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Eni

I piani dei Paesi europei per trasformare il Mare del Nord in un hub di energia verde

In una bozza della dichiarazione del vertice di oggi ad Ostenda si legge che 9 Paesi che si affacciano sul Mare del Nord puntano ad una capacità eolica offshore combinata di 120 GW entro il 2030

Oggi, in occasione di un vertice ad Ostenda, in Belgio, i leader dei Paesi europei che si affacciano sul Mare del Nord si sono impegnati ad espandere la generazione rinnovabile nella regione per rafforzare la sicurezza energetica.

Sette paesi dell’Unione europea – tra cui Francia, Germania e Olanda, insieme ai Paesi extra-UE Norvegia e Regno Unito – si impegneranno a costruire rapidamente dei parchi eolici, sviluppare delle “isole energetiche” – o siti di generazione rinnovabile collegati in mare – e lavorare su progetti di cattura della CO2 e di idrogeno rinnovabile nella regione.

L’obiettivo è frenare la dipendenza dal gas russo e ridurre l’uso di combustibili fossili che emettono anidride carbonica, che rimangono dominanti. La Norvegia lo scorso anno è diventata il più grande fornitore di gas in Europa, dopo che la Russia ha tagliato le consegne nel continente a seguito della sua invasione dell’Ucraina.

OBIETTIVO: 120 GW DI EOLICO OFFSHORE ENTRO IL 2030

Una bozza della dichiarazione del vertice dei leader, vista dall’agenzia Reuters, afferma che i 9 Paesi puntano ad una capacità eolica offshore combinata di 120 GW nel Mare del Nord entro il 2030 e 300 GW entro il 2050, più che quadruplicando gli attuali 25 GW.

Anche Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo sono pronti a firmare l’impegno, mentre ulteriori Paesi annunceranno dei progetti per stimolare la spinta dell’energia verde, che richiederanno investimenti maggiori rispetto a quelli pianificati in precedenza.

I PIANI DEL REGNO UNITO E DELL’OLANDA

Stamattina i governi dell’Olanda e del Regno Unito hanno dichiarato di voler costruire il più grande collegamento elettrico transfrontaliero d’Europa collegato ad un parco eolico offshore.

Tuttavia, le aziende europee – tra cui Orsted ed Equinor – hanno affermato che il loro settore è troppo piccolo per supportare l’espansione delle infrastrutture e che per raggiungere gli obiettivi saranno necessari maggiori finanziamenti e supporto politico.

GLI INVESTIMENTI NELL’EOLICO OFFSHORE IN EUROPA

Lo scorso anno le decisioni finali di investimento nei parchi eolici offshore europei hanno toccato il minimo di dieci anni, poiché gli sviluppatori hanno dovuto affrontare un livello di inflazione record, dei tassi di interesse in aumento e dei mercati energetici molto volatili. Da allora gli investimenti si sono ripresi, ma secondo gli analisti di Wood Mackenzie negli anni futuri la spesa europea richiesta per la generazione eolica probabilmente sarà al di sotto dell’obiettivo, il che aumenterebbe il rischio di una maggiore dipendenza dai componenti importati dalla Cina e da altri Paesi.

Oggi l’Unione europea e la Norvegia si sono impegnate anche a sviluppare delle infrastrutture per catturare e immagazzinare CO2 dalle emissioni industriali nei giacimenti di gas esauriti del Mare del Nord.

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