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Emissioni

I benefici della decarbonizzazione di trasporti e riscaldamento? Eccoli nel report Cambridge Econometrics

Nel report si prevede un ETS con i prezzi delle quote stimati a 180 euro per tonnellata di CO2 entro il 2030, e diverse opzioni di riutilizzo delle entrate che potrebbero produrre impatti diversi sia sul funzionamento dell’ETS sia sull’economia in generale.

Ci sono potenziali benefici macroeconomici per l’Europa da una decarbonizzazione più rapida nei settori dei trasporti e del riscaldamento, sebbene la natura precisa dei benefici dipenda da come l’obiettivo venga realizzato. Mantenere il trasporto stradale e gli edifici come parte degli obiettivi climatici nazionali potrebbe produrre, infatti, impatti economici sostanziali, incoraggiando al contempo l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio. Al contrario, vi sono rischi di impatti distributivi negativi derivanti dall’introduzione di un ETS con una policy esplicita per mitigarli. È quanto emerge da un’analisi di Cambridge Econometrics commissionata dalla European Climate Foundation sulle implicazioni socio-economiche delle potenziali rotte per decarbonizzare trasporti e riscaldamento in Europa.

L’analisi, in particolare, valuta un sistema di scambio di quote di emissioni (Ets) con diverse opzioni per il riutilizzo dei ricavi generati dalla policy, a fronte di un mix di politiche incentrato sulla regolamentazione. In sintesi si prevede un ETS, con i prezzi delle quote stimati a 180 euro per tonnellata di CO2 entro il 2030, e diverse opzioni di riutilizzo delle entrate che potrebbero produrre impatti diversi sia sul funzionamento dell’ETS sia sull’economia in generale.

MAGGIORI VANTAGGI DA UTILIZZO ENTRATE ETS PER APPALTI DI TECNOLOGIE A BASSE EMISSIONI

Dall’analisi emerge che i trasferimenti forfettari possono far fronte a risultati regressivi, ma sia i trasferimenti che i tagli fiscali portano a livelli più elevati di attività economica e quindi esercitano una pressione al rialzo sui prezzi dei permessi. Al contrario, l’utilizzo di una parte delle entrate per appalti pubblici di tecnologie a basse emissioni di carbonio potrebbe ridurre i costi per i consumatori, offrendo vantaggi economici e riducendo al contempo i prezzi delle autorizzazioni.

NON TUTTE LE STRADE SONO UGUALI

Insomma, rileva l’analisi di Cambridge Econometrics, “aumentare l’ambizione negli attuali settori non-ETS per contribuire all’obiettivo concordato del -55% di riduzione delle emissioni può fornire benefici sostanziali all’economia europea, ma la progettazione e l’attuazione delle politiche è importante” perché “non tutte le strade sono uguali”.

PIL PIÙ ALTO DEL 2%, OCCUPAZIONE +0,7%

Il report evidenzia che il PIL potrebbe essere fino al 2% più alto in tutta l’Ue entro il 2030 come risultato di una riduzione del 40% delle emissioni nei settori non-ETS, e l’occupazione potrebbe essere circa lo 0,7% più alta. “L’introduzione di un mix di politiche con una maggiore attenzione alla regolamentazione (e senza una tariffazione esplicita del carbonio nei settori non-ETS) fornisce questi benefici economici attraverso una combinazione di eliminazione graduale delle tecnologie ad alto contenuto di carbonio, sussidi per alternative a basso contenuto di CO2 e misure per promuovere l’efficienza energetica”.

DA UN ETS PARALLELO BENEFICI MINORI

Al contrario, la creazione di un ETS parallelo per gli attuali settori non-ETS “fornisce benefici economici minori per l’economia europea, ma il risultato dipende fortemente da come vengono impiegato i ricavi dell’ETS. Inoltre, queste opzioni di impiego delle entrate hanno implicazioni per il prezzo ETS risultante. Indirizzare le entrate verso i consumatori – attraverso riduzioni fiscali o trasferimenti forfettari – porta a migliori risultati economici, ma mette anche pressione verso l’alto sui prezzi ETS – sia nell’ETS principale che in quello parallelo, dato che più attività economiche sono costrette a conformarsi a limiti di emissioni fissi”.

I RISULTATI DELLE POLICY VARIANO IN BASE ALLA STRUTTURA ECONOMICA E ALLE TRAIETTORIE DELLE EMISSIONI/TECNOLOGIE DEI VARI STATI

Differentemente, “l’utilizzo di una parte delle entrate dell’ETS per l’acquisto pubblico di tecnologie a basse emissioni di carbonio e per investimenti nell’efficienza energetica riduce i costi delle tecnologie, e quindi rende il passaggio ad alternative a basse emissioni di carbonio meno costoso per i consumatori e le industrie, portando a costi più bassi sia nell’ETS principale sia in quello parallelo. Senza alcun riutilizzo delle entrate, l’ETS parallelo ha un impatto negativo sulla produzione misurata attraverso il PIL e l’occupazione in tutta Europa. Allo stesso tempo, i tassi di ricambio della tecnologia sono bassi in questo settore, dato che le caldaie hanno una vita operativa più lunga rispetto alle automobili, ad esempio, e ci sono altre barriere all’adozione, come gli incentivi divisi tra proprietari e inquilini”.

In breve, “l’aumento del costo del riscaldamento a combustibili fossili, senza fare nulla per aumentare l’adozione e la disponibilità di alternative a basse emissioni di carbonio, probabilmente porterà a risultati scadenti per le famiglie a basso reddito. I risultati di queste policy negli Stati membri variano in base alla loro struttura economica e alle traiettorie delle emissioni/tecnologie. Per esempio, nel caso della Germania, un abbandono dei veicoli convenzionali con motore a combustione potrebbe portare a perdite di posti di lavoro nell’industria automobilistica e nelle catene di fornitura”.

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