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Ibride

Ibride, quali case automobilistiche fanno greenwashing?

Un nuovo studio mostra che le case automobilistiche starebbero ingannando i consumatori riguardo l’impatto ambientale delle vetture ibride. Quali aziende fanno greenwashing?

Le automobili ibride potrebbero essere meno green di quanto pensiamo. Infatti, alcune case automobilistiche potrebbero ingannare i consumatori riguardo il reale impatto ambientale delle vetture, secondo quanto emerge dallo studio dell’Envirnmental Defenders Office, intitolato “Driving Change o Just Filling Up the Tank”.

IBRIDE, TRA GREENWASHING E REALTÁ

Le automobili plug-in hybrid sono mosse da una doppia motorizzazione: elettrica e termica. La tecnologia permette di scegliere la modalità di guida e beneficiare della frenata rigenerativa, che ricarica l’elettricità quando si decelera. Tuttavia, a differenza delle ibride pure, le plug-in devono essere collegate alla corrente per sfruttare pienamente la capacità della batteria. Una caratteristica che porta i proprietari ad usare il motore a benzina il doppio rispetto alle stime. Anche le ibride leggere utilizzano quantitativi non trascurabili di combustibili fossili.

Secondo lo studio, però, molte case automobilistiche pubblicizzano queste vetture come se avessero “tutti i vantaggi di un veicolo elettrico” e nessun problema di ricarica. In particolare, le aziende utilizzano spesso il termine “autocarica”, termine che suggerirebbe invece che non è necessaria alcuna fonte di energia esterna.

LO STUDIO

La pubblicità ingannevole riguardo le automobili ibride danneggia la transizione sostenibile.

La ricerca “Driving Change o Just Filling Up the Tank” pubblicata dall’Environmental Defenders Office mostra un quadro poco rassicurante in ottica di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione della mobilità e lo stop alle automobili endotermiche dal 2035.

Lo conferma l’avvocato Kirsty Ruddock, responsabile della riccrca, il quale ha detto che il gruppo ha analizzato le affermazioni dei principali produttori di auto per determinare se hanno sopravvalutato gli impatti positivi dei loro prodotti o hanno cercato di ingannare volutamente gli acquirenti.

IBRIDE, I RISCHI DEL GREENWASHING

Ruddock ha affermato che il “greenwashing” potrebbe essere particolarmente dannoso per l’automotive, un settore che ha rappresentato il 23% delle emissioni di carbonio a livello mondiale.

“Le informazioni fuorvianti possono ritardare il processo decisionale delle persone e non fornire informazioni sufficienti per le persone a fare davvero la scelta più informata. Il rischio è che ingannino le persone e i consumatori acquistino prodotti che potrebbero non essere sostenibili come pensano”, ha detto Ruddock.

All’inizio di quest’anno l’Australian Competition and Consumer Commission ha segnalato che erano 11 su 29 i brand che hanno mostrato segnali di greenwashing.

In particolare, Lexus, Nissan, Toyota, MG e Volvo hanno pubblicizzato le ibride senza fare riferimento all’utilizzo di benzina, secondo quanto si legge nello studio. Gli slogan sotto esame sono “elettrico per tutti” e “vivere elettrico con ibrido”.

Ruddock ha affermato che questi slogan fatti per marketing potrebbero confondere i consumatori e rallentare la diffusione delle tecnologie completamente green, a discapito della transizione.

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