Il Mase lavora a una norma per aggirare il blocco al Dl Aree Idonee e non perdere i fondi del Pnrr. La norma darebbe maggior potere decisionale alle Regioni, provocando effetti a catena anche sul Dl Agricoltura e sul fotovoltaico
La spada di Damocle del Pnrr spinge il Mase ad accelerare sulle aree idonee aggirando lo scoglio della giustizia amministrativa. Il Ministero dell’Ambiente sta lavorando a una modifica con norma della legge del 2021, da cui è nato l’ormai celebre dl Aree Idonee del 2024. L’ultima sentenza del Tar ha limitato l’ampia discrezionalità alle Regioni nell’individuazione di queste zone. La legge allo studio del Mase risponde a un “vuoto normativo”, secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin. Di fatto, permetterebbe di superare il blocco giuridico conferendo alle Regioni il potere di decidere, ad esempio, che le Aree Idonee già fissate dalla legge non possono essere limitate. Una decisione che potranno prendere a prescindere dall’esito della futura sentenza del Consiglio di Stato.
DL AREE IDONEE FERMO AI BOX, PICHETTO: “LAVORIAMO PER RISPONDERE A VUOTO NORMATIVO”
L’individuazione delle aree idonee per un rapido sviluppo delle rinnovabili è una delle condizioni principali legate all’emissione dei fondi del Pnrr. Infatti, per definire le cosiddette “aree di accelerazione” degli impianti green è necessario aver individuato prima le aree idonee. “Le aree di accelerazione sono state recepite nei mesi scorsi nel decreto Infrastrutture: anche sull’attuazione di quest’ultime il tempo non gioca a favore perché anche esse rientrano tra gli obiettivi del Pnrr”, scrive il Sole 24 Ore.
Il problema è che il Dl Aree Idonee sarà fermo ai box almeno fino al 26 agosto. I giudici del Tribunale amministrativo hanno annullato alcuni commi del dl Aree Idonee che attribuivano un’ampia discrezionalità alle Regioni nell’individuazione di queste zone. Il Mase ha presentato appello al Consiglio di Stato. La modifica normativa su cui sta lavorando il ministero dell’Ambiente, insieme a quelli dell’Agricoltura e dei Beni Culturali, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, non è legata però all’esito del processo, come ha spiegato lo stesso ministro Gilberto Pichetto Fratin nei giorni scorsi: “Il ricorso al Consiglio di Stato riguarda un filone. Dall’altra parte, però, noi stiamo anche per rispondere a quello che è un vuoto normativo”.
L’EFFETTO A CATENA SUL SOLARE
La norma potrebbe avere un’effetto a catena che investirà positivamente anche il fotovoltaico. Infatti, il Sole 24 Ore avanza l’ipotesi che l’intervento possa “depotenziare il rinvio alla Consulta del Dl Agricoltura, deciso sempre dal Tar”. Il ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura potrebbero infatti decidere di introdurre più flessibilità rispetto al Dl Agricoltura. Ad esempio, le Regioni potrebbero decidere di ripristinare la Solar Belt, l’area attorno alle zone industriali nella quale si potevano realizzare impianti a terra. La parola d’ordine è “flessibilità”, la stessa che i giudici hanno bocciato.
L’APPELLO DELLE REGIONI
Le Regioni hanno avuto un ruolo nella scelta del Mase di studiare una norma per accelerare i progetti rinnovabili. Nei giorni scorsi alcuni governatori del Centro Nord hanno inviato una lettera al ministero chiedendo una soluzione normativa per superare l’impasse giudiziaria.