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Africa

Il gas nigeriano e la guerra energetica tra Marocco e Algeria

Di recente il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha parlato del ruolo del gas in Europa e ha sottolineato il forte potenziale del Marocco sulle energie pulite come l’idrogeno, l’eolico e il solare

Marocco e Algeria, storici rivali della regione del Maghreb, sono impegnati in due megaprogetti concorrenti di gasdotti che li collegano alla Nigeria, per puntare al mercato europeo, in un contesto in cui l’Ue vorrebbe fare a meno del gas entro la fine del decennio.

IL PROGETTO DEL GASDOTTO NIGERIA-MAROCCO

Il progetto più recente è il gasdotto Nigeria-Marocco (NMGP), lungo circa 6.000 km, che dovrebbe attraversare 13 Paesi africani sulla costa atlantica per trasportare miliardi di metri cubi di gas nigeriano verso il Marocco. Da lì, dovrà essere collegato al gasdotto Maghreb Europe (GME). La data di inizio costruzione non è ancora stata fissata. “Il gasdotto è in fase di pianificazione, siamo nella fase dello studio di fattibilità”, ha dichiarato il ministro del petrolio nigeriano, Timipre Sylva.

L’idea del progetto è stata lanciata nel 2016 dal re Mohammed VI durante una visita ad Abuja, volta a rafforzare le partnership con i Paesi africani. Il suo rilancio si spiega con la decisione di Algeri – primo esportatore africano di gas naturale – di rescindere, lo scorso anno, il contratto GME per la fornitura alla Spagna di gas algerino attraverso il Marocco, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche con Rabat. I dissensi sono stati motivati in particolare dallo spinoso dossier del Sahara occidentale – territorio su cui Rabat rivendica la propria sovranità, mentre Algeri sostiene i separatisti del Fronte Polisario – che ha privato il Marocco del gas algerino, che considera un diritto di passaggio.

Inoltre, il gasdotto NMGP rientra in un contesto geopolitico segnato dall’impennata dei prezzi degli idrocarburi, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La realizzazione del gigantesco gasdotto – per un costo stimato di 23 miliardi di euro – resta comunque subordinata “all’ottenimento dell’accordo dei Paesi attraverso i quali passerà”, ha ricordato il ministro del Petrolio nigeriano.

I 7 ACCORDI DEL 2022 CON I PAESI AFRICANI

A fine 2022, Rabat e Abuja hanno firmato sette memorandum d’intesa con Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Sierra Leone, Ghana, Mauritania e Senegal e un altro con la Comunità economica degli Stati dell’Europa orientale – Africa occidentale (ECOWAS). Accordi che “confermano l’impegno delle parti in questo progetto strategico”, ha commentato l’Ufficio marocchino degli idrocarburi e delle miniere (ONHYM).

Rabat fa affidamento sulle enormi riserve della Nigeria per creare “un mercato del gas stabile, prevedibile e reciprocamente redditizio” in Africa, ha affermato il ricercatore di geopolitica marocchino Jamal Machrouh, sottolineando anche l’”interesse strategico per l’Europa”. Emergono però degli interrogativi, considerando che Bruxelles afferma di volersi sbarazzare dei combustibili fossili a medio termine. “Dobbiamo considerare quando il gasdotto sarà finito. Vorremo usare ancora gas e metano?”, si è chiesto di recente a Rabat il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, sottolineando che il Marocco ha un forte potenziale di energie pulite come l’idrogeno, l’eolico e il solare.

IL GASDOTTO TRANS-SAHARIANO

L’accelerazione della cooperazione tra Rabat e Abuja coincide con il rilancio del gasdotto Trans-Sahariano (TSGP), che collegherà la Nigeria all’Algeria attraverso il Niger, per un costo stimato tra i 12 ei 18 miliardi di euro. Lo scorso luglio Algeri, Abuja e Niamey hanno firmato un accordo per materializzare questo gasdotto, lungo 4.128 km, senza fissare però una data di avvio.

Ideato nel 2009, il progetto mira anche a trasportare il gas nigeriano in Europa: un volta arrivato in Algeria, infatti, dovrebbe giungere nel vecchio continente attraverso il gasdotto Transmed, che già collega i giacimenti algerini all’Italia attraverso la Tunisia. “Gli studi tecnici sono in corso”, ha dichiarato il 18 febbraio scorso il ministro dell’Energia algerino, Mohamed Arkab.

LA POSIZIONE DELL’EUROPA

Secondo l’esperto algerino Ahmed Tartar, i tre partner ora sono “alla ricerca di donatori. Possiamo stimare un ritardo di 2-3 anni per la finalizzazione del progetto, che soddisfarà una parte significativa delle esigenze future dell’Europa”, ha spiegato Tartar, il cui Paese è il terzo fornitore di gas dell’Europa.

Un cauto ottimismo è quello dell’analista Geoff Porter, che sottolinea “la grande vulnerabilità del gasdotto agli attacchi jihadisti nella zona saheliana e all’ostilità delle comunità locali, se avranno la sensazione di essere sfruttate per un progetto da cui non trarranno nessun beneficio”. Infine, secondo il ricercatore marocchino Machrouh, un altro rovescio della medaglia è che l’Europa “non potrà accettare una forte dipendenza da un unico fornitore, sia esso algerino o marocchino”.

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