Il titolare del MIMIT ha spiegato che “nell’ultima revisione del PNIEC abbiamo previsto uno scenario al 2050 che include una generazione nucleare pari all’11% del mix elettrico nazionale, al fine di garantire una produzione più economica di idrogeno e combustibili sintetici e un risparmio complessivo stimato in ben 17 miliardi di euro rispetto allo scenario senza nucleare”
“Il contesto in cui ci troviamo è particolarmente complesso e sfidante. La necessaria transizione ecologica, l’instabilità internazionale, l’elevata dipendenza energetica e la volatilità dei prezzi del gas rendono sempre più pressante il tema della sicurezza energetica, che va assolutamente coniugato con l’autonomia strategica e produttiva del nostro continente. In questo scenario il nucleare si conferma una risposta strategica. È una fonte stabile, a base emissioni, indipendente dei mercati fossili e capace di compensare l’intermittenza delle rinnovabili. È una fonte necessaria, che si può produrre nel nostro continente e nel nostro Paese”. Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo al convegno “Nuclearefuturo – Una energia sostenibile per lo sviluppo del mix energetico nazionale” in corso alla Camera dei Deputati.
LE MOSSE DELL’UNIONE EUROPEA SUL NUCLEARE
“A conferma di questa necessità – ha aggiunto Urso -, che tutti dobbiamo necessariamente condividere, l’Europa ha cambiato passo, lanciando l’Alleanza Industriale sugli Small Modular Reactors, riconoscendo il nucleare come tecnologia di transizione prioritaria nel Net Zero Industrial Act e includendolo nella tassonomia verde. È in questo contesto che stiamo lavorando per riaprire la possibilità dell’utilizzo del nucleare anche in Italia. Nell’ultima revisione del PNIEC abbiamo previsto uno scenario al 2050 che include una generazione nucleare pari all’11% del mix elettrico nazionale, al fine di garantire una produzione più economica di idrogeno e combustibili sintetici e un risparmio complessivo stimato in ben 17 miliardi di euro rispetto allo scenario senza nucleare”.
URSO: “I REATTORI NUCLEARI MODULARI SONO LE SOLUZIONI TECNOLOGICAMENTE PIÙ PROMETTENTI”
Il rapporto davvero presentato oggi si inserisce perfettamente in questa traiettoria, offrendo una fotografia aggiornata e approfondita delle potenzialità della filiera industriale italiana, delle competenze già attive, delle opportunità di sviluppo e dei benefici concreti in termini economici, occupazionali ed energetici.
I reattori SMR e gli AMR oggi rappresentano le soluzioni tecnologicamente più promettenti: pur essendo in una fase pre-commerciale, il loro potenziale strategico è ormai evidente. Possono garantire un costo dell’energia stabile e prevedibile nel tempo, e sono in grado di produrre non solo elettricità, ma anche calore ad alta temperatura e idrogeno low-carbon, offrendo una soluzione concreta per la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate.
URSO: “RITORNO AL NUCLEARE STRAORDINARIA OPPORTUNITÀ PER L’INDUSTRIA ITALIANA”
Ma c’è di più: il ritorno al nucleare è anche una straordinaria opportunità per l’industria italiana. Oggi in Italia abbiamo oltre 70 aziende già attive nella filiera e coinvolte in progetti internazionali. Il comparto ha generato oltre 4 miliardi di euro di valore e comprende oltre 13.000 occupati. Le proiezioni ci indicano oltretutto che potrebbe arrivare a generare fino a 120.000 nuovi posti di lavoro e un impatto economico di oltre 50 miliardi di euro l’anno entro il 2050.
Il 69% delle imprese intervistate da Confindustria si è detto pronto ad aggiornare i propri processi per contribuire allo sviluppo e all’utilizzo del nucleare di nuova generazione, pulito e sicuro, a testimonianza di una filiera dinamica e pronta alla sfida. Il governo crede fermamente nel nucleare come leva strategica con coesione e comunità d’intenti”.