Il presidente Rustichelli in Senato: “Le proroghe scoraggiano gli investimenti e danneggiano la concorrenza. Mettere a gara una risorsa scarsa e strategica è un impegno preso con l’UE e una leva per abbattere il sovraccosto energetico che affligge le imprese italiane”.
Una richiesta “sollecita” per avviare le procedure di gara e mettere fine al regime delle proroghe per le concessioni idroelettriche. È il messaggio forte e chiaro lanciato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che ha definito l’attuale situazione un “vulnus significativo” per l’efficienza del settore, un freno agli investimenti e la causa di “rendite di posizione non più giustificate” per gli attuali concessionari. Mettere a gara gli impianti, secondo l’Autorità, non è solo un obbligo europeo, ma una leva strategica per modernizzare un parco impianti obsoleto e per abbattere il sovraccosto energetico che penalizza la competitività delle imprese italiane. A portare la posizione dell’Autorità è stato il suo presidente, Roberto Rustichelli, durante un’audizione in Senato, presso la IX Commissione Industria, nell’ambito dell’esame della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2025. Le sue parole riaccendono i riflettori su uno dei dossier più complessi e politicamente sensibili del panorama energetico nazionale.
UN TESORO STRATEGICO CON IMPIANTI OBSOLETI
L’idroelettrico è una risorsa storica e fondamentale per l’Italia. “Le centrali idroelettriche producono il 15% dell’energia complessiva generata e rappresentano la più importante tra le fonti rinnovabili”, ha ricordato Rustichelli. Tuttavia, questo tesoro strategico soffre di un progressivo invecchiamento. “La gran parte delle derivazioni idroelettriche si contraddistingue per investimenti risalenti”, ha spiegato il presidente, “che ha condotto a una correlata riduzione di efficienza”.
È in questo contesto che si inserisce il lungo e travagliato dibattito sulle concessioni, l’86% delle quali è già scaduto o in scadenza. Da anni l’Unione Europea chiede all’Italia di applicare i principi di concorrenza, mettendo a gara una risorsa considerata “scarsa” e non facilmente replicabile. Il governo, dal canto suo, sta cercando da tempo una “quarta via”, sull’esempio francese, che permetta un rinnovo ai concessionari uscenti (grandi utility come Enel, A2A, Iren) a fronte di importanti piani di investimento, per proteggere un settore considerato strategico.
L’ANTITRUST: “LE GARE SONO LA VIA MAESTRA”
La posizione dell’Antitrust è però inequivocabile: la gara è “lo strumento giuridicamente più coerente con i principi di concorrenza”. Rustichelli ha sottolineato che la fine del regime delle proroghe è un impegno preciso assunto dall’Italia con l’Unione Europea nell’ambito dei finanziamenti del PNRR. Continuare con le proroghe, ha avvertito, “rischierebbe di scoraggiare gli investimenti” necessari per modernizzare gli impianti e ammortizzare l’enorme potenziale del settore.
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ E CONTRO IL CARO-ENERGIA
Mettere a gara le concessioni, secondo l’AGCM, non è solo una questione di rispetto delle regole, ma una “preziosa opportunità per lo sviluppo competitivo del settore industriale”. Rustichelli ha infatti collegato direttamente l’inefficienza del sistema al caro-energia che affligge le imprese italiane.
“Le imprese italiane continuano a subire un sovraccosto energetico che supera il 35% del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80%”, ha dichiarato, citando i dati presentati da Confindustria. Questo, ha aggiunto, a fronte di margini operativi lordi nel settore idroelettrico che “raggiungono anche valori nell’ordine del 50-80% dei ricavi”. Dati eloquenti, secondo Rustichelli, da cui “discende con chiarezza l’urgenza di abbattere tale sovraccosto”.
La sollecitazione dell’Antitrust al Parlamento è quindi quella di agire in fretta, definendo procedure di assegnazione basate su parametri “competitivi, equi e trasparenti”, per trasformare una criticità in una leva strategica per la transizione ecologica e la competitività dell’intera economia nazionale.