Il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, Aurelio Regina lancia l’allarme: «Preoccupati per il degrado del sistema industriale italiano. Servono misure strutturali, mancano senso di urgenza e coraggio di intervenire». E sul Decreto Energia: «Non è più rimandabile»
In un’intervista al Sole 24 Ore, Aurelio Regina, il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, sollecita una risposta dell’esecutivo per risollevare un sistema industriale ridotto «al degrado» e che cala la produzione vertiginosamente.
MISURE URGENTI
«Siamo preoccupati per il calo continuo della produzione connesso alla riduzione dei consumi energetici». L’allarme arriva da Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’energia che ricorda come da maggio, in occasione dell’assemblea dell’associazione, la premier Giorgia Meloni aveva promesso un’azione forte sul tema energetico, non ancora avvenuta. Come riporta Il Sole 24 Ore, il delegato chiede misure urgenti e maturità delle classi dirigenti e delle aziende. «Vogliamo certezze sul percorso e sulla visione di politica energetica che il Paese intende darsi», aggiunge, sottolineando che il tanto atteso Decreto Energia ormai non è più rimandabile.
LE MOSSE DEI PAESI EUROPEI
Nel frattempo gli altri Paesi dell’Ue hanno affrontato di petto il problema. Come ricorda Regina, la Germania ha annunciato un piano per fissare un prezzo politico dell’elettricità a 50 euro per MWh, misura che vale tra i 3 e i 5 miliardi. In più aggiunge 26 miliardi di interventi sulle bollette nel 2026 e le compensazioni Ets che valgono 40-50 euro per MWh, mentre in Italia i rimborsi sono stati di circa 5 euro per MWh. La Francia ha puntato su un mix di generazione fissando un prezzo medio a 70 euro per MWh con restituzione del 50% dei sovrapprofitti sopra 80 euro per MWh. La Spagna sta cominciando a diventare un competitor industriale significativo spingendo in settori non energivori.
BOLLETTA ITALIANA PIU’ CARA
In base alle analisi fornite da Confindustria, che prendono le mosse dai dati Eurostat, nel primo semestre 2025 le imprese italiane hanno pagato 278 euro per MWh contro una media europea di 216 euro per MWh. Aurelio Regina rimarca proprio questa distanza tra l’Italia e gli altri Paesi leggendo i dati: 241 euro per MWh in Germania, 183 euro per MWh in Francia e 171 euro per MWh in Spagna. Il motivo delle bollette care in Italia sta nel fatto che il prezzo italiano è formato per oltre il 70% delle ore dal gas naturale ed è quindi più esposto alla volatilità dei mercati internazionali di questa commodity, ma anche al costo della CO2 che vale circa 80 euro a tonnellata.
IL PIANO DI CONFINDUSTRIA
«Interventi come quelli tedeschi o francesi non sono alla nostra portata», sostiene Regina. La proposta che viene da Confindustria e che realizza un disaccoppiamento di fatto si basa su un doppio blocco di misure: un primo pacchetto rivolto al mondo industriale e un secondo focalizzato sugli interessi generali. Una prima misura punta a svincolare 23 TWh di rinnovabili esistenti per destinarle all’industria. A questi, andrebbero poi affiancati i 17-24 TWh di nuova capacità verde che deriverà dal FerX. Riguardo agli oneri di sistema che incidono nelle bollette, poi, Regina propone di spalmare gli oneri nel tempo quando si avranno costi più bassi. Un risultato che si dovrebbe raggiungere a partire dal 2032 grazie a una minore spesa di 5 miliardi di euro.


