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Basilicata

La transizione dell’automotive preoccupa la Basilicata

La Basilicata teme gli impatti economici e sociali della transizione dell’automotive. Le parole del Presidente Bardi e le ultime sul caso dello stabilimento Stellantis di Melfi

La transizione dell’automotive metterà la Motor Valley della Basilicata a dura prova. Per superare la tempesta e tutelare aziende e lavoratori servono un fondo e aiuti di Stato. È l’allarme lanciato dal presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, durante l’odierna riunione del Corai Automotive a Bruxelles sul futuro dell’industria automobilistica. Nel frattempo, continuano le proteste fuori dallo stabilimento Stellantis di Melfi, il più grande della Regione.

BARDI: LA TRANSIZIONE DELL’AUTOMOTIVE AVRÀ UN FORTE IMPATTO

Gran parte della produzione della Basilicata ruota attorno allo stabilimento di Stellantis di Melfi. Un sito industriale che ha un impatto economico e sociale considerevole sulla Provincia e sull’intera Regione.

“La doppia transizione verde e digitale dell’automotive è per la Regione Basilicata una delle prime priorità per il forte impatto economico e sociale che ha sul nostro territorio. L’automotive in Basilicata è rappresentato dallo stabilimento Stellantis di Melfi, che occupa 6.200 addetti e che ha un indotto di altre 5.000 unità. Nell’ultimo biennio la produzione di Stellantis in Basilicata si è molto ridotta. Quest’anno inizieranno i lavori per rendere Melfi la sede della piattaforma elettrica media del gruppo Stellantis con quattro modelli che vedranno l’avvio produttivo nel 2024”, ha affermato Bardi.

“È inutile negarlo, questa transizione purtroppo avrà nel breve periodo un fortissimo impatto negativo sul lavoro e sull’economia nella nostra regione e dobbiamo monitorare con attenzione lo stato d’avanzamento e l’impatto su occupazione e sul PIL. La Regione Basilicata sta cercando di creare incentivi sul costo dell’energia per l’industria ”, ha aggiunto Bardi.

QUALI CONSEGUENZE AVREBBE LA CHIUSURA DI MELFI PER LA BASILICATA?

Il futuro dello stabilimento Stellantis di Melfi sembra però incerto. Continua il presidio davanti ai cancelli della fabbrica organizzato da rappresentanti della Camera del Lavoro di Potenza e di Cgil, Fiom, Filcams, Filt e Nidil. I sindacati di categoria contestano all’azienda di non tenere fede agli impegni industriali presi nel 2021 e l’accusano di voler ridurre l’organico in maniera consistente.

“Quello a cui assistiamo oggi è la sottoscrizione, con l’avvallo dei sindacati aziendali, di accordi per la riduzione consistente di organici: trasferte, trasferimenti del personale e incentivi all’esodo che stanno mettendo migliaia di giovani nella condizione di andare via in assenza di una prospettiva futura, mettendo quindi a rischio la stessa prospettiva futura dello stabilimento di Melfi”, ha affermato ieri il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega.

“L’anno scorso sono state prodotte 469.000 auto con una saturazione di produzione al 25% per gli impianti Stellantis. E parliamo ancora di auto a carburazione. Cosa accadrà nel momento in cui si passerà all’elettrico? Quali saranno i volumi, visto che il gruppo Stellantis è indietro e la produzione globale di auto elettriche, in Stellantis, è di 280mila veicoli?”, ha aggiunto Mega.

L’Ires Cgil ha recentemente pubblicato un rapporto intitolato “L’automotive in Basilicata e in provincia di Potenza: il caso Stellantis. Scenari futuri e possibili impatti sul territorio”, che calcola gli effetti di una chiusura del sito produttivo di Melfi. Dal report emerge che il Pil regionale scenderebbe dal 79,7% (media nazionale) al 73%. Inoltre, l’export della Basilicata diminuirebbe di due terzi e l’occupazione calerebbe del 7,5%, con una perdita di oltre 14.000 posti di lavoro. L’intero comparto manifatturiero regionale vedrebbe la sua incidenza scendere dal 12 al 5% del Pil. La zona di Melfi, in particolare, perderebbe il 38% dei lavoratori totali e il 77% delle persone attive nel manifatturiero. Una decisione che avrebbe conseguenze anche sulla natalità, secondo Ires Cgil, che nell’immediato scenderebbe del 28%.

COME SOSTENERE L’AUTOMOTIVE?

La ricetta del presidente della Basilicata prevede la collaborazione tra tutte le parti in causa, l’aumento di fondi europei e investimenti nazionali, la creazione di un fondo per la transizione giusta. La neutralità tecnologica è il principio che dovrebbe guidare decisioni e azioni, secondo Bardi.

“Dovremmo creare in coordinamento con i tavoli nazionali del ministero dello sviluppo economico, dei patti regionali per la transizione automobilistica definendo e concordando tutti insieme un piano d’azione regionale con impegni precisi da parte di tutti i partner coinvolti. Inoltre, dovrebbero essere previste deroghe temporanee alle attuali norme in materia di aiuti di Stato (de minimis e Regolamento di esenzione per categoria) per consentire una rapida diffusione della mobilità elettrica e delle forme di mobilità alternative e per creare nuovi investimenti produttivi nelle regioni automotive al fine di assorbire e riqualificare la forza lavoro in esubero”, ha affermato Bardi.

La formazione e l’aggiornamento delle competenze svolgeranno un ruolo centrale nel determinare il successo della transizione e salvaguardare i lavoratori, secondo il presidente della Basilicata.
“Sarà necessario riqualificare la forza lavoro con le competenze green e digitali richieste dalle auto elettriche o formare i lavoratori per ricollocarli anche in altri settori economici. Per attenuare impatto sociale ed economico della transizione a livello regionale dovremmo creare un Fondo per una transizione giusta 2.0 (come per le regioni produttrici di carbone)”, ha aggiunto Bardi.

AUTOMOTIVE, IL RUOLO DELL’EUROPA

Il presidente della Regione Basilicata non risparmia una leggera stoccata all’Unione Europea sulla direttiva Euro 7 e il Regolamento sulle auto inquinanti.

“La certezza delle regole UE che regolano il settore automobilistico è necessaria perché le decisioni dell’industria automobilistica OEM e della filiera regionale devono basarsi su un quadro normativo stabile che consenta lo sviluppo di nuove strategie, tecnologie e che garantisca anche la neutralità tecnologica”, ha spiegato Bardi.

“È essenziale aumentare le risorse UE per favorire cooperazione tra industria, PMI, università e enti di ricerca, istituti di istruzione e formazione, autorità locali e regionali, e tutti gli stakeholder della filiera per consentire ai territori di tenere il passo con i nuovi sviluppi tecnologici nel campo della mobilità elettrica”, ha aggiunto il presidente lucano.

LA BASILICATA PUNTA SULL’IDROGENO

La Basilicata non sarà solo elettrica. Infatti, la Regione ospiterà una delle 5 Hydrogen Valleys previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Nel territorio verrà prodotto idrogeno green, uno dei vettori della transizione sostenibile, grazie al finanziamento con fondi del programma europeo di sviluppo Next Generation EU.

“Sarà realizzato in Basilicata un Centro di Alta Tecnologia Nazionale per progetti di ricerca e trasferimento tecnologico sulla mobilità ad idrogeno”, ha spiegato Bardi.

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