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I Paesi ricchi con alte emissioni di gas serra potrebbero pagare 170 trilioni di dollari in risarcimenti climatici

Il sistema di compensazione si basa sull’idea che l’atmosfera è un bene comune, una risorsa naturale per tutti che non è stata utilizzata in modo equo

I ricchi Paesi industrializzati, responsabili di livelli eccessivi di emissioni di gas serra, potrebbero essere tenuti a pagare 170 trilioni di dollari in risarcimenti climatici entro il 2050, per garantire il raggiungimento degli obiettivi per ridurre il crollo climatico. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Sustainability.

Secondo lo studio, la compensazione proposta – che ammonta a quasi 6 trilioni di dollari all’anno – verrà pagata ai Paesi in via di sviluppo, storicamente poco inquinanti, che devono abbandonare i combustibili fossili, nonostante non abbiano ancora utilizzato la loro “giusta quota” del bilancio globale del carbonio.

IL SISTEMA DI COMPENSAZIONE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA

Il sistema di compensazione si basa sull’idea che l’atmosfera è un bene comune, una risorsa naturale per tutti che non è stata utilizzata in modo equo. È il primo schema in cui i Paesi ricchi – storicamente responsabili di emissioni di gas serra eccessive o ingiuste e tra cui figurano il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone e la Russia – sono tenuti a risarcire i Paesi che hanno contribuito meno al riscaldamento globale, ma dovranno decarbonizzare le loro economie entro il 2050, se vogliamo mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.

I RISULTATI DELLO STUDIO

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In questo ambizioso scenario, lo studio ha rilevato che 55 Paesi – tra cui la maggior parte dell’Africa subsahariana e dell’India – dovranno sacrificare oltre il 75% della loro giusta quota di budget di carbonio.

Dall’altro lato, il Regno Unito ha utilizzato 2,5 volte la sua equa allocazione e sarà tenuto a pagare 7,7 trilioni di dollari per le sue emissioni eccessive entro il 2050. Gli Stati Uniti hanno utilizzato più di quattro volte la loro giusta quota, per diventare il Paese più ricco del mondo, e saranno responsabili di 80 trilioni di dollari di risarcimenti nell’ambito di questo schema. “È una questione di giustizia climatica: se chiediamo alle nazioni di decarbonizzare rapidamente le loro economie, anche se non hanno alcuna responsabilità per le emissioni in eccesso che stanno destabilizzando il clima, dovrebbero essere risarcite per questo onere ingiusto”, ha affermato Andrew Fanning, autore principale e visiting research fellow del Sustainability Research Institute dell’Università di Leeds.

I DATI SULLE EMISSIONI DI 168 PAESI DEL MONDO

Secondo i dati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, il bilancio totale globale del carbonio a partire dal 1960 è di 1,8 tonnellate di CO2 o gas serra equivalenti. Utilizzando le dimensioni della popolazione, i ricercatori hanno calcolato quanto 168 Paesi hanno utilizzato in eccesso o in difetto la loro quota equa del bilancio globale del carbonio dal 1960: alcuni Paesi rientrano nella loro giusta quota di ripartizione, mentre il Nord globale (Stati Uniti, Europa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Israele) ha già ampiamente superato la sua giusta quota di beni comuni atmosferici.

Quasi il 90% delle emissioni in eccesso è dovuto al ricco Nord del mondo, mentre il resto proviene dai Paesi ad alta emissione nel Sud del mondo, in particolare da Paesi ricchi di petrolio come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Cinque Paesi a basse emissioni con una grande popolazione – India, Indonesia, Pakistan, Nigeria e Cina (attualmente il più grande emettitore del mondo) – avrebbero diritto a ricevere 102 trilioni di dollari, per sacrificare la loro giusta quota del budget di carbonio nello scenario a zero emissioni.

LE DIFFERENZE TRA I PAESI E LE RICHIESTE DI COMPENSAZIONE

“Il cambiamento climatico riflette dei chiari modelli di colonizzazione atmosferica”, ha affermato Jason Hickel, coautore e professore presso l’Istituto di scienze e tecnologie ambientali dell’Università Autonoma di Barcellona. “La responsabilità per le emissioni in eccesso è in gran parte detenuta dalle classi ricche, all’interno delle nazioni che hanno consumi molto elevati e che esercitano un potere sproporzionato sulla produzione e sulla politica nazionale. Sono loro che devono sostenere i costi del risarcimento”.

Stanno aumentando le richieste di compensare i Paesi vulnerabili dal punto di vista climatico per le minacce che devono affrontare a causa delle eccessive emissioni di gas serra di altri, come parte di un più ampio movimento per la giustizia climatica per far pagare agli inquinatori la crisi climatica e la transizione energetica.

L’anno scorso, al vertice COP27 delle Nazioni Unite, i Paesi hanno concordato di istituire un fondo di finanziamento “perdite e danni” per fornire fondi ai Paesi poveri per i costi economici e non economici irreparabili e inevitabili di eventi meteorologici estremi e disastri climatici, come l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai.

Secondo una ricerca pubblicata il mese scorso, le principali compagnie petrolifere, del gas e del carbone del mondo sono responsabili di 5,4 trilioni di dollari di siccità, incendi, innalzamento del livello del mare e scioglimento dei ghiacciai, tra le altre catastrofi climatiche che potrebbero avvenire tra il 2025 e il 2050. Questo è il primo studio che quantifica l’onere economico provocato dalle singole società che hanno estratto – e continuano ad estrarre – ricchezza dai combustibili fossili che riscaldano il pianeta.

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