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Moody's

La transizione energetica delle major passa per gas ed efficienza

Le compagnie petrolifere latinoamericane per la maggior parte non sono ben preparate per un mercato a basse emissioni. Bene Eni ed Equinor

Come si stanno preparando le compagnie petrolifere nazionali alle iniziative contro i cambiamenti climatici previste dall’Accordo di Parigi? Con gas naturale ed efficienza. È quanto emerge da un nuovo report realizzato da Moody’s Investors Service che studia come le compagnie petrolifere partecipate dallo Stato in tutto il mondo, si stiano preparando a parare i rischi legati alla transizione energetica. Il nuovo studio si concentra su oltre 20 compagnie petrolifere globali.

WOOD (MOODY’S): ALCUNE AZIENDE STANNO CAMBIANDO PER BUSINESS ALTRE DE FACTO, ALTRE ANCORA RISPONDONO SOLO IN MINIMA PARTE

transizione energetica bnp“Il rapporto offre un’anticipazione su come è probabile che le attività delle aziende si adattino e cambino nei prossimi anni, mentre il mondo sta passando a un’economia a basse emissioni di carbonio – ha detto Steven Wood, amministratore delegato di Moody’s -. Alcune aziende stanno cambiando per motivi di business e altre de facto per via dei loro governi sponsor, mentre altre ancora stanno rispondendo solo in minima parte” alle sollecitazioni.

IN CINA E INDIA SI PUNTA SUL GAS, PETRONAS PUNTA SULLE RINNOVABILI

Secondo Moody’s “le compagnie petrolifere nazionali in tutto il mondo stanno attualmente distribuendo le loro strategie di business in risposta agli imperativi del cambiamento climatico e sviluppando cambiamenti nella transizione energetica”. In Asia, le compagnie petrolifere nazionali cinesi CNPC, Sinopec e CNOOC Group stanno tutte perseguendo strategie nazionali di riduzione delle emissioni, principalmente aumentando la produzione di gas naturale e gli sforzi di trasporto, dice Wood. Anche la indiana ONGC sta puntando ad aumentare la produzione di gas naturale, mentre PETRONAS, che ha una significativa esposizione alla transizione energetica, ha iniziato a costruire il suo business delle energie rinnovabili.

NON BENE LE IMPRESE DELL’AMERICA LATINA, YPF A PARTE

“Discorso a parte per la YPF argentina rispetto alle compagnie petrolifere nazionali dell’America Latina che sono per la maggior parte non ben preparate per affrontare un mercato a basse emissioni – osserva l’agenzia di rating -. La brasiliana Petrobras ha finora investito solo in minima parte in fonti energetiche alternative e produce poco gas naturale, anche se si è impegnata a ridurre le emissioni. La colombiana Ecopetrol ha adottato le proprie strategie di riduzione delle emissioni, ma non ha adottato misure per attuare gli accordi internazionali. Nel frattempo, l’elevato indebitamento e la tassazione hanno in gran parte impedito alla messicana PEMEX di effettuare investimenti considerevoli in energie alternative o sequestro della Co2”.

ARAMCO E QATAR PUNTANO SUL GAS, ENI ANCHE SULLE RINNOVABILI

Tra le compagnie petrolifere parzialmente di proprietà statale in Europa, “l‘Eni mira a ridurre la propria impronta di carbonio aumentando la produzione di gas naturale e sviluppando una maggiore capacità di generazione di energia rinnovabile, mentre in Norvegia le emissioni di Equinor sono già significativamente al di sotto della media del settore. Anche in Arabia Saudita, Aramco si è concentrata sull’aumento della produzione di gas naturale e sulla riduzione delle emissioni di carbonio, mentre Qatar Petroleum beneficerà delle sue già grandi risorse di gas naturale”, evidenzia Moody’s. eni

LIVELLI DI RISCHIO “DIVERGENTI” PER L’AREA DEI PAESI EX SOVIETICI

Per quanto riguarda le compagnie petrolifere nazionali dell’ex Unione Sovietica, queste ultime hanno oggi livelli divergenti di rischio di transizione verso un uso meno importante del carbonio, ha sottolineato Moody’s. “Il mix produttivo di Gazprom in Russia include già l’85% di gas naturale, mentre Rosneft ha adottato misure per aumentare la sua produzione di gas naturale. La kazaka KazMunayGas e l’azera SOCAR, infine, stanno entrambe attuando strategie per ridurre il consumo energetico e le emissioni, ha concluso Moody’s”.

PER DNV GL ENTRO IL 2050 TRIPLICHERANNO LE SOMME IMPIEGATE IN RINNOVABILI E DIMINUIRANNO DI UN TERZO GLI INVESTIMENTI NELLE FONTI FOSSILI

D’altronde già l’Energy Transition Outlook di Dnv Gl di qualche mese fa evidenziava l’ormai progressiva decarbonizzazione del mix energetico fatta di tendenze di investimento che vedranno entro il 2050 triplicare le somme impiegate in rinnovabili e diminuire (di un terzo) gli investimenti nelle fonti fossili. Secondo l’Energy Transition Outlook di Dnv Gl, entro la metà del secolo il mondo spenderà infatti il 44% in meno rispetto a oggi per l’energia. E dal 2035, in particolare, la crescita economica non viaggerà in parallelo con la domanda energetica: questa comincerà a scendere mentre il Pil continuerà ad aumentare.

GAS NATURALE DESTINATO A DIVENTARE LA SINGOLA FONTE DI ENERGIA PIÙ IMPORTANTE ENTRO IL 2026

Il mondo, però, non potrà ancora fare a meno delle fonti fossili, ma la loro quota dall’attuale 80% scenderà al 50% entro la metà del secolo, all’altro 50% ci penseranno le rinnovabili. Il gas naturale diventerà la singola fonte di energia più importante entro il 2026 e soddisferà il 25% dei bisogni energetici mondiali entro il 2050. Il petrolio raggiungerà il picco massimo nel 2023, mentre il carbone lo ha già raggiunto.

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