Ilva, Misra (Jindal): “Oltre 2 miliardi, Cornigliano e Novi nei piani”. 2,6 miliardi di autorizzazioni a Snam per opere strategiche. Engie pensa alla vendita di asset con 1 milione di clienti residenziali. La rassegna Energia
Jindal ha intenzioni serie per Ilva: oltre 2 miliardi di investimenti. A dirlo è Narendra Kumar Misra è il direttore per le operazioni europee di Jindal Steel International, nel corso di un’intervista a Il Sole 24 Ore. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel 2024 ha rilasciato a Snam oltre 2,6 miliardi di autorizzazioni per opere strategiche, rifacimenti di rilevanza nazionale e attività di carattere regionale. Engie valuta la vendita di un dossier di quasi 1 milione di clienti residenziali di gas e luce, la maggior parte del quale sono in Lombardia, Puglia e Lazio. Restano invece fuori da qualsiasi ipotesi di valorizzazione la parte di efficienza energetica, stando a Il Sole 24 Ore. La rassegna Energia.
ILVA, MISRA (JINDAL): “OLTRE 2 MILIARDI, CORNIGLIANO E NOVI NEI PIANI”
“Narendra Kumar Misra è il direttore per le operazioni europee di Jindal Steel International (JSI), una delle tre società che venerdì hanno presentato una offerta totalitaria su Acciaierie d’Italia. Il gruppo Jindal guidato da Naveen Jindal – acciaio, energia e miniere – ha un profilo manifatturiero imponente: investimenti per 25 miliardi di dollari e un fatturato nel 2023 di 12 miliardi. (…) Il nostro interesse per l’acquisizione delle Acciaierie d’Italia si basa su solide ragioni strategiche ed economiche. Jindal e AdI offrono straordinarie sinergie, e AdI rappresenta un’opportunità fondamentale per integrare i nostri investimenti in DRI a basse emissioni di CO2 in Oman, consolidando la nostra presenza nel mercato europeo. Stiamo appunto costruendo due impianti DRI Green Hydrogen Ready a Duqm, in Oman. L’impianto di Duqm, situato in una posizione portuale strategica, è ideale per fornire DRI a Taranto. Con una capacità produttiva annuale di 5 milioni di tonnellate, sarà in grado di supportare la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio a basse emissioni, grazie all’integrazione di un ulteriore impianto DRI a Taranto e all’impiego di rottame aggiuntivo”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“(…) Nel nostro piano industriale per AdI, proponiamo una completa integrazione a monte del sito di Taranto grazie alle nostre miniere in Camerun, Mozambico e India. Questo permetterà di garantire un approvvigionamento diretto delle materie prime, rendendo il processo produttivo più efficiente in termini di costi, più sostenibile e rafforzando la catena di approvvigionamento globale. In questo modo, assicureremo la competitività di AdI in ogni fase dei cicli economici. (…) Il progetto prevede investimenti superiori ai due miliardi di euro, destinati a modernizzare gli impianti e decarbonizzare la produzione di acciaio. Un elemento cruciale di questa trasformazione è rappresentato dalla graduale dismissione degli altoforni entro il 2030, che saranno sostituiti dall’installazione di due forni ad arco elettrico (EAF) con una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate all’anno”, continua il giornale.
