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Il cambiamento climatico segnerà la fine del turismo di massa?

Il peggioramento delle condizioni meteorologiche sta facendo aumentare il costo dei viaggi a livelli che i consumatori presto non saranno in grado di sostenere

“Dove andiamo in vacanza?” non sarebbe, idealmente, una domanda stressante. Nel 2025, però, il mondo è tutt’altro che ideale, e le vacanze estive in Europa e Nord America non fanno eccezione. Le mete turistiche più gettonate sono devastate da caldo, incendi, inondazioni e siccità, mentre l’inquinamento da combustibili fossili altera il clima e viaggiare per raggiungerle in aereo o in nave da crociera emette molte emissioni di CO2.

I VIAGGI AI TEMPI DEL COVID

Come scrive Ajit Niranjan sul The Guardian – che ha partecipato all’ITB di Berlino, la più grande fiera turistica del mondo -, è difficile rilassarsi in spiaggia con 40 gradi di caldo e la puzza di fumo che infetta l’aria. Per alcuni viaggiatori, un fastidioso senso di colpa rovinerà ulteriormente quella che speravano sarebbe stata una pausa di meritato relax.

Il concetto svedese di flygskam (letteralmente “vergogna di volare”), non è riuscito a guadagnare terreno oltre una piccola quota di turisti preoccupati per il clima. I lockdown per il Covid hanno portato solo un temporaneo danno al settore dell’aviazione, che è stato salvato con ingenti somme di denaro pubblico quando i suoi aerei sono rimasti a terra. Il numero di viaggiatori nel 2024 era tornato ai massimi pre-pandemia. Sono stati anni brutti – tutti concordavano – ma le cose finalmente stavano migliorando.

VERSO LA FINE DEL TURISMO DI MASSA?

Un intervento, tuttavia, ha avuto un tono notevolmente diverso: in un discorso che gli organizzatori della conferenza hanno definito “un appuntamento imperdibile per chiunque abbia a cuore il futuro dei viaggi e del nostro pianeta”, Stefan Gössling, uno dei ricercatori di viaggio più citati al mondo, ha dichiarato con calma l’imminente fine dell’era del turismo di massa. “Siamo già entrati nell’inizio dell’era del non-turismo”, ha affermato Gössling, professore di economia alla Linnaeus University e consulente per l’ONU e la Banca Mondiale, ad un pubblico inquieto di agenzie di viaggio, compagnie di autonoleggio, operatori di crociere e albergatori.

Gössling sostiene che il peggioramento delle condizioni meteorologiche sta facendo aumentare il costo dei viaggi a livelli che i portafogli dei consumatori presto non saranno in grado di sostenere. “Non si tratta solo di qualche ondata di caldo qua e là o di qualche incendio là”, ha spiegato a margine del suo intervento, ma dell’aumento dei costi di tutto, dal cibo alle assicurazioni, che renderà i viaggi come li conosciamo noi inaccessibili.

I COSTI DEGLI EVENTI METEOROLOGICI ESTREMI

È un’affermazione importante. L’aumento dei costi degli eventi meteorologici estremi dovrebbe superare di gran lunga la crescita prevista dei redditi globali affinché la sua tesi sia valida. Ciò sembra plausibile se il riscaldamento globale raggiunge livelli di temperatura pericolosi per la civiltà, di 4 o 5 °C superiori alla media preindustriale, ma è difficile immaginarlo con 1,5 o 2 °C, i livelli che i leader mondiali hanno promesso di raggiungere.

Eppure, quest’estate l’Europa ha registrato i peggiori incendi boschivi mai avvenuti, sulla scia di un anno in cui l’entusiasmo politico per l’azione per il clima è crollato. Persino le destinazioni “coolcation” (popolari per combattere il caldo) come Norvegia e Canada sono state colpite da temperature estreme record nelle ultime settimane.

IL PREZZO (NON SOLO ECONOMICO) DEI VIAGGI AEREI

E non è solo il peggioramento delle condizioni meteorologiche a mettere a rischio il turismo. Volare è una delle attività più difficili da gestire con soluzioni tecnologiche, e gli sforzi per evitare che i disastri si propaghino a spirale aggraveranno tale costo. Il prezzo di un biglietto aereo è destinato a salire alle stelle, se includerà i costi per rendere gli aerei più ecologici o per riassorbire l’inquinamento da carbonio dall’atmosfera.

Questo non dipinge un quadro roseo per i dirigenti del settore turistico. In parole povere, potranno scegliere tra una scelta ecologica e un aumento dei prezzi, oppure lasciare che il pianeta bruci e che i prezzi aumentino. In entrambi i casi, potrebbe essere giunto il momento che la tanto trascurata vacanza nazionale – economica, comoda e spesso più rilassante – torni finalmente di moda.

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