La Commissione europea vorrebbe che le concessioni idroelettriche vengano messe a gara, mentre l’Italia vorrebbe favorire le aziende nazionali che gestiscono gli impianti da anni, prorogando di 20 anni la scadenza dei loro permessi
Il settore italiano dell’energia idroelettrica è in subbuglio: entro il 2029 l’86% delle concessioni andranno a procedura competitiva e, considerato che le gare saranno europee e che l’Italia sarà l’unico Paese a farle, “c’è il rischio di privatizzazione”. A lanciare l’allarme è stato, nei giorni scorsi, Giuseppe Argirò, ad di CVA e vicepresidente di Elettricità Futura.
ARGIRÒ (ELETTRICITÀ FUTURA): SU IDROELETTRICO C’È IL RISCHIO DELLA PRIVATIZZAZIONE
“Se vogliamo andare verso una gara europea, non è questione di inserire un po’ di competizione, ma di un potenziale rischio di privatizzazione. Quando ragioniamo di infrastrutture idroelettriche, non possiamo prescindere dalla sicurezza energetica del Paese”, ha spiegato Argirò intervenendo ad un recente forum sull’energia. Il vicepresidente di Elettricità Futura ha affermato che “i primi 5 operatori del Paese – Enel, A2A, Dolomiti, Alperia e Cva – rappresentano oltre il 70% della produzione idroelettrica, e queste società sono tutte pubbliche: o sono pubbliche, o in qualche modo sono riferite al settore pubblico. Ci troveremo davanti una situazione per cui ci sarà, da un lato, un’azione di dumping da parte dei grandi operatori finanziari e di soggetti che faranno greenwashing; dall’altro, ci sarà una grandissima quantità di contenziosi. La conclusione è che il 70% delle concessioni che scadono nel 2029 probabilmente vedrà investimenti che inizieranno dopo il 2030”.
“Visto che oggi abbiamo urgenza di rilanciare le rinnovabili – ha aggiunto Argirò – perché non creiamo le condizioni per far partire immediatamente gli investimenti, senza aspettare il 2029? Noi abbiamo solo bisogno di certezze, e la certezza è la riassegnazione delle concessioni, a fronte di piani di investimenti condivisi sulla base di parametri approvati dall’Autorità”.
LA NORMA STRALCIATA DAL DL ENERGIA
“La norma era stata inserita nel Decreto Energia”, ha spiegato Argirò, che ha aggiunto: “gli affari europei hanno ritenuto di non discutere questo tema in questo momento storico. Io sono convinto che il governo italiano abbia già avviato la discussione, avendo chiuso la rendicontazione sulla quarta rata del PNRR su questo tema, che è strategico per il nostro Paese”.
LE CONCESSIONI IDROELETTRICHE IN ITALIA E NEL RESTO D’EUROPA
Il decreto Energia approvato a fine novembre – che contiene diverse misure per il settore, come aiuti alle imprese energivore, incentivi per gli impianti rinnovabili ed altro – non parla invece delle concessioni idroelettriche. Si tratta, tra l’altro, di un tema spinoso, in quanto la Commissione europea vorrebbe che le concessioni vengano messe a gara, mentre il governo italiano vorrebbe favorire in qualche modo le aziende che gestiscono impianti da anni, prorogando di 20 anni la scadenza dei loro permessi.
Nell’Europa meridionale, inclusa l’Italia, prevale lo strumento della concessione, mentre nell’Europa settentrionale il permesso. Anche la durata dei provvedimenti è molto diversificata: in Spagna la norma è di 75 anni, in Austria può arrivare anche a 90 anni, in Portogallo è di 35 anni, mentre in Francia tra i 30 e i 40 anni. In Italia le concessioni possono arrivare a 30 anni, ma in alcune regioni si può scendere anche a 15.
Il governo, anziché metterle a gara, preferirebbe allungare di 20 anni la durata della concessione idroelettrica allo stesso operatore, in cambio di un accordo sugli investimenti. Le aziende del settore spesso criticano la breve durata delle autorizzazioni, sostenendo che ciò costituisce un disincentivo agli investimenti per modernizzare gli impianti.
ENERGIA IDROELETTRICA PRIMA FONTE RINNOVABILE IN ITALIA
L’energia idroelettrica è la prima fonte rinnovabile di energia in Italia, ma il nostro parco idroelettrico ha un’età media alta e richiede investimenti. Secondo una ricerca di Bain & Company, il 70% delle centrali idroelettriche italiane ha oltre 40 anni, il che rende necessari ed urgenti interventi di manutenzione e lavori di ammodernamento delle infrastrutture.
Secondo Bain & Company servirebbero almeno 10 miliardi di euro per ammodernare il settore idroelettrico italiano, rendere le infrastrutture più efficienti e riassegnare all’idroelettrico un ruolo da protagonista nella transizione energetica.
Nel nostro Paese la produzione idroelettrica si concentra nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia – prima regione per produzione, con oltre il 25% del totale italiano – Trentino Alto-Adige e Piemonte.