Il documento del gruppo di lavoro su clima ed energia di Cdu, Csu e Spd per l’accordo di coalizione suggerisce la possibilità di ritardare la chiusura delle centrali a carbone, basando la tempistica sulla costruzione di nuove centrali a gas
L’industria ad alta intensità energetica in Germania teme che l’uscita dal carbone possa compromettere la sicurezza dell’approvvigionamento. La riduzione della potenza garantita senza un adeguato aumento delle centrali elettriche alternative è stata una scelta avventata – ha detto di recente Christian Seyfert, amministratore delegato dell’Associazione degli industriali dell’energia e dell’elettricità (VIK) – e senza adeguate alternative, le interruzioni nella produzione industriale saranno inevitabili.
Un recente rapporto della commissione di esperti istituita dal governo tedesco di Olaf Scholz ha messo in guardia sulle sfide della transizione energetica, evidenziando come la stabilità della rete elettrica potrebbe essere compromessa nei momenti di bassa produzione da fonti rinnovabili. In assenza di centrali di riserva affidabili, l’industria si trova ad affrontare incertezze e possibili perdite economiche.
IN GERMANIA UN’USCITA GRADUALE DAL CARBONE, MA CON POSSIBILI RINVII
Il documento del gruppo di lavoro su clima ed energia di Cdu, Csu e Spd per l’accordo di coalizione suggerisce la possibilità di ritardare la chiusura delle centrali a carbone, basando la tempistica sulla costruzione di nuove centrali a gas. La legge sulla cessazione della produzione di energia da carbone (KVBG) prevede un’uscita graduale dal sistema: solo nel 2025 sono previsti oltre 500 MW di dismissione.
Tuttavia, il ministero federale dell’Economia è in ritardo nella pubblicazione del rapporto che dovrebbe valutare le conseguenze dell’uscita dal carbone. Il primo studio, previsto per il 2022, non è ancora stato presentato, e ulteriori analisi sono attese per il 2026, 2029 e 2032. La mancanza di dati aggiornati alimenta l’incertezza sul reale impatto dell’abbandono del carbone sulla stabilità della rete.
LE CENTRALI A GAS E LE ALTERNATIVE RINNOVABILI
Per garantire una transizione sicura, è essenziale la costruzione di nuove centrali a gas. Tuttavia, il ritardo nell’approvazione della legge sulla sicurezza delle centrali elettriche rende difficile rispettare il calendario attuale. Markus Krebber, CEO di RWE, ha già avvertito che senza nuovi appalti entro il prossimo anno, la Germania potrebbe trovarsi in difficoltà. Friedrich Merz aveva in campagna elettorale duramente criticato il ritardo del governo Scholz nel piano di espansione delle centrali a gas.
Gli operatori delle centrali a carbone, tuttavia, non vedono di buon occhio un rinvio dell’uscita. Da anni le aziende si stanno preparando all’uscita dal carbone ritenuta imminente e hanno investito molto denaro nella riorganizzazione della loro strategia e in nuovi investimenti. Nel frattempo, RWE è passata dall’essere un gruppo carbonifero a uno dei maggiori fornitori di energia rinnovabile in Europa. La stessa RWE, Uniper ed EnBW ritengono che il mantenimento in funzione delle vecchie centrali rallenterebbe gli investimenti in batterie e impianti a gas di nuova generazione. Inoltre, la manutenzione di impianti obsoleti comporterebbe costi aggiuntivi significativi e potenziali problemi operativi.
LA CATTURA DELLA CO2 IN GERMANIA E LA TRANSIZIONE VERSO IL GAS
Mentre le aziende si preparano all’uscita dal carbone, molte hanno già avviato la transizione verso il gas naturale e l’idrogeno. EnBW ha investito 1,6 miliardi di euro in tre progetti per convertire centrali a carbone in impianti a gas o idrogeno. Anche Steag sta lavorando in questa direzione, considerando che la conversione è più economica rispetto alla costruzione di nuove infrastrutture.
Un’altra opzione discussa è la cattura e lo stoccaggio della CO2, che potrebbe rendere le centrali a gas più sostenibili. Tuttavia, questa tecnologia è ancora oggetto di dibattito a livello politico, e non è chiaro se sarà implementata su larga scala.
L’incertezza politica e la mancanza di un quadro normativo chiaro stanno quindi rallentando le decisioni sulle nuove infrastrutture energetiche. Nel frattempo, le aziende si trovano in bilico tra l’esigenza di garantire la sicurezza energetica e la necessità di rispettare gli obiettivi climatici stabiliti dall’Unione europea.