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EX ILVA

In arrivo un miliardo di euro per la decarbonizzazione dell’ex Ilva

Sui finanziamenti si prospetta un tavolo interministeriale tra la società DRI, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Acciaierie d’Italia

Il decreto PNRR all’esame della Camera prevede un miliardo di euro per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. L’iter per mettere a terra le risorse e garantire allo stabilimento di Taranto un futuro green, però, non sarà semplice, e con tutta probabilità richiederà la convocazione di un tavolo con i ministeri coinvolti.

I FONDI PER LA DECARBONIZZAZIONE DELL’EX ILVA

Un articolo del decreto legge prevede che i fondi provengano da due fonti, il Fondo sviluppo e coesione e il Fondo complementare. Il finanziamento verrà spalmato fino al 2029, secondo il seguente schema: 100 milioni di euro per ciascun anno dal 2024 al 2026, 210 milioni per il 2027, 285 milioni per il 2028 e 205 milioni per il 2029.

La norma parla dell’utilizzo “dell’idrogeno in settori hard-to-abate”, senza citare la società a controllo pubblico DRI d’Italia Spa, che però dovrebbe essere la destinataria dell’intervento.

LA SOCIETÀ DRI D’ITALIA

La società DRI d’Italia Spa, partecipata al 100% da Invitalia, è stata costituita nel 2022 con lo scopo di realizzare impianti di produzione di Direct Reduced Iron (DRI o “preridotto”) anche utilizzando i fondi pubblici destinati alla decarbonizzazione dei settori hard–to-abate, come nel caso della siderurgia. Il preridotto è un semilavorato siderurgico che si ottiene dalla riduzione del minerale ferroso utilizzando monossido di carbonio e idrogeno, e potrà alimentare i forni elettrici, che si ritiene avranno un ruolo centrale nel piano industriale che Acciaierie d’Italia presenterà tra circa un mese.

IL TAVOLO INTERMINISTERIALE E LE INCOGNITE SULL’EX ILVA

Dal momento che il finanziamento del PNRR dovrà passare per un ulteriore provvedimento attuativo del Ministero dell’Economia – che ristabilisca l’assegnazione a DRI – si prospetta un tavolo interministeriale tra DRI, il MEF, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Acciaierie d’Italia (in amministrazione straordinaria).

Vi sono però diverse incognite, come ad esempio il piano industriale. Il governo ha chiesto ai commissari di accelerare, in modo da rassicurare la Commissione europea, che deve autorizzare il prestito da 320 milioni. Cosa accadrebbe però se, a gara pubblica ultimata, arrivasse un investitore privato? Presumibilmente riscriverà buona parte del piano. E la produzione nazionale di preridotto sarà ancora così centrale? In questo campo ad esempio gli ucraini di Metinvest, in prima linea tra i candidati a partecipare, potrebbero essere completamente autonomi.

IL MINISTRO URSO AL CONVEGNO DI CONFAPI PUGLIA

Intanto, il 22 marzo scorso, al Circolo Ufficiali della Marina Militare di Taranto, Confapi Puglia ha organizzato un convegno dal titolo “Sostenibilità ambientale: fondi PNRR, energie rinnovabili e decarbonizzazione dell’ex Ilva”, con l’obiettivo di avere un confronto tra istituzioni e imprese sul contributo del PNRR per il sostegno alla diffusione delle energie rinnovabili e sul piano di decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico.

Intervenendo con un messaggio, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che “Taranto vive la sfida della transizione verso un modello di sviluppo sostenibile che sappia conciliare le esigenze produttive con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. A differenza del passato, oggi abbiamo le risorse per cambiare rotta, grazie al PNRR e alla volontà del governo di procedere con un rilancio che ponga al centro la sostenibilità produttiva e green. Vogliamo trasformare questa grande area industriale in un modello produttivo all’avanguardia, che riduca drasticamente le emissioni e utilizzi tecnologie pulite e innovative”.

LE POLEMICHE PER LE PAROLE DEL COMMISSARIO DI ADI, DAVIDE TABARELLI

Infine, hanno suscitato polemiche le dichiarazioni di Davide Tabarelli, uno dei tre commissari di Acciaierie d’Italia, secondo cui l’ex Ilva sarebbe “l’acciaieria più pulita del mondo”. Mercoledì scorso, parlando durante il precetto pasquale nello stabilimento, Tabarelli ha ammesso che “è una frase molto rischiosa, ma mi sono preso il rischio. Dobbiamo trovare dei comuni denominatori con l’ambiente, a partire dal fatto che tutti riconosciamo che la società ha bisogno di crescere e di fare ricchezza per gli investimenti. La situazione è difficile: abbiamo investito quasi 2 miliardi di euro in ambientalizzazione, ma l’impianto non funziona perfettamente. Abbiamo bisogno di tempo per risolvere i problemi”.

A chi gli chiede dei picchi di benzene che deriverebbero dalle cokerie della fabbrica, Tabarelli risponde che “ne siamo al corrente, è uno dei problemi che stiamo seguendo, ma bisogna sempre dire che i limiti di legge sono rispettati, lo dicono tutti”. Quello di Taranto, ha aggiunto il commissario, “è uno stabilimento che tutta Italia vuole. Al Nord come al Sud c’è volontà di investire su questa fabbrica”, perché “è un patrimonio europeo, l’acciaio viene riconosciuto strategico”. Infine, sulla decarbonizzare dell’acciaio ha spiegato che “per chiunque fa energia, negli ultimi 50 anni è diventata l’obiettivo”.

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