ENERGIA: GAS, SNAM 2,6 MILIARDI DI OPERE AUTORIZZATE NEL 2024
“Oltre 2,6 miliardi di opere targate Snam autorizzate nel 2024 a livello centrale e locale. È questo il bilancio tratteggiato dal gruppo guidato da Stefano Venier impegnato in prima linea nel percorso di rafforzamento della sicurezza energetica italiana. Secondo i numeri raccolti dall’azienda, le principali autorizzazioni incassate dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ma anche dalle Regioni hanno riguardato tre tipologie di interventi: opere strategiche, in parte finanziate anche attraverso i fondi garantiti dal Piano di ripresa e resilienza; rifacimenti e ammodernamenti di rilevanza nazionale; e, infine, attività di carattere regionale. (…) Nel corso del 2024, il gruppo ha ricevuto due autorizzazioni dal ministero dell’Ambiente (la prima a metà febbraio dello scorso anno, la seconda a fine giugno) relative a due tasselli dell’investimento, uno dei più importanti progetti italiani di trasporto del gas mai realizzati e il maggiore degli ultimi 10 anni. In particolare, il Mase ha accordato il proprio disco verde al gasdotto Foligno-Sestino, lungo 115 chilometri, e alla linea Sestino-Minerbio (169 km)”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Si tratta, rispettivamente, del quarto e del quinto e ultimo tratto dell’infrastruttura, divenuta ancora più strategica con il progressivo assottigliarsi dei flussi in arrivo da Tarvisio, da dove transita anche i residui volumi provenienti dalla Russia. La realizzazione del primo gasdotto è prevista in chiusura entro il 2027, mentre l’entrata in servizio del tratto Sestino-Minerbio, che attraversa le Regioni Toscana ed Emilia-Romagna, è prevista entro fine agosto 2026 dal momento che l’opera, i cui lavori di costruzione sono già stati avviati, è inclusa nel Recovery Plan e consentirà il collegamento alla rete di trasporto nazionale a Minerbio, in provincia di Bologna, in corrispondenza della centrale di compressione del gas esistente. Tra le opere autorizzate dal Mase nel 2024 rientra anche l’adeguamento della centrale di compressione gas di Poggio Renatico, del valore di 112,5 milioni di euro, la cui realizzazione ha incassato il via libera ministeriale lo scorso 23 aprile e che rappresenta uno dei tasselli della strategia di Snam del “reverse flow” finalizzata al potenziamento della possibilità di esportazione di gas. Un passaggio, quest’ultimo, che si è reso necessario come conseguenza del conflitto russo-ucraino e della correlata necessità di approvvigionare, dove richiesto, anche i Paesi limitrofi ancora significativamente dipendenti dal gas russo. (…) sono compresi, tra gli altri, il rifacimento del gasdotto Livorno-Piombino, autorizzato dalla Toscana lo scorso novembre, e gli interventi collegati alla rimodulazione di un’altra infrastruttura, la Ravenna-Jesi, che hanno ricevuto il disco verde della Regione Marche”, continua il giornale.
ENGIE, IN VENDITA 1 MILIONE CLIENTI
“Engie studia la valorizzazione del business retail in Italia. Il colosso francese, che nel nostro Paese vanta da oltre 20 anni una storica presenza via via consolidata tra vendita di commodity, efficienza energetica e generazione, sta valutando le opzioni strategiche a propria disposizione su questo segmento di attività. Ad oggi nessuna decisione definitiva sarebbe stata ancora presa. Tuttavia, tra gli addetti ai lavori, è opinione condivisa che sul mercato, nei prossimi mesi, potrebbe arrivare un corposo dossier rappresentato da quasi 1 milione di clienti residenziali elettricità e gas facenti capo al gruppo Engie Italia. Alla finestra, ovviamente, ci sono tutte le principali utility italiane, a partire da quelle che, come A2A, Edison, Hera e Iren, si sono distinte nelle aste che un anno fa hanno aggiudicato i clienti del tutelato. (…) la maggior parte dei clienti sarebbe concentrata in Lombardia e Puglia e, in seconda battuta, nel Lazio; in secondo luogo due terzi circa sarebbero gas (e la restante parte elettricità); infine il profilo digitale presenterebbe rilevanti margini di miglioramento. Le ultime due caratteristiche da una parte offrono importanti spazi di manovra e di estrazione di valore all’eventuale acquirente, dall’altra parte potrebbero indurre alla cautela”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Difficile, anche per questo, ipotizzare il valore del business retail di Engie Italia, anche se gli esperti del settore sottolineano come un pacchetto di queste dimensioni difficilmente può valere meno di mezzo miliardo di euro. In ogni caso, al di là della decisione finale sull’opzione di valorizzazione del business, andrà verificato anche quello che sarà l’effettivo perimetro dell’operazione, per esempio riguardo l’inclusione (probabile) della vendita di commodity a imprese e pubblica amministrazione, oltre che al retail. C’è poi la parte servizi, che invece sarà eventualmente inclusa nel deal solo per la parte residenziale. Restano invece fuori da qualsiasi ipotesi di valorizzazione la parte di efficienza energetica”, continua il giornale.