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Petrolio

Indonesia, tanta incertezza nel settore del gas e del petrolio

Chevron sta pensando di abbandonare l’Indonesia, cedendo un progetto ad Eni. E non è l’unica major a volerlo fare

Ad agosto è circolata la notizia che la compagnia petrolifera statunitense Chevron avesse intenzione di vendere la sua quota del 62 per cento nel progetto Indonesia Deepwater Development – uno dei giacimenti di gas più importanti dell’Indonesia – all’italiana Eni, già partner di minoranza.

Le stime al 2019 per l’Indonesia Deepwater Development, nell’offshore della provincia dell’East Kalimantan, parlano di 27mila barili di petrolio al giorno e di 844 milioni di piedi cubici al giorno. Il progetto è entrato in attività nel 2016, e la fase 2 ha ricevuto investimenti per quasi 7 miliardi di dollari. L’abbandono di Chevron, però, riflette la frustrazione della compagnia, che ha cercato per anni di sviluppare il giacimento di gas, scrive il Nikkei Asia.

PERCHÉ LE MAJOR DEL PETROLIO LASCIANO L’INDONESIA

L’IDD non è l’unico progetto da cui Chevron vuole sganciarsi. A settembre la società ha firmato un accordo con il governo indonesiano per velocizzare gli investimenti nel campo petrolifero Rokan (185mila barili al giorno a gennaio), ma dal prossimo agosto la gestione del blocco sarà trasferita a Pertamina, l’azienda petrolifera statale dell’Indonesia: Chevron vi operava dal 1971.

Come l’IDD non è l’unico progetto ad essere abbandonato, così Chevron non è l’unica major petrolifera che sta abbandonando il paese. Anche Royal Dutch Shell sta cercando di vendere la sua quota di partecipazione del 35 per cento al progetto sul gas di Masela: la produzione sarebbe dovuta iniziare nel 2027, ma sembra che il posticipo sia “inevitabile”, secondo il Nikkei.

Secondo Andrew Harwood, analista per la regione dell’Asia-Pacifico alla società di consulenza Wood Mackenzie, la pandemia di coronavirus starebbe solo “esacerbando o accelerando la situazione in Indonesia”. Il disimpegno delle grandi compagnie straniere è infatti “un fenomeno a cui stiamo assistendo dagli ultimi tre anni”.

UN PROBLEMA DI NAZIONALISMO?

Alcuni analisti ne addossano la responsabilità alle autorità indonesiane e al loro “nazionalismo delle risorse”: quella tendenza, cioè, che spinge i governi a porre lo sfruttamento delle risorse naturali – come le concessioni minerarie e i campi petroliferi – nelle mani di società autoctone. Già nel 2018, per esempio, Pertamina aveva preso il controllo del giacimento di gas Mahakam dalla francese Total.

Questo approccio nazionalistico, però, potrebbe ritorcersi contro Giacarta, dato che il ritiro degli investitori stranieri mette a rischio gli obiettivi di aumento delle riserve di petrolio e di incremento dell’output.

IL CALO DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO E GAS

La produzione di greggio si aggira intorno ai 717mila barili al giorno quest’anno, contro i 950mila del 2009. Dal 2009 al 2019, però, il consumo di petrolio è cresciuto da 1,3 milioni di barili al giorno ad 1,7 milioni.

La produzione di gas naturale riesce a soddisfare il fabbisogno domestico, ma dal 2009 al 2019 è calata da 78 miliardi di metri cubici a 67,5. Nel 2005 l’Indonesia è il maggiore esportatore di gas naturale liquefatto; l’anno scorso era il nono.

Il calo della produzione di petrolio e gas sta avendo un impatto sulle finanze dello stato. Nel 2018 le due fonti hanno contribuito alle entrate statali per il 7,4 per cento, contro il 14 per cento nel 2014 e il 20 per cento negli anni Duemila, come ricostruito da un rapporto di PwC.

IL CALO DEGLI INVESTIMENTI (E DELLE RISERVE)

A scoraggiare gli investitori è anche la lentezza dei processi autorizzativi. Passare dalla scoperta di un giacimento di gas alla produzione può richiedere anche una decina d’anni o più, scrive il Nikkei. E infatti gli investimenti in Indonesia stanno diminuendo: nel 2014 ammontavano a 20,4 miliardi, mentre l’anno scorso a soli 12,1 miliardi, di cui solo l’1 per cento è andato ad attività esplorative.

Meno investimenti ha significato meno scoperte, e dunque un calo delle riserve di petrolio. Nel 1999 le riserve indonesiane ammontavano a 5,2 miliardi di barili, contro i 2,5 miliardi registrati l’anno scorso. Nello stesso periodo, le riserve provate di gas naturale sono passate da 2,7 trilioni di metri cubici a 1,4.

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