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“In Europa non c’è convenienza”: Exxon Mobil gela Bruxelles sulla transizione verde

Il colosso USA avverte che l’eccesso di burocrazia e l’incertezza normativa stanno uccidendo la competitività industriale. “Negli USA abbiamo già contratti e infrastrutture pronte, qui manca tutto”, afferma il presidente Ducom. Il rischio concreto è una fuga di capitali e imprese verso mercati più dinamici come Stati Uniti e Asia.

L’Europa rischia di perdere la sua competitività industriale nel nome della transizione ecologica. A lanciare l’allarme è Philippe Ducom, presidente di Exxon Mobil Europe, ramo europeo del colosso petrolifero e chimico statunitense, che in un’intervista esclusiva all’Handelsblatt ha messo in dubbio la sostenibilità economica delle politiche comunitarie sul clima e sull’industria. “L’Europa non sta decarbonizzando, ma deindustrializzando”, ha dichiarato, avvertendo che l’eccessiva rigidità normativa e la pressione regolatoria potrebbero spingere molti gruppi energetici a ridurre o cessare le loro attività nel mercato europeo.

NORME ECCESSIVE E COMPETITIVITÀ IN DECLINO

Nel colloquio con il quotidiano tedesco, Ducom ha definito “irrealistici” molti dei nuovi requisiti previsti dal pacchetto legislativo europeo, in particolare la direttiva sulle catene di approvvigionamento. Secondo il dirigente, il testo introduce condizioni operative “praticamente impossibili da rispettare” e sanzioni pesantissime, pari al 5% del fatturato globale, che rischiano di compromettere la sicurezza degli investimenti e la tenuta economica delle imprese. “La normativa non si limita alle attività in Europa, ma pretende di regolare l’intero business mondiale. È un approccio incompatibile con il funzionamento del mercato globale”, ha affermato.

Per Ducom, l’obiettivo di ridurre le emissioni a livello continentale si sta traducendo in una perdita di capacità produttiva, con il rischio di un trasferimento degli investimenti verso aree economicamente più dinamiche come gli Stati Uniti o l’Asia. “L’Europa deve chiedersi se stia davvero raggiungendo i suoi obiettivi climatici o se stia solo spostando altrove la produzione e le emissioni”, ha detto, sottolineando come la deindustrializzazione stia erodendo la base economica su cui si fondano le società europee.

LA MANCANZA DI CONVENIENZA ECONOMICA IN EUROPA

Exxon Mobil, ha ricordato Ducom, ha già stanziato 20 miliardi di dollari per lo sviluppo di tecnologie di decarbonizzazione, ma nessuna parte di questo capitale è destinata al Vecchio Continente. Il motivo, spiega, è la mancanza di condizioni favorevoli. “In Europa non esiste convenienza economica”, afferma, indicando come fattori critici la complessità regolatoria, l’incertezza sui tempi autorizzativi e l’assenza di un modello per la transizione energetica e di un quadro di riferimento stabile per gli investitori.

Negli Stati Uniti, la compagnia ha già siglato un contratto per lo stoccaggio di anidride carbonica in Louisiana, un progetto operativo entro l’anno. “Lì abbiamo trovato un contesto chiaro, clienti e infrastrutture pronte. In Europa mancano ancora tutti questi elementi”, ha spiegato. Anche la recente legge tedesca sullo stoccaggio del carbonio, secondo Ducom, rappresenta solo un inizio. “È un primo passo, ma occorrono regole, licenze e soprattutto un mercato funzionale”, ha precisato.

LA DIRETTIVA UE E IL RISCHIO RITIRO DAL MERCATO

Uno dei punti più critici individuati dal dirigente riguarda appunto la direttiva europea sulla catena di approvvigionamento, che impone alle imprese di adottare piani climatici coerenti con la traiettoria verso 1,5-2 gradi. Per Ducom, questa impostazione equivale a “obbligare le aziende a ridurre l’offerta energetica per dimostrare la propria sostenibilità”. Un simile meccanismo, sostiene, finirebbe per innescare un effetto opposto: “La transizione non si fa limitando la produzione, ma riducendo la domanda”.

Ducom riconosce l’importanza dell’Accordo di Parigi, ma invita Bruxelles a evitare approcci “prescrittivi” su dove e come le aziende globali debbano investire. “Investiamo dove possiamo ottenere il maggiore impatto sulle emissioni. L’Europa non dovrebbe dettarci come farlo”, afferma. In questo quadro, non esclude che alcune società internazionali, “di fronte a costi e rischi eccessivi”, possano scegliere di lasciare il mercato europeo. “Nessuno vuole arrivare a tanto, ma se i requisiti restano così, qualcuno dirà: non ci stiamo più”, ha aggiunto.

FUTURO ENERGETICO DA RIPENSARE

Sul tema della neutralità climatica al 2050, Ducom si mostra scettico. Secondo le proiezioni interne di Exxon Mobil, le emissioni globali potranno ridursi solo del 25% entro quella data, mentre la domanda energetica continuerà a crescere nei paesi emergenti. “È lì che si deciderà il futuro delle emissioni”, osserva, indicando la necessità di bilanciare investimenti nelle fonti tradizionali e nelle tecnologie a basse emissioni. “Abbiamo bisogno di entrambe le cose: l’una serve a garantire l’approvvigionamento, l’altra a ridurre le emissioni”, chiarisce.

Da qui la richiesta di un approccio più pragmatico da parte dell’Unione Europea, che secondo Ducom dovrebbe semplificare i processi e garantire una coerenza normativa. “Troppo spesso – afferma – si sovrappongono regolamenti diversi che perseguono lo stesso obiettivo. Ne servirebbe uno solo, chiaro e stabile.”

Anche la Germania, aggiunge, ha un ruolo determinante nel riportare equilibrio tra ambizioni climatiche e sostenibilità economica. “Il cancelliere Friedrich Merz ha colto il problema: la direttiva sulle catene di approvvigionamento danneggia la competitività dell’industria europea. Non è la norma giusta, né il momento giusto.”

Per Ducom, l’Europa deve tornare a essere attrattiva per gli investitori e liberarsi dal peso della burocrazia. “Servono meno vincoli e più chiarezza sugli obiettivi”, conclude nell’intervista all’Handelsblatt, lasciando intendere che la sfida per la sopravvivenza industriale del continente si giocherà non tanto sulla velocità della transizione, quanto sulla capacità di renderla sostenibile per chi, oggi, ne alimenta ancora il motore energetico.

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