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L’Ue ha una strategia chiara nel settore auto?

Gli obiettivi del Green Deal si sono dimostrati irraggiungibili. Ma l’Ue ha una politica industriale alternativa? L’analisi de Il Foglio

La marcia indietro sul regolamento auto del Green Deal sarà inutile se l’Europa non si doterà di un piano strategico chiaro nel settore auto, secondo l’analisi pubblicata su Il Foglio di oggi. Il giornale sottolinea che, al contrario, la Cina nella transizione all’elettrico è all’avanguardia con massicci interventi pubblici e una direzione strategica efficiente.

LA MARCIA INDIETRO

La Commissione europea ha diluito il divieto di immatricolazioni di auto a motore endotermico nel 2035 non al 100% ma al 90%. Secondo quanto riporta Il Foglio, la dominanza tecnologica dei veicoli elettrici nel mercato mondiale si presenta ancora incerta per i prossimi cinque-dieci anni e le aspettative ottimistiche su una rapida diffusione dei veicoli elettrici stanno cedendo il passo a valutazioni più caute. Il giornale sottolinea che la situazione del settore auto in Europa è tutt’altro che rosea per una serie di motivi tra cui la scelta degli anni passati di puntare sui veicoli di alta gamma, l’eccesso di capacità, la minore propensione dei giovani nei confronti dell’auto e la crescita contenuta del reddito pro-capite.

L’EUROPA NON HA UNA STRATEGIA INDUSTRIALE PER L’AUTO

Secondo l’analisi de Il Foglio, la vera sconfitta europea è l’assenza di una strategia industriale che metta le proprie industrie in condizioni di affrontare una transizione tecnologica che comunque, magari con tempi più diluiti, arriverà senz’altro. Intanto, la Cina procede con successo in questa direzione e lo farà anche nei successivi anni. Continuare sulla strada percorsa finora non porterebbe da nessuna parte perché la transizione richiede un supporto diverso all’industria da quello conosciuto fino a oggi, secondo il quotidiano.

RAPPORTO DRAGHI

A settembre di quest’anno Mario Draghi durante un evento a Bruxelles aveva messo in guardia l’Europa dicendo che la scadenza del 2035 per le emissioni zero allo scarico era stata concepita per innescare un circolo virtuoso e stimolato l’innovazione in Europa. Cosa che non si è verificata. “Si prevedeva che settori correlati – batterie, microchip – si sviluppassero sostenuti da politiche industriali mirate”, spiegò l’ex presidente del consiglio di ministri. “L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli restano costosi e la politica sulle catene di approvvigionamento è frammentata” ribadiva l’ex presidente della BCE che consigliava come approccio da seguire quello della neutralità tecnologica. Nel suo “Rapporto Draghi” si parlava di una politica industriale mirata con un’analisi accurata delle implicazioni commerciali del passaggio all’elettrico e un piano realistico di sviluppo delle batterie.

LA CINA AVANZA

Al contrario, il Foglio sottolinea che la transizione all’elettrico in Cina si è realizzata grazie ad un intervento pubblico massiccio e ad una direzione strategica chiara nella direzione delle tecnologie giudicate vincenti nonché in vincoli alle imprese europee che entravano in quel mercato. Il tutto è accompagnato con politiche di lungo termine per l’accesso a materie prime e lo sviluppo di filiere indispensabili per ottenere una effettiva leadership globale. Diventando così la protagonista di un processo di elettrificazione senza precedenti.

SERVE INVERSIONE DI MARCIA

Oggi Bruxelles sembra lontana dall’avere la forza politica necessaria ad adottare una nuova politica industriale, secondo il Foglio. I primi passi mossi nel corso del 2025 sono ancora modesti e se non si assisterà a un’inversione di tendenza, lo “sconto” del 10 per cento concesso qualche giorno fa non servirà né a rilanciare il settore né a colmare il gap con la Cina, scrive il giornale.

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