Il Comune di Taranto prepara il ricorso al Tar, ma Aqp non commenta e Suez conferma l’avvio dei cantieri il 1° novembre. Intanto, la rete idrica pugliese riduce la pressione per mancanza d’acqua
Il Consiglio comunale di Taranto ha deciso all’unanimità che presenterà ricorso al Tar contro il dissalatore sul fiume Taura, ma Acquedotto Pugliese ignora la mozione e si prepara ad iniziare i lavori. Infatti, i cantieri per la costruzione dell’infrastruttura partiranno il 1° novembre, come conferma Patrizia Rutigliano, ceo di Suez Italia, a Energia Oltre. Acquedotto Pugliese, invece, ha deciso di non rilasciare dichiarazioni. Ma tutto lascia pensare che seguirà i piani iniziali. Intanto, da lunedì la Puglia sarà più assetata. Infatti, Aqp ha annunciato riduzioni di pressione in tutta la rete idrica per evitare interruzioni e razionamenti. La ragione? L’acqua disponibile sarà sufficiente solo fino a gennaio.
DISSALATORE, UN RICORSO ATTESO DA TEMPO
Il ricorso contro il dissalatore, tanto atteso dai tarantini, sembra a un passo. Dopo mesi il Consiglio comunale assolverà alle promesse fatte ai tarantini? L’impianto, una volta a regime, dovrebbe produrre circa 650 litri d’acqua al secondo. Ma le associazioni cittadine temono che l’opera da 130 milioni di euro nasconda il rischio di “bancarotta idrica”, che potrebbe ricadere sulle bollette dei pugliesi.
“Il dissalatore di Taranto risponde all’esigenza di diversificare le fonti e rendere più autonomi e resilienti Taranto e l’arco ionico salentino, l’unica area pugliese servita da una sola linea di approvvigionamento, tra l’altro extraregionale. Il dissalatore si affiancherà alle altre azioni già messe in atto da AQP”, replica l’azienda.
I LAVORI DEL DISSALATORE DI TARANTO PROCEDONO
Il voto del Consiglio Comunale non sembra aver modificato i piani di Aqp: i lavori della discussa opera proseguono. Raggiunta da Energia Oltre, Acquedotto Pugliese ha deciso di non rilasciare dichiarazioni. Tuttavia, l’esproprio dei terreni, la conta degli alberi da estirpare e la bonifica da mine sono quasi completate e il 1 novembre partiranno i cantieri. La conferma arriva da Patrizia Rutigliano, ceo di Suez Italia, contattata da Energia Oltre.
Il progetto è finanziato con fondi del Pnrr e in parte con le risorse del Fondo di sviluppo e coesione, per circa 100 milioni di euro. Il contenzioso legale, però, potrebbe far salire la spesa in maniera esponenziale. Chi pagherà?
GEOLOGI: PERCHE’ IL DISSALATORE NON E’ UNA PRIORITA’
Se la Puglia è assetata non è colpa solo del clima, ma anche della cattiva manutenzione degli invasi e delle reti di distribuzione, secondo l’Ordine dei geologi della Regione. Le strutture che dovrebbero raccogliere e distribuire l’acqua cadono a pezzi, secondo Michele Caputo, presidente del l’Ordine dei geologi della Puglia.
Molti milioni di metri cubi d’acqua vengono dispersi “perché la progettazione degli schemi idrici è ferma agli anni Cinquanta. Serve una pianificazione a scala di bacino”, ha affermato Michele Caputo, secondo quanto riporta l’edizione di Bari de La Repubblica.
TANTI INVESTIMENTI MA DIVERSE OPERE SONO INCOMPIUTE
Nel 2024, Aqp ha investito 453 milioni di euro: 196,8 milioni per gli acquedotti, 141 milioni per la depurazione e 75,5 milioni per la fognatura. Tuttavia, la Puglia è sempre più assetata.
“Rispetto a 15 anni fa preleviamo dalle fonti 117 milioni di metri cubi in meno all’anno, pari all’acqua che oggi è contenuta negli invasi del Pertusillo, del Sinni e del Fortore”, ha sottolineato Antonio De Leo, direttore industriale di Aqp, secondo quanto riporta La Repubblica di Bari.
PROGETTI FERMI, INVASI INEFFICIENTI
Gli investimenti non mancano, ma spesso i progetti si fermano. Uno degli esempi più emblematici è il collegamento tra la diga di Occhito e quella del Liscione, in Molise: un progetto del valore di circa 180 milioni di euro, fermo da oltre vent’anni. Il secondo grande problema idrico pugliese riguarda la manutenzione degli invasi. Infatti, le disponibilità reali sono molto inferiori rispetto alla capacità utilizzabile.