Advertisement Skip to content
Rifiuti

Istat, Italia lontana 4 punti dai target Ue su differenziata. Ancora alta concentrazione PM 2,5

Tra il 2013 e il 2019 si rileva comunque una leggera riduzione delle concentrazioni medie annuali in diversi capoluoghi di provincia, anche se molti risultano ancora su valori elevati.

Produrre meno rifiuti e aumentare la raccolta differenziata genera effetti positivi sull’ambiente e di conseguenza sulla salute e il benessere delle persone. Nel 2019, la produzione di rifiuti urbani in Italia si attesta a 30,1 milioni di tonnellate, pari a 503,6 chilogrammi per abitante; il 61,3% di tali rifiuti è stato soggetto a raccolta differenziata, il resto è stato depositato nelle discariche o smaltito negli inceneritori/termovalorizzatori, una quota ancora lontana (circa 4 punti percentuali) dall’obiettivo del 65% che il nostro Paese avrebbe dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012. È quanto emerge dal Rapporto sul Benessere equo e sostenibile dei territori di Istat.

CIRCA LA METÀ DELLE PROVINCE ITALIANE (54 SU 107) NON RAGGIUNGE IL TARGET DEL 65%

Nel 2019 circa la metà delle province italiane (54 su 107) non raggiunge il target del 65%. Le percentuali maggiori di raccolta differenziata si osservano nelle province del Nord-est e della Lombardia, quelle più basse nel Mezzogiorno. A Treviso, Mantova, Belluno, Pordenone e Reggio nell’Emilia si raggiungono valori superiori all’80% mentre a Palermo si registra la quota più bassa (29%). Tra le eccezioni positive, nel contesto di un Mezzogiorno in ritardo, spiccano le province della Sardegna, tutte con più del 69% di raccolta differenziata (Oristano 78,1%) e alcune province del Sud, come Chieti (72,5%) e Benevento (71,9%). Significativi anche i risultati di alcuni territori del Centro, in particolare in tutte le province delle Marche i valori superano il 66%. All’opposto, nel Nord sono diverse le province piemontesi e liguri a registrare quote inferiori al 65%, insieme alle lombarde Pavia (54,8%) e Sondrio (56,2%).

In generale negli ultimi dieci anni in tutte le province si registra un incremento delle quote di raccolta differenziata, inoltre si riduce di circa 10 punti percentuali il divario tra il Nord e il Mezzogiorno.

NEL 2019 LE MAGGIORI CONCENTRAZIONI MEDIE ANNUALI DI PM2,5 SI REGISTRANO AL NORD

La concentrazione di PM2,5 misurata dalle stazioni presenti nei comuni capoluogo di provincia monitora l’inquinante atmosferico più nocivo per la salute umana secondo l’Oms, che fissa a 10 microgrammi per metro cubo (µg/m³) il limite massimo di concentrazione. Nel 2019 le maggiori concentrazioni medie annuali di PM2,5 si registrano al Nord, nei capoluoghi delle province presenti nel bacino Padano, in particolare Cremona, Vicenza e Padova (26 µg/m³), Brescia e Venezia (25 µg/m³). Tra i capoluoghi del Mezzogiorno il valore più alto è ad Andria (24 µg/m³), al Centro il massimo è a Rieti, con 20 µg/m³. Le concentrazioni medie annuali più basse in assoluto si registrano a Salerno e Sassari (6 µg/m³).

Tra il 2013 e il 2019 si rileva comunque una leggera riduzione delle concentrazioni medie annuali in diversi capoluoghi di provincia, anche se molti risultano ancora su valori elevati. In particolare, dal 2015 in poi il valore limite per il PM2,5 non è stato rispettato in diverse città della pianura Padana. Al riguardo nel 2020 la Commissione europea ha dato avvio alla procedura di infrazione (2020/2299) nei confronti dell’Italia relativamente al PM2,5.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su