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Euro 7

Perché l’Italia e altri 7 Paesi Ue sono contro la Euro 7?

La Euro 7 è sempre più a rischio dopo la lettera inviata all’Europa dall’Italia e altri 7 Paesi. Perché sono contrari?

La direttiva Euro 7 solleva le proteste di 8 Paesi europei, perché? La lettera inviata ieri alle istituzioni europee e firmata da Italia, Francia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Tuttavia, le ragioni che hanno portato al veto nei confronti della nuova normativa sono diverse e vengono da lontano. Perché gli 8 Paesi contrari chiedono di stralciare le regole proposte dall’Europa?

PERCHÉ GLI 8 NON VOGLIONO LA EURO 7?

La lettera firmata dagli 8 Paesi contrari alla Euro 7 mostra a grandi linee le motivazioni che stanno dietro al veto.

“I nuovi limiti dovrebbero riflettere l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite, includere l’applicazione della relativa fase di monitoraggio a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici”, argomentano gli 8 Paesi contrari alla nuova norma.

“È fondamentale valutare correttamente l’impatto del quadro Euro 7, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano adatte allo scopo nel senso che siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici”, si legge nella lettera.

Sono le ultime parole a rivelare il punto che più preme ai rappresentanti di Italia, Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia: il futuro dell’industria dell’automotive.

STELLANTIS: LA EURO 7 DISTRAE DALLA TRANSIZIONE ELETTRICA

La contrarietà di Stellantis nei confronti della Euro 7 è cosa ormai nota. Lo scorso ottobre il Ceo dell’azienda, Carlos Tavares, ha affermato che i parametri fissati dall’Unione Europea sono inutili, dannose per l’industria e mettono a rischio la transizione elettrica.

Secondo Tavares graverebbero maggiormente sulle case automobilistiche, già provate dallo sforzo di rivoluzionare la loro produzione in vista del blocco ai motori endotermici dal 2035. Come se non bastasse, queste aziende dovrebbero investire in maniera importante per abbassare i livelli di inquinamento di vetture che tra dieci anni non saranno più sul mercato. Tuttavia, secondo Tavares i maggiori costi di ricerca e sviluppo si ripercuoteranno, in particolare, sui prezzi delle piccole automobili, innescando una reazione a catena che colpisce anche i consumatori.

“Non è utile, è costoso, non porta benefici ai clienti, non porta benefici ambientali. La parte sulle emissioni dei veicoli a combustione interna (ICE) è qualcosa che non ha senso”, ha detto Carlos Tavares lo scorso febbraio durante una conferenza stampa che ha preceduto la pubblicazione dei risultati di bilancio di Stellantis del 2022.

SKODA FABIA A RISCHIO

Tra le case automobilistiche più critiche c’è anche la ceca Skoda. L’azienda ha affermato che, se la proposta verrà approvata, rischia di dover tagliare 3.000 posti di lavoro. Una delle ragioni è che la Skoda Fabia, una delle più vendute del marchio, potrebbe scomparire del mercato

Il prezzo della Fabia attualmente parte da circa € 15.000 in Europa, ma il ceo di Skoda, Klaus Zellmer, ha stimato che potrebbe salire fino a 23.000 euro.

“Non sarà possibile mantenere il prezzo attuale. Se dovesse raggiungere i livelli stimati non penso che sarà ancora una proposta fattibile per i consumatori”, ha affermato Zellmer.

I COSTI DELLA EURO 7 SONO MAGGIORI DEL PREVISTO

Le critiche delle case automobilistiche riguardo i costi per mettersi in regola con la direttiva Euro 7.
Infatti, secondo l’ultimo studio di Frontier Economics saranno 10 volte più alti rispetto alle stime della Commissione Europea. Lo studio commissionato dalla European Automobile Manufacturers Association (ACEA) mostra che i costi diretti complessivi per auto e camion a benzina saranno di 1.862 euro per ciascun veicolo. Al contrario, la Commissione stima che la spesa sarà di appena 184 euro per veicolo.

Per quanto riguarda invece gli autobus e i camion, Frontier Economist prevede che le case produttrici spenderanno in media 11.707 euro per veicolo, contro i 2.765 stimati dalla Commissione
Europea.

L’attuale Regolamento prevede un taglio delle emissioni di NOx del 35% rispetto alla precedente versione (Euro 6) e una riduzione dei gas di scarico del 13%. Se entrerà in vigore, le case automobilistiche dovranno installare nuovi catalizzatori elettronici e tecnologie di bordo di monitoraggio, che faranno lievitare i costi di produzione.

“L’industria automobilistica europea è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni”, ha dichiarato in una nota il direttore generale dell’ACEA, Sigrid de Vries. “Tuttavia, la proposta Euro 7 semplicemente non è la strada giusta per farlo, in quanto avrà un impatto ambientale estremamente basso, ad un costo estremamente elevato”.

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