Advertisement Skip to content
Putin Russia Gas

La Russia aumenta il carico fiscale sui produttori di petrolio, ma a che prezzo?

Ad aprile Putin ha cambiato il metodo russo di tassare le compagnie petrolifere, fissando dei prelievi basati sul prezzo di riferimento internazionale del Brent meno uno sconto fisso, piuttosto che sul prezzo dell’Urals  Il price cap imposto dal G7 sulle esportazioni di petrolio russo ha costretto il Cremlino ad aumentare il carico fiscale sui produttori e ciò, secondo i funzionari della coalizione occidentale, ha inflitto un nuovo colpo ad un settore energetico già alle prese con le sanzioni occidentali.

Un’analisi della modifica fiscale da parte di un membro della coalizione guidata dal G7, condivisa con il Financial Times, ha rilevato che la mossa potrebbe ritorcersi contro Mosca, sacrificando la capacità del settore di investire a lungo termine per colmare una lacuna nelle finanze pubbliche. “È decisamente distruttiva per il loro settore”, ha commentato un funzionario della coalizione, aggiungendo che “i cambiamenti ridurranno la futura capacità produttiva dell’industria russa del petrolio e del gas, sottraendo entrate che altrimenti potrebbero essere utilizzate per investire in attrezzature, esplorazione e giacimenti esistenti”.

LA TASSAZIONE PER LE COMPAGNIE PETROLIFERE

Ad aprile il presidente russo Vladimir Putin ha cambiato il metodo del Paese di tassare le compagnie petrolifere, fissando dei prelievi basati sul prezzo di riferimento internazionale del greggio Brent meno uno sconto fisso, piuttosto che sul prezzo dell’Urals, il principale greggio russo di esportazione, che negli ultimi mesi è stato scambiato ad un prezzo inferiore.

Con questa mossa Mosca puntava a raccogliere fino a 600 miliardi di rubli (8 miliardi di dollari) in entrate aggiuntive e a tappare il buco nelle entrate delle esportazioni di petrolio causato dalle sanzioni occidentali, volte a ridurre i finanziamenti per la guerra in Ucraina.

Nel primo trimestre 2023, il gettito fiscale russo su petrolio e gas è diminuito del 45% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, incluso un calo dell’85% su base annua, a marzo, sui prodotti petroliferi raffinati. Il funzionario ha affermato che la Russia dipendeva da tali entrate per il 45% del suo budget. “La modifica fiscale che stanno apportando – ha spiegato – è una prova che le loro entrate stanno soffrendo in modo significativo”.

Il price cap del G7 – fissato a 60 dollari al barile per il greggio – è stato introdotto a dicembre dopo mesi di colloqui, nel tentativo di mantenere il flusso di petrolio russo nell’economia globale e di ridurre al minimo le interruzioni dei mercati, riducendo al contempo le entrate di Mosca. I funzionari occidentali affermano che sta raggiungendo entrambi gli obiettivi, come parte della loro strategia per imporre economicamente delle “scelte difficili” al Cremlino, se vorrà continuare a finanziare la guerra. Per il funzionario della coalizione del del G7, con la modifica delle tasse la Russia “sta rubando dal suo futuro per pagare il presente conflitto.

LA PRODUZIONE DI PETROLIO RUSSO AD APRILE

Secondo OilX – una divisione della società di consulenza Energy Aspects – la produzione di petrolio russa il mese scorso è scesa a 10,4 milioni di barili al giorno, probabilmente riflettendo la minaccia del Cremlino di tagliare la produzione in reazione al tetto massimo. Le esportazioni, principalmente verso l’Asia, sono state di 4,7 milioni di barili al giorno, al di sotto della media quinquennale.

Sebbene i Paesi del G7 credono che il loro prezzo massimo funzioni come previsto, i dati doganali mostrano che i produttori di petrolio russi si sono assicurati dei prezzi più alti per almeno alcune esportazioni. Ad aprile l’Agenzia internazionale dell’energia ha calcolato che il prezzo medio ponderato per le esportazioni di greggio russo ad aprile è salito al di sopra del livello massimo di prezzo di 60 al barile, con un flusso di greggio nell’estremo oriente venduto nelle ultime settimane fino a 74 dollari al barile.

Il greggio Brent questa settimana è stato scambiato ad un prezzo di 71,40 dollari al barile, in calo di quasi il 30% rispetto ad un anno fa. I ministri delle finanze del G7 e i governatori delle banche centrali questa settimana si incontreranno in Giappone in vista di un vertice dei leader previsto a maggio, in cui molto probabilmente le sanzioni russe saranno al centro dei colloqui. “Ci si concentrerà sul price cap e su come ha avuto successo”, ha affermato il funzionario della coalizione.

GLI EFFETTI DEL PRICE CAP DEL G7 SULLA RUSSIA

Il funzionario ha detto che i membri della coalizione del price cap guidata dal G7 “intensificheranno anche gli sforzi per combattere l’evasione, incluso l’uso di pratiche ingannevoli per accedere ai servizi della coalizione per il petrolio scambiato al di sopra del cap” nel prossimo periodo.

Il funzionario ha aggiunto che la coalizione cercherà di aiutare i fornitori di servizi petroliferi a conformarsi, indicando “segnali d’allarme come la manipolazione del tracciamento della posizione delle navi o il mancato dettaglio dei costi di spedizione, trasporto, dogana e assicurazione separatamente dal petrolio stesso”.

Tassare le vendite di petrolio sulla base di uno sconto sui prezzi del Brent piuttosto che sul prezzo dell’Urals significa che Mosca riconosce che il petrolio russo nel prossimo futuro verrà scambiato sui mercati mondiali con uno sconto. Il funzionario della coalizione del price cap ha affermato che si tratta di un “cambiamento epocale” per il Cremlino: anche se si voleva aumentare le entrate dalle vendite di petrolio russo a breve termine, è un sistema fiscale che sarà profondamente sfavorevole per il governo.

L’analisi del membro della coalizione ha rilevato che, in uno scenario ipotetico in cui, prima della guerra in Ucraina, il petrolio russo fosse stato tassato in base ai prezzi del Brent meno uno sconto fisso piuttosto che all’Urals, le entrate petrolifere mensili del Cremlino sarebbero state di 5-6 miliardi di dollari inferiori.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su