro. “Il progetto è modulare, possiamo costruirlo un pezzo alla volta”, ha concluso Gamba.
LE HYDROGEN VALLEYS NEL PIANO REPOWEREU
Come si legge sul sito della Clean Hydrogen Partnership (un partenariato pubblico-privato unico nel suo genere che supporta le attività di ricerca e innovazione nelle tecnologie dell’idrogeno in Europa), “le Hydrogen Valleys sono state identificate nel piano RePowerEU come essenziali per potenziare l’economia europea dell’idrogeno. Questo perché combinano la produzione di idrogeno pulito, lo stoccaggio e la distribuzione agli utenti finali, creando al contempo catene del valore regionali.
Il RepowerEu ha permesso di aggiungere ai 48 progetti finanziati finora altri 9, per un totale di 57. Questi progetti dovranno consentire di raggiungere i due target previsti: almeno 10 progetti di produzione con capacità media di 1-5 MW ciascuno il primo e 2 progetti aggiuntivi per il secondo, entrambi da completare entro il 30 giugno 2026.
Riconoscendo il ruolo della Clean Hydrogen JU nell’avvio del concetto di Valli dell’Idrogeno e il suo supporto iniziale, la Commissione Europea ha stanziato ulteriori 200 milioni di euro per la Clean Hydrogen Partnership tramite RePowerEU, con l’obiettivo di raddoppiare il numero di Valli dell’Idrogeno in Europa entro il 2025.
Nei bandi 2022 e 2023, la Clean Hydrogen Partnership ha sottoscritto finanziamenti per 13 nuovi progetti di Hydrogen Valleys in tutta Europa. Sono state inoltre sottoscritte altre 5 valli dell’idrogeno nell’ambito del bando 2024. Complessivamente, la Clean Hydrogen JU ha sostenuto finora 21 progetti di Valli dell’Idrogeno in 19 paesi europei, di cui 20 ancora in corso. Insieme rappresentano costi di progetto per oltre 1,3 miliardi di euro, con un finanziamento totale della JU di poco superiore a 250 milioni di euro.
GLI OSTACOLI ALLO SVILUPPO DELLE HYDROGEN VALLEYS
Ad inizio anno, un’analisi di TEHA e WAVE ha mostrato che, tra le 57 iniziative ammesse a finanziamento per un totale di 532 milioni di euro, solo 9 hanno completato il processo autorizzativo e l’acquisto di elettrolizzatori, per un valore complessivo di 132 milioni di euro. Nonostante le difficoltà riscontrate, le Hydrogen Valley rappresentano uno dei pochi esempi concreti di sviluppo dell’idrogeno in Europa e possono ricoprire un ruolo importante nel favorire l’innovazione tecnologica.
Uno dei principali ostacoli è la fragilità della filiera dell’idrogeno, che coinvolge attori interdipendenti – dai produttori agli utilizzatori finali – e soffre della mancanza di sinergie tra progetti e della scarsa integrazione nelle filiere industriali esistenti. Questi fattori rendono il sistema frammentato e rallentano l’adozione di questo vettore energetico, soprattutto perché gli utilizzatori finali necessitano di investimenti in nuove tecnologie o mezzi per impiegarlo. Inoltre, la mancata attuazione di molti accordi stipulati in fase di presentazione dei bandi ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta, mettendo a rischio la realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR. A complicare ulteriormente il quadro si aggiungono iter autorizzativi complessi, che rallentano lo sviluppo delle iniziative. Il risultato è che 11 progetti hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi, aumentando il rischio di un impiego inefficace delle risorse e generando un impatto politico e reputazionale per il Paese.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dal fatto che l’Italia presenta dei costi di produzione dell’idrogeno rinnovabile da rete tra i più elevati in Europa. Ciò è dovuto principalmente al costo dell’elettricità, ma anche ad una formulazione degli atti delegati che penalizzano particolarmente il nostro Paese. La Germania ha accesso ad energia eolica con un capacity factor elevato, mentre Spagna e Francia raggiungeranno prima i threshold indicati dagli atti delegati per ovviare ai vincoli di correlazione geografica e temporale.
IL DECRETO DIRETTORIALE N. 209 DEL 10/07/2025
Nel luglio scorso, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito il Decreto Direttoriale n. 209 del 10 luglio 2025, che rivede le regole per l’erogazione dei fondi dedicati alle Hydrogen Valleys in risposta alle nuove norme in materia.
Il DL 9 agosto 2024 n. 113 ha introdotto, infatti, nuove disposizioni finanziarie in materia di PNRR semplificando i trasferimenti di fondi, permettendo ai soggetti attuatori di ricevere fino al 90% dell’importo su una semplice attestazione di necessità, posticipando i controlli definitivi al saldo finale.
Il testo specifica che i lavori devono essere ultimati entro il 30 giugno 2026, fornendo una definizione precisa per la “data di ultimazione dei lavori”. In caso di nuovi impianti di produzione elettrica rinnovabile asserviti agli elettrolizzatori e collegati a una rete con obbligo di connessione di terzi, la data di ultimazione corrisponde a quella della comunicazione che il beneficiario invia al gestore di rete, includendo anche le opere necessarie alla connessione fisica.
Se si tratta di impianti rinnovabili direttamente connessi all’elettrolizzatore, la data coincide con quella del certificato o verbale di ultimazione dei lavori redatto dal Direttore dei lavori, che attesti il completamento delle opere dal punto di vista meccanico e civile. Per il sistema di elettrolisi, invece, tale data è quella del certificato o verbale redatto dal Direttore dei lavori, che certifica il completamento delle opere meccaniche e civili come da progetto.
Per l’entrata in esercizio, è fissato un limite di 36 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni, anche in questo caso dettagliando la definizione per tipologia di impianto. La mancata osservanza di questa scadenza causerà la revoca degli incentivi.