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BEI

La carenza di professionisti e competenze rende la transizione verde un miraggio. Il rapporto BEI

Più di quattro quinti delle imprese e il 60% delle autorità locali intervistate dalla BEI hanno dichiarato che la carenza di competenze, in particolare nei settori dell’ingegneria e del digitale impedisce la realizzazione di progetti mirati al cambiamento climatico

Secondo un sondaggio della Banca europea per gli investimenti (BEI), condotto su oltre 12.500 imprese e 685 autorità, gli investimenti in tecnologie verdi nell’UE sono frenati dalla mancanza di lavoratori qualificati; riporta il Financial Times.

L’allarme giunge mentre l’UE si prepara ad aumentare il sostegno alle tecnologie pulite a fronte della crescente concorrenza degli Stati Uniti per gli investimenti verdi.

IL RAPPORTO BEI: CARENZA DI PROFESSIONISTI

Secondo il rapporto annuale sugli investimenti della Banca multilaterale, pubblicato martedì, più di quattro quinti delle imprese e il 60% delle autorità locali intervistate dalla BEI hanno dichiarato che la carenza di competenze, in particolare nei settori dell’ingegneria e del digitale, impedisce la realizzazione di progetti mirati al cambiamento climatico. “Gli investimenti per limitare i cambiamenti climatici stanno aumentando, ma sono ancora ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere l’obiettivo europeo di emissioni nette zero entro il 2050”, aggiunge il rapporto, che si basa su sondaggi condotti nel 2022.

Il 14 marzo – scrive il Financial Times – la Commissione europea presenterà dei piani per stimolare la competitività delle industrie europee delle tecnologie pulite, dopo che Germania e Francia hanno avvertito che la regione rischia di rimanere indietro rispetto ai concorrenti nella corsa agli investimenti.

MANCANO (ANCHE) FINANZIAMENTI E PROGETTI

La BEI, la più grande banca multilaterale del mondo per attività, ha rilevato che negli ultimi dieci anni gli investimenti nelle industrie “produttive” in Europa sono stati inferiori a quelli degli Stati Uniti dell’equivalente del 2% del prodotto interno lordo. La Francia e la Germania – sottolinea FT – hanno chiesto a Bruxelles di allentare le regole sugli aiuti di Stato – un’iniziativa che consentirebbe agli Stati membri di pompare fondi direttamente nelle industrie – in risposta all’IRA (l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden).

Odile Renaud-Basso, presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ha dichiarato al Financial Times che la mancanza di progetti da finanziare è “il primo blocco mancante” nel finanziamento della transizione climatica. “Quello che vediamo in realtà sul campo è che prima di tutto bisogna avere dei progetti”, ha detto Renaud-Basso. “Si possono avere trilioni, ma per investirli è necessario avere un progetto”.

LA DIPENDENZA DALLA CINA

Sia l’UE che gli Stati Uniti – riporta il Financial Times – vogliono abbandonare la dipendenza dalla Cina, che domina le catene di approvvigionamento globali per i materiali critici necessari per i veicoli elettrici, l’energia solare ed eolica. Tuttavia, Dries Acke, direttore delle politiche di SolarPower Europe, un organismo di categoria, ha affermato in una nota che anche con il “folle blocco delle esportazioni” di pannelli solari provocato dalle severe restrizioni di Covid di Pechino, l’UE aveva ancora più celle fotovoltaiche di quante ne potesse installare a causa della mancanza di elettricisti qualificati.

SolarPower Europe – scrive FT – ha stimato che il numero di lavoratori nel settore solare dovrà aumentare da 500.000 nel 2021 a più di 1 milione entro il 2030, affinché la Commissione raggiunga l’obiettivo di ottenere il 45% dell’energia del blocco da fonti rinnovabili entro il 2030 – una cifra che deve ancora essere concordata dagli Stati membri dell’UE.

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